La Marina imbarca i droni nella lotta alla pirateria

di Giuseppe Lertora
Di questi tempi, visti i tagli alla Difesa in particolare, bisogna davvero fare virtù di ogni azione e attività, per continuare a svolgere le missioni assegnate con la stessa efficacia, garantendo sempre  due aspetti essenziali : razionalizzare gli aspetti economici e assicurare un adeguato livello di sicurezza nelle operazioni. Ecco, dunque, che la Marina militare, per far fronte ad attività particolarmente impegnative e prolungate di sorveglianza marittima anche oltre il Mediterraneo, prima fra tutte il contrasto alla pirateria, prefigura l’impiego di UAS (Unmanned  Air System) i famosi aerei senza pilota o droni dalle Unità Navali, anche dalle Fregate, per la ricognizione dall’alto dei mezzi e delle basi a terra dei pirati. E’ chiaro che un UAV soddisfa ampiamente entrambi i requisiti: dell’efficacia operativa, per le notevoli caratteristiche di autonomia e per le performance dei sensori aeroportati; dell’indiscussa sicurezza per l’assenza di personale in volo, ma anche per la minore vulnerabilità di tali droni in funzione della loro scarsa visibilità a quote relativamente basse e della loro silenziosità rispetto a un elicottero standard. Che, comunque, svolge compiti indispensabili quando si tratta di operazioni più complesse come la ricerca e lotta antisommergibile, quella antinave, di ricerca e soccorso e di trasporto logistico che chiaramente impiegano sensori assai pesanti o comunque mezzi più performanti che richiedono equipaggi di volo che operano sul mare con un coordinamento e un ‘’team work’’ che esula dalle capacità degli UAV. Va doverosamente detto che solo di recente l’attività di ricerca e sviluppo sui droni ha fatto notevoli progressi sia nel segmento tattico, sia in quello strategico; basti pensare al massiccio impiego da siti terrestri dei Predator, dei Reaper o degli enormi Global Hawks nel teatro Afgano, Pakistan,e Yemen per la lotta al terrorismo. Tuttavia, solo di recente, si sono registrati notevoli risultati, dopo adeguata e non facile sperimentazione, per l’impiego degli UAV da bordo delle Navi. Il problema fondamentale risiedeva nella ‘’compatibilità o integrazione’’ di tali mezzi con la piattaforma navale – soprattutto per le fasi di decollo e appontaggio- a causa dell’instabilità dovuta ai moti di rollio e beccheggio riguardo allo stato del mare. Solo ora tali mezzi hanno raggiunto un livello ottimale di affidabilità e di sicurezza nelle operazioni di volo da bordo, migliorando considerevolmente anche le loro capacità operative.  Sensori meno pesanti e ingombranti, e l’aumentata autonomia degli UAV, consentono di ampliare considerevolmente la superficie di mare esplorata attorno alle Navi, garantendo quindi un pattugliamento più esteso, più efficace e al tempo stesso, molto più economico. Con una ‘’suite’’ operativa di sensori ottici/TV, insieme con sistemi all’infrarosso tipo FLIR, se del caso integrati con un radar allo stato dell’arte (tipo ISAR, ad apertura sintetica), anche se non armati, rappresentano un moltiplicatore di forze di notevole valenza, assai flessibile, che consentirà di dare del ‘’filo da torcere’’ ai pirati.  Gli UAV possono essere dotati anche di sensori elettronici che, oltre a vedere, sono in grado di sentire-ascoltare in modo passivo, segnali e comunicazioni che sono trasmesse in tempo reale alla Nave di appartenenza o a un centro di controllo per la loro analisi e valutazione.
I  droni, da quelli strategici come il Global Hawks, ultimo gioiello tecnologico che può operare  autonomamente fino a 36 ore, fino a quelli tattici –come quelli imbarcabili, con autonomie di 6-10 ore di volo- sono anelli importanti nella catena della ‘’smart defence’’. Quella difesa intelligente che, nel Summit dello scorso maggio a Chicago, ha avuto un notevole balzo in avanti, con la decisione da parte della NATO di dotarsi di ben 5 Global Hawks per  integrare ed ottimizzare il programma Allied Ground Surveillance, basato sostanzialmente sui droni.
