IL PATTO DELLA MEZZALUNA CONTRO I MISSILI DI ASSAD

di Maurizio Molinari da La Stampa del 7 maggio 2013
Dietro la prudenza con cui le capitale arabe hanno reagito agli attacchi israeliani alla Siria c’è una nascente cooperazione militare fra i governi di Gerusalemme, Ankara, Riad, Amman e Abu Dhabi. A rivelarlo sono fonti britanniche riportate dal «Sunday Times», che trovano conferma a Washington nell’indicare l’esistenza di un’intesa per una cooperazione missilistica tesa a difendersi da possibili attacchi iraniani. L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, secondo tali indiscrezioni, consentirebbero a Israele l’accesso ai radar che coprono il Golfo Persico e «vedono» dentro l’Iran, ottenendo in cambio la protezione dei cieli con gli intercettori dello Stato Ebraico. La Giordania avrebbe i cieli protetti dal sistema «Arrow», realizzato da Israele assieme agli Usa per intercettare missili a lunga gittata. La Turchia è stata finora l’unica a smentire l’esistenza di tale coordinamento e il silenzio delle capitali arabe lascia intuire che il gruppo «4+1» – quattro Paesi musulmani più Israele – sarebbe in stato avanzato, al punto da consentire ad alti funzionari occidentali di assegnargli la definizione di «Patto della Mezzaluna difensiva» da contrapporre a «Mezzaluna aggressiva» rappresentata dall’alleanza fra Iran, Siria e Hezbollah libanese. Dietro tali sviluppi vi sarebbe Washington, impegnata a favorire la creazione a ritmi accelerati di un patto regionale israelo-sunnita per fronteggiare nell’immediato la crisi siriana e potersi difendere in futuro da piogge di missili iraniani in ritorsione per l’eventuale attacco al programma nucleare di Teheran. A ben vedere, le mosse compiute dall’Amministrazione Usa dall’indomanidella rielezione di Obama vanno nella direzione del «Patto delle Mezzaluna». Prima il presidente Usa si è recato a Gerusalemme sostenendo il diritto di Israele a difendersi dai nemici, poi il Segretario di Stato John Kerry ha portato a termine la riconciliazione diplomatica fra Israele e Turchia, infine il ministro della Difesa Chuck Hagel è arrivato in Medio Oriente per avallare la vendita a israeliani, sauditi ed Emirati di 20 miliardi di dollari di armamenti, le cui caratteristiche coincidono con un patto che vuole aumentare le potenzialità difensive arabe e quelle offensive israeliane. Un coordinamento dei sistemi antimissile di Israele, Turchia, Arabia Saudita, Giordania ed Emirati è facilitato dal fatto che si tratta di sistemi d’arma «made in Usa» o costruiti con licenze americane. L’intento di Washington sarebbe dunque un’alleanza regionale capace di difendere i propri interessi, dall’argine all’Iran alla protezione delle proprie basi. Il silenzio che circonda tali indiscrezioni si spiega col fatto che Riad e Abu Dhabi non hanno relazioni con Gerusalemme, ma le deboli reazioni della Lega Araba ai raid israeliani in Siria contro i missili iraniani diretti ad Hezbollah sono state interpretate a Londra e Parigi come la conferma che il «Patto della Mezzaluna» prende forma. D’altra parte le dichiarazioni della Casa Bianca sul «diritto di Israele all’autodifesa» hanno sottolineato il sostegno di Obama a Benjamin Netanyahu. In tale cornice, la maggiore incognita per Washington sono le mosse di Mosca, che finora ha difeso Assad ma vuole bloccare il nucleare di Teheran e non fornisce armi ad Hezbollah. Per appurare le intenzioni russe è arrivato a Mosca Kerry, che vedrà oggi al Cremlino Vladimir Putin in un bilaterale finalizzato a un’intesa sul dopoAssad. Ovvero lo stesso tema che Netanyahu si appresta a discutere a Pechino con il presidente Xi Jinping.

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