Le forze di Assad avanzano verso Palmira (update)

(Aggiornato il 19 marzo ore 11,30)

Mentre i primi Sukhoi decollavano dalla base siriana di Hmeimin in diretta televisiva insieme a cargo Iliyushin 76 carichi di militari e materiali alla volta di Voronezh e altre basi russe, primo segno tangibile dell’avvio del ritiro russo, i jet di Mosca hanno continuato a martellare (25 incursioni il 15 e 16 marzo) le postazioni dello Stato Islamico nel settore di Palmira.

La città e il sito archeologico vennero espugnati dai jihadisti nel maggio scorso ma le truppe di Damasco appoggiate, dai bombardieri russi Sukhoi 24 e Sukhoi 25, sembrano intenzionate a riconquistarla in tempi brevi completando con un successo in questo settore tre mesi di vittorie conseguite in tutti i fronti a spese dei diversi gruppi di ribelli.

Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (Ondus), organizzazione con sede a Londra legata dell’opposizione siriana non jihadista, gli attacchi “hanno permesso di avanzare all’Esercito governativo, che ormai si trova 4 chilometri a sud e a ovest” dal centro urbano. L’emittente televisiva di Hezbollah al-Manar riporta inoltre che i soldati siriani hanno catturato la collina più alta (939 metri) che sovrasta Palmira.

1028957021Mosca aveva comunque avvertito che il suo disimpegno non sarebbe stato né totale né immediato e il capo di gabinetto del Cremlino, Sergei Ivanov, ha reso noto che resteranno un migliaio dei 5 mila militari oggi dislocati in Siria, un quinto dei quali sarà assegnato a compiti di ”ricognizione”.

Tra il 15 e il 16 marzo hanno lasciato la Siria 5 bombardieri Sukhoi Su-24, 4 aerei da attacco Sukhoi 25, 4 cacciabombardieri Su-34 e un caccia Su-30: Resterebbero quindi non meno di due dozzine di velivoli da combattimento dei modelli sopra citati anche se non è noto  quanti velivoli verranno mantenuti in Siria per appoggiare alle forze di Assad. L’unica conferma è che resteranno a Latakya le due batterie di missili terra-aria a lungo raggio S-400, in grado di coprire anche parte dello spazio aereo turco.

Artiglieria-Siriana-Aleppo-APIl vice ministro della difesa Nikolai Pankov ha precisato che le forze aeree russe proseguiranno i raid contro “obiettivi terroristi”.

La riconquista di Palmira avrebbe un significato simbolico, mostrerebbe la determinazione russa a colpire lo Stato Islamico e aprirebbe alle forze siriane la strada per Deir az Zor (dove la guarnigione lealista è circondata dai jihadisti) e verso Raqqa, capitale dell’Isis già minacciata da nord dalle milizie curde prive però dei mezzi pesanti necessari a lanciare un’efficace offensiva.

Secondo il reporter di Ria Novosti, che ha assistito ai combattimenti, l’esercito siriano sta bombardando le posizioni nemiche intorno Palmira, in vista dell’assalto imminente mentre unità meccanizzate e forze speciali stanno “ripulendo” i dintorni della città dalla presenza delle forze dell’Isis che il 17 marzo hanno lanciato una controffensiva.

BM-21-a-Hama-SputnikFonti giornalistiche siriane riferivano il 18 marzo che i combattenti dello Stato Islamico sono in fuga disordinata da Palmira. Secondo quanto riferisce l’inviato dell’emittente al-Khabar, vicina al regime di Damasco, “i combattimenti, forse in assoluto i più violenti tra l’esercito siriano e i miliziani dell’Isis “infuriano a sud e nella parte occidentale di Palmira”.

Il giornalista aggiunge che “le postazioni dell’organizzazione sono martellati da colpi d’artiglieria, missili e da raid aerei e ci giungono notizie secondo le quali ci sono fughe disorganizzate degli elementi dell’Isis dalla città archeologica”.

L’offensiva continua ad avere il supporto aereo di Mosca con 20/25 raid giornalieri come ha riferito il comando russo.

artiglieria-siriana-al-Jazira3L’esercito siriano sta anche avanzando su Qaryatayn circa 30 chilometri da Palmira e la percezione è che in questo settore si stia combattendo la battaglia decisiva contro lo Stato Islamico in Siria.

