I talebani usano Facebook per spiare i militari alleati

A dispetto della rusticità delle armi impiegate sui campi di battaglia afghani, i talebani sembrano utilizzare con crescente frequenza e maestria le armi informatiche per condurre una sorta di cyberwar contro le truppe internazionali. Uno studio commissionato dal governo australiano sul rapporto tra il settore della difesa e i social network si è occupato anche dell’impiego di Facebook da parte dei circa 1.500 militarti schierati in Afghanistan dimostrando che i talebani usano falsi profili Facebook per ottenere “l’amicizia” dei soldati schierati nella provincia meridionale di Oruzgan e raccogliere preziose informazioni di carattere militare. Secondo lo studio le tecniche adottate dagli insorti afghani su Facebook sono diversificate. In alcuni casi si spacciano per “donne attraenti” che intendono stringere amicizia con i militari sul fronte afghano. Attraverso il servizio di geotagging i talebani avrebbero i alcuni casi individuato la posizione dei militari sul territorio afghano. Una tecnica non nuova e già adottata nel 2007 a spese dei militari statunitensi in Iraq dove, grazie a informazioni carpite dai social media, i guerriglieri riuscirono a localizzare e distruggere con precisione quattro elicotteri da attacco Apache. In altri casi i talebani sono riusciti a risalire ad amici o ex compagni di scuola dei soldati, spacciandosi per loro. Lo studio mostra inoltre come il pericolo possa provenire anche da profili autentici di amici o parenti, a cui i soldati inviano informazioni che poi vengono intercettate dai miliziani. Pur impiegando vecchi kalashnikov e confezionando bombe artigianali con l’esplosivo prelevato da proiettili d’artiglieria in disuso i talebani sembrano poter contare sull’arma moderna rappresentata da un buon numero di hacker il cui lavoro risulta facilitato dal fatto che i militari alleati non si aspettano questo tipo di minaccia in Afghanistan. Lo studio australiano contiene anche un sondaggio effettuato tra 1.577 militari dal quale emerge che il 58 per cento degli utenti dei social network non è consapevole dei rischi legati al loro uso e non ha ricevuto alcuna formazione specifica in merito. Le problematiche sollevate dallo studio non sono certo limitate all’Australia e dalle poche informazioni emerse in proposito risulta che l’argomento sia stato trattato anche da studi statunitensi e britannici. E’ probabile che i talebani utilizzino le stesse tecniche per spiare o contattare anche militari di altri contingenti così come è evidente che la minaccia alla sicurezza delle informazioni militari attraverso i social network non proviene solo i jihadisti afghani. Il Ministero della Difesa di Canberra sta correndo ai ripari e ha cominciato a elaborare una guida ai social network destinata ai militari che sarà pronta entro la fine dell’anno. Appena pochi mesi prima del ritiro del contingente australiano dall’Afghanistan.

www.ilsole24ore.com

Vignetta di Alberto Scafella

Link
http://www.defence.gov.au/pathwaytochange/docs/socialmedia/Review%20of%20Social%20Media%20and%20Defence%20Full%20report.pdf

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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