Maro’: Terzi si dimette, Di Paola no

di Germano Dottori

(docente presso la Cattedra di Studi Strategici della Luiss-Guido Carli)

La vicenda svoltasi oggi alla Camera risplende di una luce sinistra . Con le sue dimissioni, infatti, il Ministro degli Esteri Giulio Terzi è riuscito a capovolgere la lettura data finora ai più recenti sviluppi della crisi legata ai marò. Pensavamo tutti che fosse stata la Farnesina ad imporre il loro ritorno a Delhi, per permettere al nostro ambasciatore di recuperare pienamente la propria libertà d’azione. Esce invece adesso convalidata una versione diversa dei fatti, che prima solo pochi audaci sussurravano nei salotti buoni della capitale: potrebbe essere stato il vertice politico della Difesa a spingere per il rinvio dei nostri militari al Tribunale speciale indiano che li deve giudicare. Io mi ero rifiutato di crederlo possibile. Invece, c’è probabilmente del vero. Di Paola non ha fatto molto per allontanare queste accuse: ha affermato anzi piuttosto chiaramente di aver “condiviso” una scelta collegiale del Governo. Si è tuttavia ben guardato dallo spiegare le ragioni della decisione e della sua condivisione. Interessi superiori? Poteva citarli, se tanto incontrovertibilmente importanti. A lui spettava in questa circostanza una missione più semplice: tutelare la posizione dei suoi subordinati, finiti nei guai nel contesto di un’operazione autorizzata dal Parlamento. Non lo ha fatto. La circostanza amareggerà non poco i nostri militari, specialmente quelle migliaia di loro che rischiano ogni giorno la vita in posti ameni come l’Afghanistan, il Libano o il Mali. Esiste una regola non scritta, in tutte le forze armate del mondo impiegate sui teatri di guerra: nessuno deve essere lasciato indietro. Nell’Helmand gli inglesi non esitano a rischiare degli uomini persino quando si tratta di salvare i cani antimina. Noi questa volta, con il beneplacito del Ministro della Difesa, non solo abbiamo lasciato i marò indietro: ce li abbiamo addirittura rimandiati, affidandoli alle cure di un Tribunale speciale di cui nulla sappiamo ed al quale chiediamo di onorare degli impegni con noi, peraltro dopo che abbiamo tentato di disattendere quelli presi a nostra volta con Delhi. Oggi, sugli spalti della Camera, gli esponenti del Cocer schiumavano rabbia. Condivido i loro sentimenti”

Foto TMNews

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