Confermato il ruolo dei mercenari in Nigeria

I “rumours” sulla presenza di contractors/mercenari sudafricani nella guerra contro Boko Haram pare abbiano trovato una conferma con la morte di uno di loro, a causa di fuoco amico.

Nel precedente articolo avevo già commentato la notizia di Netwerk24 sulla presenza di un centinaio di operatori privati (sudafricani ma anche britannici, indiani e dell’Europa dell’est) a fianco delle truppe di Abuja, già da gennaio.

Leon Lotz, ex membro del Koevoet, organizzazione paramilitare dell’ex Africa del Sudovest (oggi Repubblica di Namibia) amministrata del Sudafrica fino al 1990, è stato ucciso da un carro armato nigeriano che ha erroneamente aperto il fuoco contro il suo convoglio, il 9 marzo nello stato di Borno.

Impegnato in operazioni di supporto e manutenzione veicoli per conto dell’Esercito nigeriano, l’operatore originario della provincia sudafricana del KwaZulu-Natal, dopo la smobilitazione conseguente alla fine del regime segregazionista, aveva messo a disposizione dei privati un considerevole background militare, come migliaia di suoi commilitoni.

Secondo il Daily Maverick, Lotz era al servizio della Pilgrims Africa Ltd., una società di sicurezza privata fondata nel 2008, a Lagos (Nigeria) come controllata del gruppo britannico Pilgrims Group Ltd.

.Tale gruppo e la succursale africana si occupano di servizi che vanno dalla consulenza, guardie armate, addestramento, analisi ed intelligence, comunicazioni e fornitura di equipaggiamenti.

Il tutto con affiliazione alla SIA (Security Industry Authority), organizzazione responsabile della regolamentazione del settore della sicurezza privata del Regno Unito e certificazione ISO 9001 .

Un’anonima fonte statunitense ha rivelato che i nigeriani avrebbero assunto e noleggiato piloti privati ed elicotteri sudafricani dopo che gli Stati Uniti avevano rifiutato di trasferire loro armi ed impedito ad Israele la vendita di elicotteri d’attacco Cobra. Una fornitura osteggiata a causa della mancanza di addestramento dei piloti e per le ripetute violazioni dei diritti umani da parte dei soldati nigeriani .

La Reuters ha parlato di centinaia di mercenari nel Nord della Nigeria e di alcune fotografie su Twitter (le ultime tre di questo articolo) in cui appare un uomo bianco con maglietta kakhi, giubbotto antiproiettile e mitragliatrice pesante a bordo di un veicolo trasporto truppe nei dintorni di Maiduguri.

John Stupart, direttore della rivista African Armed Forces, sostiene trattarsi di un Reva III, prodotto dalla Integrated Convoy Protection di Pretoria.

Lo stesso presidente Goodluck Jonhatan, in una recente intervista a Voice of America, ha parlato di due società che stanno fornendo “tecnici ed addestratori”, senza menzionare nomi, nazionalità o numeri. Si vocifera, tuttavia, di una folta presenza di georgiani ed ucraini nonché di un massiccio impiego di veicoli, armi ed equipaggiamenti dell’ex patto di Varsavia, per una paga giornaliera (in contanti) di 400 dollari.

Anche senza conferme ufficiali (o meno), che qualcosa o qualcuno stesse intervenendo era abbastanza evidente. Dopo mesi, anni d’inefficienza, Ciad e Nigeria (i soliti players!), hanno improvvisamente iniziato a riportare successi sul campo nelle ultime tre settimane, strappando ai jihadisti 10 dei 14 governi locali che avevano occupato.

Intanto, il Governo sudafricano, per mezzo del proprio ambasciatore, Lulu Mnguni  continua a dichiarare di non esser a conoscenza di tutto ciò, sebbene in passato abbia venduto armi alla Nigeria.

Rincarano la dose i Ministri di Esteri e Difesa sudafricani ribadendo che tali “mercenari” sono passibili di arresto, come previsto dal South Africa’s Regulation of Foreign Military Assistance Act, la legge “anti-mercenari”, che vieta ogni intervento o assistenza di tipo militare all’estero, senza il beneplacito governativo.

Alla base della morte di Lotz ci sarebbe una mancanza di coordinamento e comunicazione tra truppe governative e contractors che preferirebbero muoversi in completa indipendenza: Convogli formati da una trentina di veicoli tra porta-truppe blindati e camion con una maggioranza di operatori bianchi. Questo elemento, insieme ad altre indiscrezioni di militari nigeriani secondo le quali “i bianchi sono gli unici a saper come usare i lanciarazzi mobili”  farebbe propendere ad un coinvolgimento diretto degli operatori privati nel conflitto e quindi, non limitato al supporto.

Il padrone della Pilgrims Africa è Cobus Claassens, ex membro della Executive Outcomes, la tanto famigerata quanto efficiente compagnia militare privata che ha operato in Angola e Sierra Leone. Il signor Claasens, a dicembre, sul tema del contrasto internazionale ai crimini di guerra aveva così twittato: “Le Nazioni Unite avrebbero bisogno di un ritorno della Executive Outcomes. Noi sapevamo come trattare quei ribelli!!”

Un’esternazione praticamente identica a quella di Erik Prince riguardo a ciò che la sua Blackwater avrebbe potuto fare contro gli uomini dello Stato Islamico .   Sebbene molti ritengano che l’uso delle PMSC possa esser controverso e dannoso per l’autorità statuale dei Paesi implicati e dell’ordine internazionale, davanti all’immobilismo delle organizzazioni internazionali, alle continue stragi e massacri perpetrati da terroristi senza scrupoli e alla riluttanza ad intervenire in terre d’Africa, gli operatori privati sembrano gli unici ansiosi d’agire.

Foto: Reuters, AFP e Twitter

Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.

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