Violati i segreti dei nostri 007

di Francesca Musacchio da Il Tempo del 10 luglio 2015

Allarme Attaccata la società che produce software spiaMilioni di dati segreti «bucati». Intercettazioni, indagini, spionaggi e molto altro materiale dei nostri 007. Una valanga di informazioni riservatissime, 400 gb in tutto, che ora potrebbero essere finite chissà dove nei meandri oscuri della Rete e a disposizione di chiunque. L’attacco dei pirati informatici alla «Hacking Team», la società italiana che produce software spia usati dai nostri servizi segreti, così come da moltissimi altri governi, avvenuta la notte tra domenica e lunedì, potrebbe scatenare una vera e propria bufera. L’azienda, infatti, ha in mano la gestione di un’arma letale, utilizzata per le attività di spionaggio che, se in mani sbagliate, potrebbe causare enormi danni anche alla sicurezza nazionale.

La Procura di Milano ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di accesso abusivo a sistema informatico e attende la relazione della società.Wikileaks, intanto, ieri sera sul suo sito dichiara di aver intercettato già molti dati relativi ai clienti della società, un milione di messaggi in tutto, che mostrerebbero l’esistenza di rapporti anche con le forze dell’ordine italiane e l’Aise.

Il software, noto come «Galileo», infatti, consentiva di avviare intercettazioni e monito-raggi installando un semplice virus da remoto, all’insaputa dell’utente, nei dispositivi elettronici (pc e telefoni), consentendo l’accesso a email e altri dati, ma anche l’attivazione di microfoni e video camera. Uno strumento al limite della legalità che, però, i nostri servizi segreti hanno assicurato di aver usato sempre nel rispetto delle norme.Le preoccupazioni per le conseguenze del clamoroso hackeraggio, però, sono state espresse anche dall’azienda stessa che, ieri, in una nota ufficiale ha ammesso: «Abbiamo perso la capacità di controllare chiudi izzala nostra tecnologia. Terroristi, estorsori ed altri possono implementarla a volontà.

Crediamo sia una situazione estremamente pericolosa, è oramai evidente che esiste una grave minaccia».Hacking Team ha poi spiegato che sta «valutando se è possibile contenere i danni. Prima dell’attacco potevamo controllare chi aveva accesso alla nostra tecnologia. Ora, a causa del lavoro di criminali, abbiamo perso la capacità di controllare chi la utilizza. I nostri ingegneri lavorano a ritmo serrato per aggiornare il nostro software Remote Control System che permette ai clienti di avere informazioni di intelligence e su criminali.

I nostri clienti hanno sospeso l’uso di questo sistema che è stato compromesso dall’attacco. È un passo importante per proteggere informazioni investigative e di polizia». Tradotto vuol dire che tutte le attività di spionaggio e non solo, messe in campo dai nostri servizi segreti attraverso un trojan (virus) conosciuto come «Galileo», ora non sono saranno riservate. Tutto il materiale, infatti, potrebbe essere finito in pasto agli internauti, forse anche nel deep web e sui motori di ricerca. Ora, inoltre, chi è sotto controllo (compresi i terroristi), attraverso un normale antivirus che rileva il software, potrebbe scoprire di essere spiato.

Una vicenda enorme di cui, al momento, non è possibile prevedere la portata. Mentre nelle ultime ore firewall e antivirus sono stati riveduti e corretti, secondo i servizi segreti l’attacco alla «Hacking Team» non comporta rischi per informazioni sensibili in possesso della nostra intelligence. Il direttore del Dis, Giampiero Massolo, chiamato a riferire sullavicenda davanti al Copasir, avrebbe infatti evidenziato come gli unici pericoli potenziali riguardano dati amministrativi e contabili.

La società, quindi, parla di una «grave minaccia», ma ai commissari del Comitato per la sicurezza della Repubblica Massolo avrebbe spiegato che i nostri servizi, al pari di quelli di altri Paesi, hanno sì usato il software fornito dalla Hacking Team, per dismetterlo però non appena si è diffusala notizia dell’attacco. Ora spetta ai tecnici adottare contromisure capaci di evitare che il software hackerato sia usato da chiunque.

Il direttore del Dis, dunque, avrebbe garantito che i dati acquisiti dai nostri servizi di informazione attraverso il programma non sono stati violati. In particolare l’Aise, secondo quanto avrebbe riferito ancora Massolo al Comitato parlamentare di controllo dei servizi segreti, avrebbe smesso di usare il malware non appena Hacking Team ha comunicato l’attacco da parte di pirati informatici. Tra i clienti della società milanese, poi, ci sarebbe anche l’Fbi, i servizi segreti interni degli Stati Uniti, che utilizzavano i prodotti offerti dall’azienda italiana. In Rete, infatti, sarebbe già possibile rintracciare documenti, fatture ed email che certificherebbero il rapporto. I documenti mostrerebbe che l’Fbi, già nel 2011, acquistò il primo software spia dell’azienda chiamato «Galileo».

Nell’elenco dei clienti di Hacking Team, poi, ci sarebbero molti altri governi, che hanno acquistato lo stesso software, pur essendo sono regimi repressivi, come il Sudan e il Bahrain. L’eventuale uso che questi Paesi potrebbero averne fatto rimane tutto da chiarire. La notizia dell’ hackeraggio ai danni della società che sviluppa software spia, dunque, non potrà rimanere priva di conseguenze anche politiche. Ieri, infatti, dopo l’audizione del direttore del Dis al Copasir, nella sede milanese di Hacking Team è partita l’ispezione del Garante della Privacy e della polizia postale.

Il Movimento cinque stelle, inoltre, ha già annunciato battaglia. I deputati della Commissione Trasporti Poste e Telecomunicazioni della Camera hanno annunciato «un’interrogazione al ministro dello Sviluppo Economico e al ministro dell’Interno» in cui chiedono «che sia fatta piena chiarezza sulla vicenda» e di «sapere se siano state rispettate le norme sul controllo delle esportazioni di tali tipi di tecnologie o se, in ogni caso, il Ministero competente intenda assumere iniziative in tal senso».

Senza scendere nel merito di quanto accaduto all’azienda milanese, il comandante dei Carabinieri, Tullio Del Sette, ha comunque riconosciuto che i reati informatici rappresentano un settore «che richiede maggiori sforzi. L’Italia – ha aggiunto a margine della conferenza internazionale organizzata a Expo sul tema del contrasto della contraffazione alimentare – da tempo si sta attrezzando, e i Carabinieri, come le altre forze di polizia, sono molto avanti. È un settore su cui lavoriamo tutti i giorni ha concluso – siamo già avanti ma dobbiamo ancora progredire. È il settore che richiede maggiori sforz

L’INTERVISTA A DAVID VINCENZETTI, FONDATORE DI HACKING TEAM

Foto AISE, Corriere della Sera, Hacking Team

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