Le milizie anti-narcos messicane nel Michoacan

Dal febbraio del 2013 nello stato messicano del Michoacán si è sviluppato il fenomeno di cittadini armati organizzati in grupos de autodefensa. Il Michoacán si trova nella zona sud-orientale del paese, affacciato sulla costa del Pacifico, a circa 300 chilometri da Città del Messico ed è noto anche come La Tierra Caliente; negli ultimi 14 mesi è alla ribalta dei media messicani e internazionali per la questione delle milizia civiche di autodifesa. Frange della popolazione stressata da anni di violenza e omicidi, con un disperato bisogno di sicurezza hanno deciso di organizzarsi in una sorta di ‘polizia civica’ per contrastare i narcos che da tempo la fanno da padroni incontrastati.

Un movimento sorto dal basso cha ha portato, nel corso del 2013, all’espulsione degli elementi del cartello dei Cavalieri Templari da una decina di municipi del Michoacán. La polizia locale di queste municipalità, nota soprattutto per la sua corruzione e connivenza con i criminali, è stata disarmata e gli elementi dell’autodifesa civica ne hanno preso il posto costituendo posti di blocco e di controllo sulle statali di accesso alle località che sono state ‘liberate’. In tutti questi centri sono stati posti dappertutto cartelli con la scritta ‘zona libera dai Templari’. In oltre un anno i narcotrafficanti hanno causato nel Michoacán quasi mille morti, uno spaventoso bilancio che lo ha fatto diventare uno dei territori con il più elevato tasso di morti per omicidio di tutto il Paese.

Per farsi un’idea del livello brutale di violenza basta ricordare che nel luglio 2013 qui venne  ucciso il vice-ammiraglio Carlos Miguel Salazar, il più alto grado militare caduto nel conflitto in corso tra lo Stato messicano e i signori della droga. Salazar, responsabile della Ottava Zona Navale con sede in Puerto Vallarta, fu assassinato da un gruppo di Templari in un’imboscata assieme ad un membro della sua scorta, sulla statale nei pressi di Churintzio, località del Michoacán sita in prossimità dell’autostrada Città del Messico-Morelia. Da sottolineare inoltre che la gente del Michoacán ha nel sangue una tradizione di strenua difesa della propria autonomia che risale addirittura all’epoca della dominazione azteca e non è un caso forse che proprio i michoacani hanno dato vita a queste milizia civiche reagendo in maniera così forte e decisa contro i narcos che spadroneggiano nello stato. Questa attività di espulsione dei narcos è proseguita quest’anno e in gennaio circa 200 vigilantes si sono scontrati con i miliziani narcos a cui avevano strappato il controllo della città di Paracuaro, un centro abitato di oltre 25mila abitanti. Con Paracuaro, decima località liberata dalla presenza dei Cavalieri Templari, le autodifese civiche sono giunte a controllare già circa 1/5 dello stato del Michoacán. Controllo che si è poi esteso ulteriormente anche in seguito all’intervento delle forze armate inviate dal governo centrale.

Nel Michoacán imperversa da oltre tre anni il feroce cartello dei Cavalieri Templari, nato nel 2011 a seguito della scissione della Familia Michoacana; frazionamenti e scissioni che stanno caratterizzando sempre più sovente l’intricato scenario delle organizzazioni dei narcotrafficanti messicani, come ha rilevato il centro studi americano Stratfor. Il gruppo scissionista ha preso il nome di Cavalieri Templari (Los Caballeros Templarios), una scelta di auto-denominazione alquanto originale che discende da riferimenti che poggiano su tematiche anche pseudoreligiose. Los Caballeros Templarios sono una ‘holding del crimine’ dedita alle estorsioni, ai rapimenti (che sono in netto aumento), al riciclaggio del denaro illegale, allo sfruttamento illegale delle miniere (altro business in forte crescita), allo smercio di marijuana.