E la Marina, sotto questo profilo, riconosciuto un ‘’gap’’ capacitivo aereo nelle missioni ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaisance) a supporto degli assetti navali nazionali inseriti nei dispositivi antipirateria NATO/UE, ha di recente sperimentato-  in ‘’avanti e in anticipo’’-  UAV ad ala rotante (tipo S-100 Camcopter), da bordo di una fregata. Sul piano pratico sono state svolte numerose manovre di decollo e appontaggio, in condizioni meteo-marine assai  avverse, ma anche tutta una serie di attività operative  con scoperta  e riporto, in real-time,  dei dati rilevati nelle aree di operazioni, attraverso l’uso di sensori  ottici ed all’infrarosso  installati. Per la prima volta, nella storia dell’Aviazione Navale Italiana, lo straordinario e collaudato  binomio Nave-Elicottero di cui la Marina Italiana è stata antesignana fra le Marine mondiali, viene  ad essere integrato, con un assetto complementare ‘’unmanned’’ma altamente capacitivo, e –al tempo stesso –anche decisamente interessante sotto il profilo costo-efficacia. Particolarmente utile, quindi, nelle operazioni di sorveglianza connesse con la pirateria, in cui si registra un abbattimento considerevole dei sequestri di mercantili, in seguito alle massiccie operazioni condotte dai vari Task Groups  a condotta UE e NATO, nel bacino Somalo, ma anche per l’attività condotta dai nostri Nuclei di Protezione imbarcati. Queste attività cominciano quindi a far sentire la loro efficacia ancorché siano a carattere difensivo, mentre per dare un colpo drastico a tale crimine è essenziale ‘’tagliare’’ la loro logistica e le loro comunicazioni: cioè  scambiare in modo ‘’smart’’ le informazioni intelligence,  tramite l’uso degli UAV. La Marina, con l’adozione di un certo numero di UAS imbarcabili che saranno acquisiti e operativi nel 2013, si porta ‘’in avanti’’ nella lotta alla pirateria con assetti che- in termini di sicurezza degli equipaggi di volo- rappresentano un netto miglioramento, atteso che già due elicotteri imbarcati sono stati colpiti dai pirati. Ma anche sotto l’aspetto della ‘’spending review’’, tali UAS consentono di svolgere in modo ottimale le missioni di sorveglianza e intelligence antipirateria, con consumi di carbolubrificante di circa 50 volte inferiore a quelli degli elicotteri medi in dotazione e con copertura di aree che, per ogni missione, sono appannaggio degli UAV con rapporti di 3  a 1. Ciò non significa rinunciare alla presenza delle diverse Unità Navali e neppure agli ormai collaudati NPM, che sono entrambi fondamentali; si tratta di migliorare l’efficacia complessiva delle operazioni antipirateria con assetti ‘’smart’’ per annichilire questa attività criminale che basa la propria vitalità e sopravvivenza sulla logistica, sulle comunicazioni, e quindi sui riscatti. La recente, lungimirante, vision della Marina potrebbe contribuire a dare il colpo finale a questo pernicioso crimine delle genti che tocca direttamente la libertà nell’uso del Mare, con nefasti effetti anche economici sulla globalità delle Nazioni.

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Ammiraglio di Squadra, ha ricoperto la carica di Comandante in Capo della Squadra Navale e, per quasi 2 anni, quella di Comandante della Forza Marittima Europea in UNIFIL durante la crisi libanese. Precedentemente è stato Comandante in Capo del Dipartimento Militare Marittimo Alto Tirreno e “Senior National Representative” Italiano presso USCENTCOM per le Operazioni Enduring Freedom ed Iraqi Freedom. Comandante dell'Accademia Navale per un triennio, in precedenza ha svolto l’incarico di Capo Reparto Aeromobili. Ha comandato fra l’altro la Fregata Maestrale ed il Caccia Mimbelli.

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