Contro Ebola c'è posto anche per i contractors

I numeri del contagio continuano a crescere in maniera preoccupante ed Ebola è “sbarcato”, per fortuna solo episodicamente, in altri continenti. Dopo mesi di titubanza e sottovalutazione, sembra ormai che la macchina dei soccorsi abbia iniziato a muoversi concretamente, anche se, come sostenuto da Anthony Banbury, capo della missione Onu per l’emergenza dell’epidemia (Unmeer) “Gli sforzi internazionali non sono abbastanza per fermare Ebola, ma dobbiamo combattere il virus adesso o ci troveremo davanti a una crisi senza precedenti per la quale non c’è un piano. Al momento Ebola va molto più veloce di noi“.

Nella gestione dell’emergenza, oltre ad ONU ed altre agenzie, ai 3.000 soldati U.S.A. (destinati a diventare 4.000), ai quasi 500 medici cubani e ai 750 uomini di Sua Maestà, vi sono presupposti e tracce della partecipazione di contractors e Compagnie Militari e di Sicurezza Private. A conferma che queste società possono svolgere un ruolo significativo nella crisi ci aveva già pensato l’ex patron di Blackwater, Erik Prince che, intervenendo ad una convention repubblicana a metà settembre, dichiarò che compagnie dotate di personale addestrato e mezzi aerei e navali, potevano esservi impegnate efficacemente.

Se consideriamo alcuni trascorsi, infatti, non sono nuove ad impieghi extra bellici: operazioni di soccorso, evacuazione ed antincendio durante l’uragano Katrina o in California, supporto e protezione di popolazioni e ONG in aree sensibili, missioni di humanitarian relief con aviolanci di cibo e medicinali o realizzazione di tendopoli, gestione crisi NBC, ecc.

In quella che il direttore dell’OMS, Margaret Chan definisce “una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale”, gli aiuti economici non sono più sufficienti: alla comunità internazionale si chiede di contribuire urgentemente  con assistenza, ospedali da campo, personale e risorse di difesa civili e militari.

A chi ha storto il naso per l’invio di soldati si può far notare che la situazione è drammatica anche dal punto di vista della sicurezza ed incolumità dei soccorritori che rischiano di esser fatti oggetto di violenze come gli 8 operatori sanitari trucidati dalla folla inferocita in Guinea.  Difficoltà, disagio, pericolo e l’immediata necessità di personale altamente addestrato ma “sacrificabile” (ricordiamo “l’insensibilità” dell’opinione pubblica a perdite tra i contractors); quale miglior contesto per le PMSC?

A livello strategico, gli obiettivi della comunità internazionale e delle varie organizzazioni e contingenti dispiegati sono di contenere l’epidemia, curare i contagiati con priorità per i soccorritori,  garantire i servizi essenziali e assicurare la stabilità della regione. A livello operativo tutto (o quasi) passa attraverso l’operazione americana United Assistance. Gli Stati Uniti, il cui personale non fornirà direttamente assistenza sanitaria alle migliaia di pazienti, creeranno 17 ospedali da campo in Liberia della capienza di 100 posti letto ognuno e formeranno circa 500 operatori sanitari locali a settimana.

Dovranno inoltre provvedere alla fornitura di materiale medico sterile (guanti, sapone, varechina ecc.), acqua potabile, energia elettrica, internet e comunicazioni nonché un servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Per un rapido e costante afflusso di aiuti e personale si dovrà organizzare un ponte aereo che non potrà prescindere da lavori di potenziamento dell’aeroporto di Monrovia.

Un sacco di lavoro per uomini in uniforme ed una grande opportunità per contractors al seguito: ingegneri, tecnici, specialisti medici e di logistica, formatori e vigilanti, nell’ambito di un’operazione del costo di $ 750 milioni per i prossimi sei mesi.
Scendendo maggiormente nel dettaglio è interessante la richiesta inviata tramite newsletter dalla Canyon Concept Services Inc (CCSi), una società che ricerca urgentemente personale medico da impiegare nell’ambito dell’intervento in Liberia: 34 squadre di circa 24 persone.

Si ricercano coordinatori sanitari, epidemiologisti, medici, capoinfermiere, infermiere ed assistenti sociali per un periodo di rotazione di 21 settimane comprensive di addestramento, attività operativa ed isolamento. Compensi variabili dagli 8.000 ai 10.000 dollari al mese, visti e spese di viaggio a carico del datore di lavoro così come assicurazione sulla vita, infortuni ed un piano di copertura medica.

Annuncio questo che poco parrebbe aver a che fare con il mondo delle Compagnie Militari e di Sicurezza Private visto che le figure richieste sono esclusivamente del campo medico. Tuttavia, curiosando sul sito l a dir poco telegrafico, la società in questione dichiara di offrire una varia gamma di servizi che vanno dalle costruzioni all’addestramento, fornendo soluzioni alle necessità e agli scenari più complessi. Dalle fotografie di sfondo traspare un’abitudine ad operare in zone ad alta conflittualità ed al seguito di forze armate. Inoltre, la Canyon Concept Services è certificata presso il Service Disabled Veteran Owned Small Business , un programma del Governo americano che consente a reduci ed invalidi per causa di servizio di godere di determinati benefici nell’apertura ed esercizio di una loro attività imprenditoriale di piccole dimensioni, in particolar modo per ciò che attiene il procurement federale.

Se diamo infine un’occhiata al profilo linkedin dell’attuale presidente, Rex Morford si evince una lunga esperienza nel settore privato della Difesa con società di consulenza e fornitrici di servizi logistici e di sicurezza alle forze armate americane in Afghanistan ed Iraq.
Alla luce di queste notizie ed osservazioni ci troviamo dinnanzi a quella che potremmo definire l’ultima frontiera di sviluppo delle PMSC. Il passaggio dalla “privatizzazione della guerra” alla “privatizzazione della pace e dell’umanitarismo” non è una novità, ma questa sua sfumatura potrebbe esserlo. Ancora una volta i contractors dimostrano grande flessibilità e capacità di adattamento alle mutevoli sfide globali.

Foto: UK MoD, CNN, NBC, Reuters

Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.

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