La Germania va alla guerra "all'italiana" contro l'isis

(aggiornato il 1° dicembre 2015 ore 15,45)

Alla fine la montagna ha partorito un topolino.  Sollecitata dalla “chiamata alle armi” del governo francese dopo la strage di Parigi, la Germania ha deciso di mobilitarsi militarmente in aiuto di Parigi e contro lo Stato Islamico  ma lo fa “all’italiana”, evitando cioè il coinvolgimento nelle operazioni belliche contro i jihadisti.

La pima decisione di Berlino riguarda l’invio di truppe (fino a 650 soldati) in Malì per rilevare forze francesi e consentire a Parigi di concentrarsi nella  lotta contro l’Isis in Siria. Berlino schiera già 200 militari in Malì nell’ambito della missione addestratuyva europea EUTM Mali e ‘dell’Onu Minusma (Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali) che oggi dispone di 10.500 militari sui 12.500 approvati dal Consiglio di Sicurezza.

Il contingente di Berlino in Mali ricopre incarichi di supporto, addestramento e assistenza sanitaria nella base di Koulikoro, poco più di 60  chilometri a nord est della capitale Bamako ma lontanissima dall’area calda nel nord del Paese africano dove sono schierate invece le  forze francesi che ricoprono funzioni di combattimento contro i jihadisti.

Da quanto è emerso i rinforzi si occuperanno di logistica, sorveglianza e ricognizione forse con l’impiego di droni?.

Con l’operazione Barkhane estesa a tutto il Sahel (che ha sostituito l’operazione Serval che aveva cacciato i jihadisti dalle città settentrionali maliane) le truppe di Parigi costituiscono una spina nel fianco per i diversi movimenti insurrezionali islamici della regione che nei giorni scorsi hanno ucciso con un ordigno improvvisato un sergente francese.

Anche la decisione tedesca di inviare una nave militare nel Mediterraneo Orientale a scortare la portaerei Charles De Gaulle e di schierare con la Coalizione in Medio Oriente 4 o 6 bombardieri Tornado, ma armati sollo del pod da ricognizione, non farà certo tremare di paura i miliziani del Califfato. I tedeschi hanno fornito armi ai curdi e un centinaio di istruttori alla Coalizione fin dall’estate del 2014 ma finora avevano evitato di aderire con aerei da combattimento alla campagna contro il Califfato.

I Tornado, assistiti da una o più aerocisterne (che riforniranno anche gli aerei francesi e alleati), non sganceranno comunque una sola bomba sulle forze jihadiste, esattamente come i Tornado italiani basati in Kuwait ed esattamente come i Tornado che la Germania ha schierato per alcuni anni a Mazar-i-Sharif, in Afghanistan.

L’intervento militare tedesco, al di là dei numeri di truppe e mezzi, avrà forse un valore politico ma, sul piano militare, è solo simbolico. Anche in campo navale poiché lo Stato Islamico non dispone di flotte né di aerei da attacco con cui minacciare la portaerei nucleare francese.

Nel complesso verranno messi in campo fino a 1.200 militari: 650 da dislocare in Malì a rimpiazzo di altrettanti francesi e altri 550 tra avieri assegnati ai velivoli Tornado in Turchia o Giordania e marinai della fegata tipo F-124 schierata nel Mediterraneo Orientale. Il costo previsto è di 134 milioni di euro per l’intero 2016: meno dei 185 milioni spesi quest’anno dall’Italia per l’Operazione Prima Parthica che incluide circa 600 mmilitari tra gli istruttori militari in Kurdistan e il personale aeronautico che gestisce 7 velivoli (4 Tornado, un taker B-767A e 2 droni Reaper).

Hollande ha ringraziato la Germania per il supporto e si detto “convinto che gli altri europei seguiranno questo slancio rispondendo alla sua richiesta di solidarietà” ma con contributi alla guerra come quelli tedeschi il Califfato potrebbe resistere altri cent’anni alla Coalizione.

Dopo la strage di venerdì 13 il governo francese ha fatto ricorso ai trattati comunitari per chiedere agli alleati europei la solidarietà nella lotta contro il terrorismo jihadista ma sul piano strettamente bellico solo la Russia ha offerto la massima cooperazione agli “alleati” francesi.

@GianandreaGaian

Foto Bundeswehr

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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