Le forze armate piacciono agli italiani

In occasione della ricorrenza del 4 novembre un sondaggio realizzato dallo studio demoscopico milanese Ferrari Nasi & Associati sembra confermare l’attaccamento degli italiani alle Forze Armate. I sanguinosi conflitti degli ultimi anni, quello afghano ancora in atto, e gli oltre 100 caduti italiani (85 i morti in Iraq e Afghanistan dal 2003 a oggi) non sembrano aver intaccato la considerazione di come le forze armate rappresentino un ottimo “biglietto da visita” internazionale del Paese. Per il 57 per cento delle 600 persone intervistate infatti le missioni all’estero contribuiscono a offrire un’immagine di affidabilità dell’Italia, valutazione non condivisa dal 42 per cento del campione.
L’impiego dei militari nelle operazioni sul territorio nazionale (per l’ordine pubblico e a favore delle popolazioni colpite recentemente da terremoto e dalle eccezionali nevicate dell’inverno scorso) contribuisce a una diffusa consapevolezza del ruolo delle forze armate anche in tempi di “spending review” ma la difesa del territorio e degli interessi nazionali sono concetti che non sembrano fuori moda, complice forse anche il momento di incertezza instabilità internazionale e in particolare nell’area mediterranea.
Il sondaggio infatti ha chiesto se siano necessarie o meno forti capacità militari nazionali dal momento che siamo alleati degli Stati Uniti e i “si” sono stati ben il 73 per cento contro un 26 per cento di no. Un dato rilevante, soprattutto e si tiene conto delle polemiche suscitate dall’acquisizione dei jet F-35 e in generale dal dibattito sulle spese militari, che sembrerebbe indicare una minore fiducia nella “tutela militare” statunitense. “Nelle risposte a queste due domande non ci sono scostamenti tra gli elettori dei diversi partiti  e inoltre il dato sulla necessitò di avere uno strumento militare forte al di là dell’alleanza con gli Stati Uniti è esattamente lo stesso da noi rilevato nell’agosto 2005” sottolinea Arnaldo Ferrari Nasi che ha curato l’indagine.  “Questo induce a pensare che presso l’opinione pubblica italiana sia consolidato il fatto che i compiti istituzionali delle forze armate non possono essere derogati oltre  un certo limite alla rete di accordi militari internazionali.” La rilevazione demoscopica ha toccato anche il tema dell’industria della difesa, recentemente sotto i riflettori mediatici per le note vicende di Finmeccanica ma   considerata “importante anche per i posti di lavoro che rappresenta” dal  58 per cento degli intervistati opposti a un 41 per cento di contrari. “Come ci si poteva aspettare i ‘si’ crescono tra gli elettori del centrodestra” precisa Ferrari Nasi “ ma con significative eccezioni, soprattutto rispetto a quest’ultimo quesito,  per cui nell’elettorato Udc il valore supera il 75 per cento e in quello del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo il 65 per cento”.

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Foto- truppe italiane in Afghanistan ( Isaf RC-West)

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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