I membri di questo cartello si sono soprattutto specializzati nella produzione e vendita delle droghe sintetiche, le metanfetamine, i cui precursori chimici necessari per la loro produzione vengono acquistati rivolgendosi alle organizzazioni mafiose cinesi, che a loro volta li consegnano nel porto michoacano, che affaccia sul Pacifico, di Lazaro Cardenas. E’ questa l’ennesima riprova della fortissima transnazionalità dei cartelli della droga messicani. Il primo mercato di sbocco delle metanfetamine dei Templari sono ovviamente gli Stati Uniti, dove arrivano, purtroppo in enormi quantità, attraverso dei punti prestabiliti di passaggio alla frontiera con il Texas.
Secondo la stampa locale sono circa un’ottantina i municipi in mano ai Templari e 18 quelli controllati dalla Familia Michoacana. Recentemente i narco-Templari si stanno scontrando e, da quanto viene riportato con una frequenza preoccupante, con il cartello emergente di Jalisco che sta contendendo il controllo di alcune plazas, come si dice nel gergo narcos.

L’evento più rilevante del 2013 per i gruppi di autodifesa è stata la ‘liberazione’ di Nueva Italia, l’undicesima località in ordine cronologico: un grosso agglomerato urbano, con oltre trentamila persone, situato nei pressi di Apatzingan, la città con più peso economico e politico del Michoacán; con questa impresa le autodefensas sono salite ancor più in primo piano sui media nazionali ed anche di quelli internazionali. Apatzingan rappresenta probabilmente il punto di collisione tra i tre attori in gioco: i gruppi di  autodifesa, i narcos e il governo centrale. Per i Cavalieri Templari è uno snodo cruciale nei loro traffici di marijuana e droghe sintetiche, per le autodefensa il punto di massima visibilità e successo del loro movimento, per il presidente Pena Nieto è il momento di correre ai ripari, stante l’ammissione di incapacità ad assicurare dei livelli di sicurezza dignitosi, pur avendo fatto del tema ‘più sicurezza’ uno degli slogan principali durante la passata campagna elettorale.

E’ stato proprio nel caso degli scontri tra narcos e vigilantes in Nueva Italia che Pena Nieto ha deciso di intervenire in modo molto visibile, tanto che a metà gennaio sono stati tratti in arresto alcuni membri dei Cavalieri Templari, dandone subito ampia pubblicità mediatica. Negli stessi giorni il governatore dello stato Vallejo veniva  esautorato del suo potere sul tema della sicurezza, con il governo centrale che avocava a sé tutta la gestione della problematica.  A stretto giro Alfredo Castillo, uomo di fiducia di Pena Nieto, veniva nominato commissario speciale per la Sicurezza del Michoacán.

Tutte queste reazioni hanno mostrato che il governo centrale è stato colto nettamente in contropiede dalla costituzione delle milizie civiche. Cosicché per prima cosa si è cercato di imbastire un dialogo con i gruppi di autodifesa, con due obiettivi immediati: cercare di allestire una sorta di coordinamento con la Policia Federal, tentare di convincere le autodefensas a sciogliersi (cosa molto più complessa e ardua). Un risultato è stato ottenuto il 27 gennaio scorso, con la firma di un accordo con diversi gruppi di autodifesa, che ha previsto l’inclusione delle autodefensas nei Corpi di difesa rurale, una vecchia istituzione messicana creata per integrare la unità della polizia al fine di avere una maggior presenza nelle vastissime aree agricole del paese.

L’impegno delle forze dell’ordine e la cooperazione con le autodefensas ha portato a buoni risultati con la cattura di Dionisio Loya Plancarte, detto “El Tío”, uno dei capi dei Cavalieri Templari e la morte di un altro boss, Nazario Moreno Gonzalez, ucciso in un scontro nel mese di marzo a Tumbiscatio. D’altro canto una serie di problemi e scontri interni stanno iniziando ad affliggere le varie milizie di autodifesa. E’ recentissimo l’arresto di uno dei capi delle milizie, Hipolito Mora, accusato dalle autorità dell’omicidio (pare per futili motivi) di due persone. Inoltre secondo informazioni raccolte dagli stessi miliziani e dagli osservatori sul campo vengono sempre più segnalate possibili infiltrazioni del cartello di Jalisco, rivale dei Templari. Dunque la situazione è certamente fluida ed in continua evoluzione.

