Libano: la Turchia ritira i caschi blu da Unifil

di Alberto Zanconato ANSA – Rischia di ripercuotersi gravemente sui rapporti bilaterali tra Turchia e Libano il rapimento avvenuto venerdì a Beirut di due piloti turchi. Ankara ha annunciato il ritiro di gran parte dei suoi caschi blu nell’Unifil, la forza dell’Onu schierata nel sud del Libano al confine con Israele. Una decisione, tengono a precisare le Nazioni Unite, presa prima del doppio sequestro, ma resa nota in un momento di crescenti tensioni. Il ministro dell’Interno libanese, Marwan Charbel, ricevendo ieri l’ambasciatore turco Inan Ozyildiz ha assicurato che il suo governo “non risparmierà alcuno sforzo” per assicurare il rilascio di due piloti della Turkish Airlines, prelevati mentre, a bordo di un pullmino della compagnia aerea, si dirigevano dall’aeroporto internazionale di Beirut al centro della città, attraversando un’area sotto il controllo dei movimenti sciiti Hezbollah e Amal. Da parte sua, il diplomatico non ha fatto alcuna dichiarazione al termine del colloquio. Sempre sul fronte delle operazioni Unifil, c’è da registrare una ferma protesta del suo comandante, il generale italiano Paolo Serra, per lo sconfinamento avvenuto nella notte tra il 6 il 7 agosto di quattro soldati israeliani, rimasti feriti nell’esplosione di una mina alcune centinaia di metri entro il territorio libanese. “Anche se gli investigatori dell’Unifil stanno ancora lavorando sul caso, e’ chiaro che la presenza di soldati israeliani in Libano costituisce una seria violazione dei termini della risoluzione 1701”, ha affermato Serra, riferendosi alla risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu al termine della guerra dell’estate 2006 tra Israele e il movimento sciita libanese Hezbollah, la cui presenza rimane forte nel sud del Libano. Sono 280 i caschi blu turchi che lasceranno la forza dell’Onu – di cui fanno parte anche oltre mille soldati italiani – mentre continueranno la loro missione 58 militari turchi della forza marittima per il pattugliamento della costa. Il portavoce dell’Unifil, Andrea Tenenti, ha detto all’ANSA che la decisione è stata comunicata da Ankara il 6 agosto e che si tratta di uno dei “cambiamenti di routine” tra diversi Paesi che partecipano alla missione. Ma il ministro libanese Charbel ha detto ai media locali che la questione sara’ discussa e ha auspicato che la Turchia non ritiri le sue forze. Il rapimento dei due piloti della Turkish Airlines e’ avvenuto in un quadro di crescente tensione tra gli sciiti, che svolgono un ruolo fondamentale nel governo di Beirut con Hezbollah e i suoi alleati e che sono schierati con il presidente Bashar al Assad nel conflitto siriano, e la Turchia, che sostiene i ribelli siriani sunniti. Questi ultimi tengono in ostaggio dal maggio del 2012 nove pellegrini sciiti libanesi che tornavano dall’Iran, grande sponsor del regime di Damasco. Venerdì la televisione libanese Al Jadid ha detto che il sequestro dei piloti turchi è stato rivendicato da un gruppo che si ispira all’Imam sciita Reza. I presunti rapitori hanno chiesto la liberazione degli ostaggi libanesi in Siria. Ma il ministro Charbel ha espresso dubbi sull’autenticita’ della rivendicazione. Lo scorso anno altri due cittadini turchi, un uomo d’affari e un camionista, erano stati rapiti nel sud di Beirut ed erano stati liberati circa un mese dopo in un’operazione della polizia.

Foto: caschi blu turchi in Libano (AFP)

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