Se l’Orso Russo spende meno del Leone Britannico per la difesa

Ricordate gli innumerevoli allarmismi enunciati dai vertici politici e militari di Stati Uniti, Gran Bretagna e Alleanza Atlantica, in fibrillazione per il massiccio riarmo russo posto a sostegno della nuova politica aggressiva di Vladimir Putin?

Dopo un’infinita narrativa tesa a dimostrare che il potenziamento militare russo ha scopi offensivi, come dimostrerebbero “l’occupazione” della Crimea e l’intervento bellico in Siria, ben poca visibilità ha avuto l’ultima edizione del rapporto annuale sulla spesa militare globale redatto dall’autorevole istituto di ricerca britannico IHS Markit.

Il report evidenzia come anche quest’anno la spesa militare mondiale sia salita raggiungendo i 1570 miliardi di dollari segnando, secondo gli analisti londinesi, “l’inizio di un decennio di crescita delle spese militari”.

Al primo posto restano saldamente gli Stati Uniti con 622 miliardi (6 in più rispetto al 2015) che da soli rappresentano il 40 per cento della spesa militare mondiale.

Seguono Cina con 191,8 miliardi (+ 11 miliardi), Gran Bretagna con 53,8 (+0,3), India con 50,6 (+4) e Arabia Saudita con 48,6 (meno 2 miliardi).

Solo sesta in classifica la Russia con una spesa militare di 48,5 miliardi (poco più del doppio dei 23 miliardi dell’Italia) in calo di 3,5 miliardi rispetto all’anno scorso. Mosca è davanti alla Francia (al settimo posto con 44,3 miliardi), al Giappone (41,7) e alla Germania con 35,8.

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Certo la classifica delle spese espressa in dollari penalizza i russi a causa della svalutazione del rublo dovuta anche alle sanzioni imposte da Stati Uniti ed Europa e va detto che una parte dei fondi destinati ai militari e all’industria che produce tecnologie per le forze armate non sono inseriti nel bilancio del ministero della Difesa (come accade del resto anche in Cina e altri Paesi).

L’anno scorso il Military Balance dell’International Institute for Strategic Studies attribuì infatti a Mosca una spesa militare di 65 miliardi di dollari contro i 51,8 di IHS.

Fa comunque impressione vedere che le forze militari della Russia, ridiventate sulla carta la minaccia prioritaria per la sicurezza globale a sentire gli allarmi lanciati da Pentagono e Nato, possono contare un budget inferiore a quello della sola Gran Bretagna. Anzi, la spesa militare russa registra un calo, per la prima volta dagli anni ’90 quando l’apparato militare di Mosca perse repentinamente efficienza e credibilità in seguito allo sfaldarsi dell’Unione Sovietica.

Chiaramente il potere d’acquisto in Russia consente di fare di più con meno denaro rispetto all’Occidente ma il report di IHS ci informa, a sorpresa, che l’Orso Russo spende per le forze armate 13 volte meno degli USA, 4,5 volte meno della Ue (i paesi dell”Unione raggiungono i 219 miliardi di dollari) e 17 volte meno di quanto spenda nel suo complesso l’intera NATO.

Di fatto Mosca sta a fatica rimpiazzando con mezzi nuovi quelli ormai datati ereditati dall’era sovietica e la sua spesa per la Difesa è prevista ulteriormente in ribasso nel 2017 mentre, secondo l’analisi dell’istituto britannico, gli scenari attuali muteranno rapidamente nei prossimi anni.

Gli stanziamenti militari della Cina raggiungeranno quelli della Ue entro il 2020. Per quell’anno la proiezione prevede spese cinesi per 232 miliardi contro i 230 degli europei, inclusi i britannici che da soli contribuiscono per oltre il 20 per cento e che forse non dovrebbero venire valutati in seguito alla Brexit.

Si conferma invece la tendenza all’incremento delle spese militari in Asia, dall’Estremo al Medio Oriente. Le tensioni sui mari della Cina stimolano la rivalità tra Pechino e i suoi più importanti vicini: India, Giappone, Australia e Corea del Sud che registrano spese costanti o in aumento rispetto agli anni precedenti.

“Nei prossimi due anni – prevede IHS Markit – l’India salirà al terzo posto superando la Gran Bretagna”. Mentre in Medio Oriente il calo dei prezzi del petrolio ha influito sulla crescita dei budget militari delle monarchie sunnite del Golfo che hanno in parte rallentato la forte crescita registrata negli anni scorsi ma non nel caso di Qatar e Kuwait.

Come tendenza generale i paesi che più investono nel settore militare aumenteranno il loro peso. I primi dieci Stati in classifica rappresentano da soli il 75 per cento della spesa mondiale contro il 74 per cento del 2015.

@GianandreaGaian

da Il Corriere del Ticino del 30 dicembre 2016

Foto Cronysm  e AP

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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