Secondo IHS Jane’s negli ultimi 14 mesi l’Isis ha perso il 22 per cento del territorio che controllava in Siria e Iraq negli ultimi 14.
Come aveva anticipato Analisi Difesa il ritiro delle forze russe dalla Siria è reso possibile dalle migliorate capacità delle forze siriane pesantemente rinforzate da mezzi e consiglieri militari russi.

“Oggi le forze armate siriane sono capaci non soltanto di contenere il terrorismo ma anche di condurre un’offensiva di successo contro di esso”: ha dichiarato Vladimir Putin aggiungendo che “l’esercito siriano ha preso l’iniziativa e continua a liberare la propria terra dai gruppi terroristici”.

syrian-air-force_mig-21-mf-fishbed-l_161212I 167 giorni della campagna di Siria sarebbero costati alla Russia l’equivalente di almeno 38,4 miliardi di rubli (poco più di 488 milioni di euro) secondo i calcoli fatti dall’agenzia economica Rbc, che riferisce di costi giornalieri aumentati di quasi il 50 per cento dall’inizio dei raid aerei: dai 156,3 milioni ai 230 milioni di rubli al giorno, quasi tre milioni di euro.

La maggior parte delle spese (33,7 miliardi di rubli) sarebbe legata alle missioni di combattimento, mentre la stima relativa ai costi del personale militare (circa 4.000 persone, scrive Rbc) si aggira intorno agli 800 milioni di rubli.

A contare sull’aiuto russo, almeno in termini di forniture di armi, sono anche i curdi iracheni che avrebbero chiesto a Mosca sistemi di difesa antiaerea, artiglieria e armi anticarro: lo ha dichiarato il rappresentante dei curdi iracheni a Mosca, Aso Talabani. Secondo alcuni media la Russia avrebbe già fornito ai curdi iracheni 5 cannoni a tiro rapido da 23 millimetri cinque pezzi d’artiglieria antiaerea Zu-23-2. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, si è rifiutato di commentare questa notizia.

IMAGE635448165863459811Un altro effetto dell’annunciato ritiro russo è stata la proclamazione di una federazione autonoma curda nel nord della Siria ad opera del maggiore partito curdo siriano, il Pyd.

Il governo di Damasco, che pure con gli Usa sostiene le milizie curde che in questa regione combattono l’Isis, ha subito definito la decisione come “incostituzionale e senza valore”. Negativo anche il primo commento della Coalizione nazionale siriana, il maggiore raggruppamento delle opposizioni, secondo il quale ogni tentativo di costituire unilateralmente regioni autonome equivale a “confiscare la volontà del popolo siriano”.

La Russia ha detto di non opporsi in linea di principio a un
sistema federale, ma ogni decisione in questo senso, ha sottolineato Dmitri Peskov, portavoce del presidente Vladimir Putin, deve essere discussa coinvolgendo “tutti i gruppi etnici e religiosi che vivono in territorio siriano”.

Foreign fighters who joined the Kurdish People's Protection Units (YPG) aim their weapons during what the YPG said was an offensive against them by Islamic State fighters, in Ras al-AinE quindi nell’ambito dei negoziati in corso a Ginevra, ai quali Mosca insiste che siano invitati anche i curdi. Dal canto suo, la Turchia aveva già espresso ieri la sua opposizione, quando la decisione era stata preannunciata, affermando che “gli atti unilaterali non possono avere alcuna validità”.

Ankara, del resto, il cui territorio confina per quasi 900 chilometri con le regioni curde siriane, è irriducibile nemica delle milizie curde dell’Ypg che qui combattono lo Stato islamico, che considera terroriste perché legate al Pkk turco.

Idris Nassan, responsabile per le relazioni internazionali del ‘cantone’ curdo di Kobane, ha detto che “un accordo sulla proclamazione di una federazione” è stato raggiunto in una conferenza tra responsabili curdi in corso da ieri nella ocalità di Rmelan. La nuova entità comprenderà il cantone di Kobane insieme a quelli di Al Jazira e Afrin. Ma lo stesso Nassan ha assicurato che con gli stessi diritti vi saranno accolti anche i cittadini siriani di etnia araba, così come i turcomanni.

(con fonti AFP, Ansa, Reuters, AP)

foto RT, Reuter, SANA

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