E’ questo un conflitto, a bassa intensità come si dice in gergo tecnico, ma che ha spalancato un nuovo fronte per la presidenza di Pena Nieto, proprio nel momento in cui sta costruendo la nuova ‘narrazione’ basata su un Messico in crescita (e non più abbinata al binomio Messico-guerra ai cartelli), su un Paese che liberalizza il settore energetico nazionalizzato dal 1995 e che inizia a mettere in atto le riforme annunciate in campagna elettorale. L’auspicio di Nieto è che se viene tolto di mezzo il cartello dei Templari sarà meno complesso arrivare allo scioglimento delle milizie civiche, venendo meno il catalizzatore primario del fenomeno autodefensas. In precedenza il governo centrale era intervenuto nel Michoacán solo in una occasione, a novembre, quando vennero inviati i fanti di Marina a presidiare lo strategico porto commerciale di Lazaro Cardenas, come reazione agli attentati condotti dai Caballeros Templarios contro alcune infrastrutture logistiche che connettono il porto con il resto del Messico centrale

In particolare erano stati danneggiati dei tratti di alcune delle statali principali e soprattutto dei tratti dell’importantissima ferrovia Kansas City Southern che permette alle merci messicane di raggiungere Laredo, in Texas. Difatti il porto commerciale di Lazaro Cardenas è il boccone più ambito dai signori della droga che, come viene riportato da tutti gli osservatori, stanno ampliando gli orizzonti del loro business puntando a gestire il ricchissimo traffico merci che fa di Cardenas uno degli hub portuali più in espansione negli ultimi anni sul versante del Pacifico. Ad oggi in Messico l’insicurezza permane elevatissima in moltissimi stati di questa repubblica federale. Se da un lato secondo i calcoli del governo vi è una riduzione di circa il 15% degli omicidi nel 2013, è in nettissima ascesa il dato sui rapimenti, per stessa ammissione delle fonti ufficiali, negli stati di Guerrero, Michoacán, Morelos, Tabasco, Tamaulipas e nel distretto federale di Città del Messico.

Anche la cattura del temibilissimo e ultra-ricercato ‘Z-40’ il capo del cartello dei famigerati Los Zetas, Miguel Trevino, avvenuta lo scorso anno, non ha condotto a sostanziali cambiamenti poiché, secondo quanto scrive ancora  Stratfor, il posto di Trevino è stato preso da ‘Z-42’ cioè suo fratello Omar e tutto in sostanza prosegue come prima. Permane poi totalmente inevasa una qualsiasi risposta sugli oltre 26mila scomparsi, una delle tantissime tragiche conseguenze della guerra ai cartelli dei narco-trafficanti.
Stesso discorso sembra valere anche nel caso dell’arresto ultra-eccellente del ricercatissimo capo del super-cartello storico di Sinaloa, da anni acerrimo rivale degli Zetas, Joaquín, detto “El Chapo”, Guzmán Loera, catturato senza colpo ferire nel corso dell’Operazione Dark Water. Una operazione a firma “amexica”, ovvero nata dalla sempre più stretta collaborazione tra Washington e Città del Messico. Il posto “El Chapo” pare si già stato preso da Ismael “El Mayo” Zamaba, in piena continuità, una classica strategia per non interrompere mai i business criminali in atto definiti ‘liquido’ perché è difficilissimo da reprimere e distruggere.

 

Foto: La Jornada Michoacan,Emesquis, Cuartoscuro, Adn Politico, El Tiempo

Marco LeofrigioVedi tutti gli articoli

Nato a Roma nel 1963, laurea in Scienze Politiche, si occupa da oltre dieci anni di geopolitica, strategia, guerre e conflitti, forze armate straniere, storia navale, storia contemporanea, criminalità organizzata, geo-economia. Ha scritto decine di articoli, analisi e saggi su questi argomenti. E' membro attivo della Società Italiana di Storia Militare. Dal 2011 è co-autore, con Lorenzo Striuli, di diversi articoli di storia navale sulla Rivista Marittima della Marina Militare. Collabora fin dal 2003 con Analisi Difesa.

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