Un organismo Ue per la ricerca e il soccorso in mare?

di Francesco Bussoletti (il Velino – AGV)

C’è urgente bisogno di un organismo a livello europeo che gestisca le operazioni di Ricerca e soccorso (Sar) nel Mediterraneo, in particolare quelle legate ai migranti. L’argomento prende sempre più piede in ambito europeo. All’inizio si trattava di un’idea astratta; poi è diventato un concetto sussurrato nei corridoi a Bruxelles e, infine, l’ipotesi sta prendendo forma anche se la strada per una sua eventuale concretizzazione è ancora lunga.

Finora del soccorso ai migranti nel Mediterraneo se ne è occupata quasi totalmente l’Italia, che paga costi economici e umani elevatissimi. Gli altri partner europei si sono limitati a lodare l’impegno del nostro paese e, a volte, a bacchettarlo. Ma non è più pensabile agire come avvenuto finora.

In Medio Oriente e in Africa sono in corso diversi conflitti che presagiscono un ulteriore incremento delle migrazioni, causate dal rapido deterioramento delle condizioni di vita e di sicurezza nelle aree coinvolte. Questo incremento rischia di porre gravi problemi a tutta l’Unione Europea, non solo sul versante umanitario, ma anche su quello della sicurezza.

Non si può escludere, infatti, che tra i migliaia di sfollati in fuga verso l’Europa possano infiltrarsi elementi legati allo jihadismo. Per di più gli sbarchi sono destinati ad aumentare. Da qui l’idea di istituire un’agenzia o un organismo a livello europeo che si occupi della Ricerca e soccorso dei migranti nel Mediterraneo: una forza Sar Ue.
I nodi da sciogliere, però, non sono pochi: per essere efficace ed efficiente, questa dovrà essere dotata di capacità, fondi e strutture, nonché di regole e poteri certi.

Tutti i membri dell’Unione europea dovranno essere vincolati a fornire quanto richiesto. Dalle navi alle basi, dai finanziamenti per il mantenimento operativo di mezzi e uomini alla gestione condivisa delle informazioni. In questo modo, il peso dell’azione verrà suddiviso tra tutti e si eviteranno frizioni tra Stati.

Si tratterebbe anche di un passo storico per l’Ue, in quanto sarebbe la prima vera e propria risposta unitaria su una tematica delicata e attuale come quella dei migranti. La forza europea, peraltro, sarebbe perfettamente complementare con la nuova missione Triton, cominciata il 1 novembre e il cui obiettivo è il controllo delle frontiere marittime. È affidata all’agenzia Frontex ed è coordinata dal nostro paese. Triton, infatti, non avrà compiti Sar ma di vigilanza e controllo. Della ricerca e soccorso si è occupata in via praticamente esclusiva l’operazione italiana “Mare Nostrum”, che però sta chiudendo i battenti.

In questo contesto sarà utile l’interoperabilità con il sistema Eurosur (European border surveillance system) la cui ossatura è formata dai Centri nazionali di coordinamento, tramite i quali tutte le autorità nazionali responsabili della sorveglianza delle frontiere (Guardie di frontiera, Polizia, Guardia costiera, Marina militare, ecc…) sono tenute a cooperare e a coordinare le rispettive attività.

Tali autorità nazionali si scambiano informazioni su episodi che si verificano alle frontiere esterne terrestri e marittime, sulla situazione e sull’ubicazione dei pattugliamenti, nonché relazioni analitiche e di intelligence, tramite quadri situazionali nazionali.

La nuova organizzazione, se verrà costituita, infine, potrà -insieme a Frontex, a Eurosur e agli organi nazionali preposti – portare contributi rilevanti allo sviluppo dell’ambiente comune per la condivisione delle informazioni (Cise), ai fini della sorveglianza del settore marittimo dell’Unione

Immagini: Marina Militare, Frontex

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