RISCHIO VIOLENZA PER I REDUCI BRITANNICI

Ansa – I militari più giovani, una volta tornati alla vita normale dopo le missioni all’estero, sono più inclini a commettere atti di violenza, rispetto al resto della popolazione. E’ quanto emerge da uno studio, finanziato dal ministero della Difesa e condotto su circa 14mila militari britannici al ritorno da Iraq e Afghanistan, pubblicato sulla rivista Lancet. Il problema sembra riguardare in particolare gli elementi piu’ giovani con meno di 30 anni, e chi ha avuto ruoli di combattimento o esperienze traumatiche. L’attività criminale complessiva infatti, secondo la ricerca, e’ leggermente inferiore nel personale militare rispetto alle persone della stessa età nella popolazione normale. Tuttavia, gli atti violenti sono maggiori tra i membri dei servizi armati e c’è una netta differenza negli uomini under 30. Oltre il 20% dei 2.728 giovani militari seguiti ha commesso infatti un atto violento (principalmente aggressioni) rispetto al 6,7% dei loro coetanei non militari. Essere giovani, dispiegati in ruoli di combattimento e vivendo eventi traumatici sono tutti fattori collegati ad un aumento del rischio di violenza quando il personale di servizio torna alla vita normale, così come l’abuso di alcol e il disturbo da stress post traumatico (dspt). Anche se questo tipo di studi e’ solo all’inizio, ci sono diversi elementi degni di preoccupazione. Sono piu’ evidenti negli Usa, dove il tasso di dspt tra i militari reduci dalle missioni ha raggiunto il 15%, e dove il tasso di suicidi e’ arrivato a uno al giorno nel 2012. Secondo la ricerca comunque, rispetto alla popolazione generale, il rischio di comportamenti violenti nel personale militare dopo i teatri di guerra e’ maggiore del 2%.

Foto Uk MoD

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