La super spia di Erdogan nel mirino di Washington

di Francesco Cerri – ANSA
Per la stampa Usa è uno dei tre grandi ”spymaster”. La super-spia che – con il saudita Bandar Bin Sultan al-Saud e l’iraniano Qasem Soleimani – piu’ incide sulle convulsioni mediorientali e sulla crisi siriana, e anche l’uomo che sta facendo arrabbiare i dirigenti ameicani. Hakan Fidan, 45 anni, capo dei servizi segreti turchi del Milli Istihbarat Teskilati (Mit) è stato definito dal Wall Street Journal il ‘numero due’ turco, meno potente solo del premier Recep Tayyip Erdogan. Per la Washington Post e’ l’uomo che nel 2012 ha ‘venduto’ a Teheran 10 ‘spie’ iraniane di Israele. Il Wsj lo indica come ‘l’agente del traffico che decide dove e a chi vanno armi e aiuti destinati ai ribelli in Siria, prevalentemente ai Fratelli Musulmani, cugini politici del partito islamico Akp di Erdogan. Fidan é stato con il premier e con il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu uno dei tre dirigenti turchi che in maggio hanno incontrato Barak Obama alla Casa Bianca per parlare della Siria. Un colloquio teso, secondo la stampa turca, nel quale il presidente Usa si è lamentato del libero passaggio del confine concesso anche agli uomini di Al Qaeda da Ankara, ossia da Fidan. Oggi piovono critiche sul governo turco per avere ‘chiuso gli occhi’ sui gruppi armati qaedisti – o peggio per averli aiutati – in base al principio che ‘chiunque combatta contro Assad va bene’.

Accuse che i dirigenti turchi ufficialmente respingono. Il governo Erdogan ha reagito alle critiche facendo quadrato attorno a Fidan. Usa e Israele sono a disagio perche’ la Turchia fa una politica piu’ indipendente, ha detto il vicepremier Besir Atalay. La stampa pro-Erdogan ha denunciato una campagna di calunnie pilotata da Israele. Nonostante le scuse israeliane a Erdogan per l’attacco agli attivisti del Mavi Marmara nel 2010, la normalizzazione dei rapporti fra i due paesi é ancora lontana. Le critiche americane a Fidan arrivano in un momento in cui Ankara, secondo Milliyet, sta cercando di riequilibrare la sua politica siriana – un disastro secondo l’opposizione – davanti agli ultimi sviluppi: l’inarrestabile crescita di Al Qaeda – al Nusra e Siis – che ha messo radici lungo il confine in una Siria del Nord ‘Afghanistanizzata’, l’avvicinamento fra Usa e Russia su Ginevra II, le vittorie militari di Assad, il crollo di rappresentativita’ dei ribelli ‘ufficiali’ dell’Els. Ankara sta marcando le distanze dai qaedisti, scrive Milliyet. Per la prima volta l’esercito turco ha bombardato nei giorni scorsi postazioni dei jihadisti a Azaz.

L’espansione di Al Qaeda in Siria del Nord contribuisce intanto a un nuovo afflusso di profughi in Turchia, rileva la stampa di Ankara. Ora sono più di 600mila, di cui un terzo nei campi profughi lungo il confine. Ma circa 400mila vivono invece, in condizioni spesso molto precarie, nella grandi città turche, anche nei parchi di Istanbul e Ankara, senza uno statuto di rifugiati ne’ assistenza, e con l’inverno che si affaccia.

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