Anche i "cetnici" a difendere la Crimea

Come riportato da vari media e agenzie di stampa internazionali, cinque militanti del Četnički Pokret di Kruševac guidati da Bratislav Žikvović sono arrivati ieri a Sebastopoli. Durante la presentazione ai Russi di Crimea del suo “reparto rapido Knez Lazar”, Milutin Mališić, braccio destro del “comandante” e da molti indicato come  vero leader della spedizione, ha dichiarato che la presenza di volontari  ha lo scopo di “offrire il supporto del popolo Serbo al popolo Russo”, che si trova, a suo dire, “nella stessa situazione in cui si è trovata la Serbia”, poiché “l’Occidente e la UE danno soldi all’opposizione e dicono quanto sia bello vivere in Europa, cosa che è una bugia”. Egli ha poi anche aggiunto che lui e i suoi uomini si trovano lì perché chiamati direttamente dai Cosacchi, ai quali non hanno potuto negare l’appoggio poiché “durante la guerra nell’ex-Jugoslavia c’era un gran numero di volontari Russi che ha combattuto dal lato Serbo e che ci ha aiutato come fratelli.”

L’intervento di Mališić, reperibile anche su Youtube, ha ricevuto applausi soprattutto durante il richiamo alla comune eredità slava ed ortodossa fra i loro paese e la Russia.  Nel comunicato stampa rilasciato ieri sera su Facebook dall’organizzazione četnika si può  leggere che i volontari sono giunti a Sinferopoli utilizzando tre itinerari diversi attraverso “Russia, Bulgaria e Turchia”. Dal testo si apprende anche che i militanti “stazionano in un monastero in Crimea e che per il momento eseguono con successo tutti i compiti assegnati”. Secondo la TV di Stato RTS, comunque, i cinque presteranno servizio ai check-point organizzati all’ingresso della città e non si aspettano ingenti arrivi, poiché i Serbi sono “un piccolo popolo”. Ciò che sta destando, però, più interesse in questi giorni  in Serbia è la figura del numero due sul campo, Milutin Mališić.

Secondo il quotidiano Pravda, infatti, egli è un ex membro dell’OSA – Armata di Liberazione Serba – movimento attivo alla fine degli anni ’90 nell’ex provincia del Kosovo (ma non solo) e impegnato nell’organizzazione di azioni sia contro le forze internazionali presenti in Bosnia sia contro i “mudžahedin”. Stando a quanto riportato da svariate testate giornalistiche, egli avrebbe poi abbandonato il gruppo armato nel 1999 a causa dell’incapacità di questo di difendere il popolo Serbo in Kosovo. La notizia più particolare circa la sua vita è, però, l’accusa avanzata nel 2000 di aver pianificato l’assassinio di Slobodan Miloševič e Nebojša  Pavković. Professatosi sempre innocente, è stato graziato dall’ex Presidente Jugoslavo Vojislav Koštunica il 6 dicembre dello stesso anno.

Foto Marinai russi a Sebastopoli (BBC) e cetnici serbi in Crimea (Pravda)

Triestino, analista indipendente e opinionista per diverse testate giornalistiche sulle tematiche balcaniche e dell'Europa Orientale, si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Trieste - Polo di Gorizia. Ha recentemente pubblicato per Aracne il volume “Aleksandar Rankovic e la Jugoslavia socialista”.

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