Il Montenegro nella Nato?

Le recenti dichiarazioni del vicepremier e ministro degli Esteri Igor Lukšić sembrano non lasciare dubbi: entro il 2014 il governo Montenegrino intende ottenere il via libera all’ingresso nella NATO. Secondo il politico, infatti, al momento attuale all’Alleanza Atlantica “non vi sono alternative”, poiché è la “garante della sicurezza di un paese”.  Il passaggio dalla MAP (Membership Action Plan) al vero e proprio ottenimento dello status di membro richiederà, comunque, un notevole sforzo per le istituzioni locali, tanto che, secondo l’agenzia Tanjug, Lukšić avrebbe aggiunto che sarà necessario far capire ai cittadini “i benefici provenienti dalla membership nell’Alleanza”. Sembra quindi non essere un caso il fatto che, secondo i risultati di uno studio intitolato “la NATO nei Media” realizzato dal Public Policiy Institute di Podgorica, sia proprio il quotidiano a controllo statale Pobjeda quello ad essersi occupato maggiormente dell’argomento, spesso con toni entusiastici. Questa ulteriore conferma della volontà di Podgorica di accodarsi agli stati ex jugoslavi già membri della NATO e della UE (Slovenia e Croazia), non trova però il supporto della maggioranza della popolazione.

Secondo un sondaggio effettuato dall’Agenzia IPSOS per conto del network TV Vijesti (Rep. Srpska) e riportato dai principali giornali locali e serbi, il 40% dei montenegrini sarebbe favorevole all’ingresso nell’Alleanza Atlantica, solo l’1% in più dei contrari. Oltre il 20% della popolazione, quindi, si dichiara indecisa e orientata a prendere una decisione solo nel caso in cui venisse organizzato un referendum. E’ significativo comunque che, come dichiarato da Marko Uljarević della IPSOS a Radijo Televizija BN, “è probabile che fra coloro i quali non si recherebbero a votare al referendum si trovi la maggior parte della popolazione che non sosterrebbe l’integrazione nella NATO”. La frattura presente nel paese è in ogni caso molto più evidente se si analizzano le risposte in base all’orientamento politico dei partecipanti allo studio. Come riportato da RTS, infatti, i “sì” all’integrazione nella NATO raggiungono il 70% fra gli elettori del SDP (Partito Socialdemocratico di Montenegro) e del DPS (Partito Democratico dei Socialisti del Montenegro), mentre toccano il 55% fra i sostenitori del BS (Partito Bosgnacco) e del PSG (Montenegro Positivo). La situazione è opposta fra gli elettori del SNP (Partito Popolare Socialista del Montenegro) e del DF (Fronte Democratico), la cui percentuale “pro NATO” raggiunge rispettivamente il 20% e l’8%.

E’ interessante notare che i due partiti maggiormente contrari all’Alleanza Atlantica, seppur appartenenti a correnti diverse, rappresentano circa il 34% degli elettori, cioè quella parte di popolazione di etnia serba (più sensibile al ricordo dei bombardamenti NATO sulla Jugoslavia) o comunque favorevole ad un più stretto rapporto con Belgrado. Sembra quindi confermato che la differenza etnica e linguistica rappresentino ancora, in un paese estremamente variegato come il Montenegro, un motivo di divisione, soprattutto davanti a tematiche che riguardano la politica estera.

Sempre secondo il già citato sondaggio, la maggioranza dei montenegrini crede che il processo di avvicinamento alla NATO sia l’unico modo per accelerare l’ingresso nella UE, visto come il reale obiettivo da realizzare. Secondo Vladimir Gasparič, Ambasciatore sloveno a Podgorica, il costo di questa operazione sarà di circa 500mila Euro annui, cifra corrispondente alla quota annuale che il paese dovrà pagare come membro dell’Alleanza Atlantica. Le buone notizie per la NATO, comunque, sono rappresentante dal fatto che la percentuale di favorevoli all’Alleanza Atlantica è aumentata costantemente nel periodo 2009-2013, anche se nell’ultimo anno il tasso è stato molto contenuto ed ha oscillato fra l’1% e il 3%.

Sebbene sia ancora presto per dire se questo tema potrà essere un argomento di scontro fra le due anime del paese, l’eventuale ingresso del Montenegro nelle strutture dell’Alleanza rappresenterebbe un risultato importante per la NATO.  In primo luogo verrebbe allentato il plurisecolare legame politico fra il paese e la Russia (ben rappresentato dal detto popolare “noi e i Russi siamo 200 milioni”), come già evidenziato recentemente dal rifiuto di Podgorica di concedere a Mosca il permesso di far attraccare proprie navi militari nel porto di Bar. Questi ultimi eventi, in ogni caso, non hanno entusiasmato il Ministro della Difesa russo Šojgu che, come ha ricordato Andrej Nasterenko (ambasciatore Russo in Montenegro) durante un’intervista al Pobjeda ha dichiarato che “non c’è ragione per l’espansione dell’Alleanza”. L’avvicinamento alla NATO al momento non ha ancora ridotto l’importanza economica che il piccolo paese balcanico ha per Mosca, come confermato dal diplomatico al quotidiano di Podgorica. In secondo luogo, l’ingresso del Montenegro all’interno del dispositivo militare dell’Alleanza Atlantica permetterebbe a Bruxelles di ottenere praticamente il controllo totale delle coste settentrionali del Mediterraneo, realizzando un continuum dalle Colonne d’Ercole ad Antiochia.

Triestino, analista indipendente e opinionista per diverse testate giornalistiche sulle tematiche balcaniche e dell'Europa Orientale, si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Trieste - Polo di Gorizia. Ha recentemente pubblicato per Aracne il volume “Aleksandar Rankovic e la Jugoslavia socialista”.

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