L’Europarlamento teme la propaganda di Russia e Isis

Fa discutere la risoluzione con cui mercoledì il Parlamento europeo ha duramente attaccato Mosca. Il fatto che Strasburgo si dichiari “seriamente preoccupato per la rapida espansione delle attività ispirate dal Cremlino in Europa, incluse disinformazione e propaganda che cercano di mantenere o aumentare l’influenza della Russia per indebolire e dividere l’Ue” fa sorridere per manifesta ingenuità.

Da oltre due anni la Ue persegue la “nuova guerra fredda” voluta dall’Amministrazione Obama e iniziata con la rivolta ben poco spontanea del Maidan, a Kiev, che Mosca definisce un “golpe” contro un governo democraticamente eletto.

Solo dei dilettanti potevano pensare che i russi avrebbero accettato le sanzioni di Usa e Ue e la destabilizzazione della loro frontiera occidentale senza reagire e del resto la politica anti-russa non è certo condivisa da tutti i partner europei come rispecchia anche l’approvazione della risoluzione parlamentare con 304 voti a favore, 179 contrari e 208 “rumorose” astensioni.

Il testo licenziato da Strasburgo riferisce la necessità di una comunicazione strategica volta a contrastare la propaganda contro la Ue praticata da Russia e movimenti islamisti accusati di condurre contro l’Europa “una guerra ibrida”.
Accomunare russi e Isis è però un errore anche perché Mosca è l’avversario più temibile dei jihadisti e sui campi di battaglia ha fatto molto di più di Usa ed europei per indebolirli. La Ue, al contrario, si è rivelata incapace non solo di fermare i foreign fighters che partirono per la Siria ma non sembra neppure voler perseguire oggi quelli che rientrano minacciando di compiere azioni terroristiche.

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Anche in termini di sola propaganda l’Isis punta a terrorizzare un’Europa che ha già colpito in modo devastante mentre l’iniziativa russa è tesa a incoraggiare le opposizioni europee contro quei governi che applicano sanzioni o contrastano con mezzi altrettanto “ibridi” gli interessi russi.
Il documento dell’Europarlamento sostiene che il Cremlino punta a “rafforzare le relazioni bilaterali con i singoli Stati europei per minare la coesione dell’Ue e le sue politiche”.

Però è ridicolo parlare di “coesione della Ue” dopo il Brexit, le feroci tensioni interne e il tracollo dell’Europa di fronte a flussi migratori illegali. E’ semmai la profonda crisi di una Ue mai davvero nata ma già moribonda ad incentivare svolte politiche nazionaliste o di amicizia verso una Russia che pochi vedono come un nemico.

Appare infatti paradossale che proprio alla vigilia di un cambio della guardia alla Casa Bianca che dovrebbe portare distensione nei rapporti tra Russia e Occidente siano gli europei, che dalle sanzioni a Mosca hanno avuto solo danni economici, a rilanciare la guerra fredda.

Strasburgo ricorda che “l’intelligence ritiene che la Russia abbia la capacità e l’intenzione di condurre operazioni miranti a destabilizzare altri Paesi” ma se guardiamo a quello che Usa ed Europa hanno combinato negli ultimi anni dall’Iraq alla Libia, dall’Ucraina alla Siria appare evidente che i russi hanno capacità che gli occidentali hanno già applicato con i risultati noti.

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La Germania, oggi in prima linea contro Mosca, è l’unico membro della Nato che nella sua dottrina militare prevede di utilizzare le operazioni psicologiche (Psy-Ops, tese a influenzare l’opinione pubblica di altri Stati) anche nei confronti degli alleati.
Inoltre a dare linfa vitale ai movimenti cosiddetti populisti contribuiscono, ben prima del supporto di Mosca, le devastanti politiche Ue che impoveriscono i ceti medi, aumentano gli indigenti e compromettono la sicurezza sommergendo l’Europa di milioni di immigrati illegali.

Colpisce poi la censura posta ai media russi (RT, Sputnik, Russia Today) definiti “strumenti di disinformazione e di propaganda provenienti dal governo e da organismi privati controllati direttamente dal Cremlino” e utilizzati insieme ai social network per diffondere falsità.
Da quale pulpito viene la predica, dopo che Brexit ed elezioni presidenziali negli USA hanno rivelato miserie e scorrettezze dei media occidentali, quasi totalmente appiattiti su posizioni politiche così ostentate da farli apparire organi militanti invece che testate indipendenti.

@GianandreaGaian

(da Il Corriere del Ticino del 26 novembre 2016)

Foto: Cremlino, Unione Europea, Web

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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