Almeno 500 i jihadisti britannici in Iraq e Siria

Il video che mostra il giornalista americano James Foley decapitato per mano di un estremista islamico dall’accento britannico è solo uno degli ultimi casi in cui un cittadino del Regno Unito è coinvolto nel jihad. Secondo l’intelligence di Londra, sarebbero oltre 500 i britannici partiti per la Siria per combattere a fianco dello Stato islamico contro il regime di Bashar al Assad, ma c’è chi non esclude che alcuni siano arrivati anche in Iraq, dove è in corso l’avanzata dei miliziani del califfo Abu Bakr al Baghdadi. Tra questi, c’è Abu Abdullah Britani, un jihadista britannico che, oltre ad avere affermato di combattere per l’Is, ha pubblicato diversi messaggi su Twitter con particolare riferimento alla guerra santa, come ad esempio quello in cui ha scritto: “Dalle strade di Londra alle strade sterrate del Jihad”. Britani, ricorda il “Telegraph”, avrebbe anche usato il sito Ask.Fm per dare consigli di viaggio ad aspiranti jihadisti in viaggio dalla Gran Bretagna verso Iraq e Siria.

Amer Deghayes è invece un 20enne di Brighton, partito per la Siria con il fratello 16enne, Jaffar. I due sono poi stati raggiunti dal fratello maggiore, Abdullah, ucciso però all’inizio dell’anno. Amer sarebbe un militante del Fronte al-Nusra.E’ di giugno poi la notizia di due fratelli di Cardiff partiti per combattere in Siria: Nasser Muthana, 20 anni, e Aseel, 17. Il maggiore dei due è apparso all’inizio dell’anno in un video per il reclutamento di terroristi per l’Isil. Il padre sostiene che i suoi figli abbiano subito “il lavaggio del cervello”. E sempre a giugno, alcuni messaggi provenienti da account di Twitter sembravano indicare che Abu Bakr al-Baghdadi, leader dell’Isil, avesse ordinato ai suoi seguaci di tornare nel Regno Unito.

E ancora. Il 25enne Hamidur Rahman, di Portsmouth, è stato ucciso ad agosto dopo avere combattuto per lo Stato islamico, da cui era stato reclutato in Turchia. L’uomo è solo uno dei dieci britannici che da Portsmouth sono andati in Siria per unirsi all’Isil. A maggio, il 31enne Mashudur Choudhury, partito insieme a Rahman ma poi tornato nel Regno Unito, è diventata a prima persona ad essere condannata nel Paese per avere preso parte ad attività terroristiche in Siria. E britannico è Omar Saeed Sheikh, condannato per l’omicidio di Daniel Pearl, il reporter americano del Wall Street Journal, rapito e decapitato in Pakistan nel febbraio del 2002

A poche settimane da un blindatissimo vertice Nato che si terra’ in Galles, e’ allerta nel Regno Unito per le minacce provenienti da quei combattenti per la jihad che operano in Siria e Iraq e che, spesso, provengono proprio dalla Gran Bretagna. Secondo il Times in edicola questa mattina, negli ultimi tre anni, molti piu’ britannici avrebbero preso il volo verso quei paesi per combattere per l’Islam rispetto a quanti si siano invece arruolati nell’esercito britannico. Le stime ufficiali quantificano in circa 500 i jihadisti britannici attualmente operanti con lo Stato Islamico (Is), ma secondo il quotidiano conservatore in realta’ sarebbero almeno il triplo, un numero appunto doppio rispetto agli arruolati nell’esercito di sua maesta’ negli ultimi 36 mesi.Secondo il Financial Times, inoltre, “il Regno Unito ha un problema con lo jihadismo” e ci si interroga ora, appunto, nel ruolo di questi combattenti una volta che saranno tornati in Gran Bretagna.

Nelle ultime ore ha fatto notizia la donna musulmana londinese che, su Twitter, ha dichiarato di voler essere la prima donna a decapitare “un britannico o un americano”, mentre negli ultimi giorni si sono moltiplicati i fermi di persone accusate di terrorismo ed estremismo, come un 19enne nel cui zaino sono stati trovati un coltello e un martello avvolti da una bandiera islamica, e che secondo le accuse progettava un omicidio di un soldato o un politico sullo stile dell’attentato al militare Lee Rigby, ucciso a colpi di machete da due fanatici nel maggio del 2013 a Woolwich, nel sud est della capitale.

(con fonti Adnkronos e Agi)

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