Mosca ritira la portaerei Kuznetsov dal teatro bellico siriano

Il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato di aver dato inizio alla riduzione delle forze russe, precisando che il gruppo navale guidato dalla portaerei Admiral Kuznetsov, che tanto clamore aveva destato ngli ambienti Nato, sarà il primo a lasciare l’area.

Il generale Andrei Kartapolov, a capo delle forze di Mosca in Siria, ha reso noto che i velivoli imbarcati (12 di cui 4 Mig 29 KR e 8 Sukhoi Su-33) hanno effettuato 420 sortite e colpito 1.252 obiettivi dei terroristi.
La Kuznetsov ha però perduto due velivoli, un Mig-29KR e un Su-33, per incidenti in appontaggio e secondo diverse fonti molti velivoli sono stati poi impiegati dalla base di Hmeymim, dove operano i velivoli dell’Aeronautica Russa. Per questo non è chiaro se le sortite annunciate da Kartapolov si riferiscano a quelle effettuate dalla portaerei o più probabilmente dai 12 velivoli imbarcati considerando anche le missioni effettuate dall’aeroporto nei pressi di Latakya.

Nom è chiaro quali altri assetti e reparti russi verrano eventualmente ritirati dalla Siria ma Mosca aveva annunciato già nel marzo 2016 un parziale ritiro delle forze schierate in Siria che si era però risolto nel rimpatrio di una parte dei velivoli da attacco Su-25 e Su-24 (reso necessario anche dall’esigenza di ristrutturare la pista dell’aeroporto siriano danneggiata dal prolungato e intenso impiego dei pesanti jet di Mosca) rimpiazzati però da elicotteri da attacco Mi-28 e Ka-52 e da un incremento delle forze terrestri.

I russi schierano attualmente in Siria una ventina di aerei da combattimento e altrettanti elicotteri oltre ad almeno 6 mila militari incluso un battaglione di fanti di Marina, un battaglione meccanizzato con carro T-90, artiglieria e forze speciali.
“Il sostegno che l’aviazione russa ci ha offerto è stato fondamentale per le nostre vittorie”, ha detto il capo di stato maggiore delle forze armate siriane, il generale Ali Abdullah Ayyoub.

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In attesa di verificare la tenuta della tregua più o meno in atto in Siria e l’effettiva partecipazione delle forze ribelli alle trattative di pace tra governo e opposizioni, che dovrebbero aprirsi il 23 gennaio ad Astana (Kazakistan) sotto la regia di Mosca e Ankara, nuovi combattimenti e bombardamenti condotti da elicotteri governativi sono stati segnalati nella Valle di Barada, 15 chilometri a nord-ovest di Damasco, da dove proviene la maggior parte delle risorse idriche per la capitale. Mentre il governo si è rivolto all’Onu accusando i ribelli di “crimini di guerra e crimini contro l’umanità” per avere interrotto i rifornimenti, lasciando senza acqua oltre quattro milioni di persone.

Da parte loro, gli insorti affermano che sono stati i bombardamenti lealisti a provocare danni agli impianti per la depurazione, e quindi l’interruzione dell’erogazione dell’acqua in molti quartieri di Damasco a partire dal 24 dicembre. La milizia ex qaedista di Fatah al Sham (già Frpnte al-Nusra) ha annunciato la morte di un suo dirigente militare, Yunis Shueib, e di un suo figlio adolescente in un raid compiuto da aerei non identificati nel nord della Siria.

Altri due attacchi, anch’essi non rivendicati da alcun Paese, avevano ucciso diversi altri comandanti a partire da domenica nella provincia nord-occidentale di Idlib. Bombardamenti contro Fatah al Sham sono condotti dagli Usa, dalla Russia e dall’aeronautica siriana.

Nel nord le milizie curdo/arabe sostenute dagli Usa continuano la loro avanzata e hanno conquistato il castello crociato dell’XI secolo di Jaabar (a ridosso della diga di Tabqa sull’Eufrate, 45 chilometri a ovest da Raqqah, capitale dello Stato Islamico).

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani l’Isis ha ritirato nelle ultime 48 ore circa 150 combattenti da Raqqa per rafforzare altri fronti. Il gruppo di miliziani, tra cui diversi capi, ha lasciato la città a bordo di una ventina di veicoli diretto a Al Furat. L’Isis è tornato sulla difensiva anche nel settore di Palmyra dove l’arrivo di truppe siriane e russe prelude a una controffensiva tesa a riconquistare la città.

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Sul fronte di Mosul, le forze irachene hanno conquistato nelle ultime ore diversi quartieri di Mosul e affermano in un comunicato di aver ucciso centinaia di terroristi dell’Isis. Secondo il comandante delle operazioni congiunte della provincia di Ninive, generale Abdelamir Yaralà, nel settore nord la 16a brigata con il supporto dei bombardamenti della Coalizione internazionale ha ucciso 26 terroristi e distrutto tre auto bomba, un veicolo armato di mitragliatrice e tre droni. Nell’area le truppe irachene hanno conquistato i quartieri di al-Atibaa e di al Furqan, e sono avanzate in direzione sud verso il distretto di al-Uehda.

Nel settore orientale le truppe di Baghdad hanno conquistato un avamposto nei pressi di uno dei ponti sul Tigri più importanti di Mosul, bombardato e parzialmente distrutto dalla Coalizione internazionale. Sempre nella stessa zona i bombardamenti alleati hanno ucciso 65 combattenti dell’Isis.

Nel settore sud orientale le forze della polizia federale e truppe della 9a brigata dell’esercito hanno preso il controllo della facoltà di Medicina e dell’ospedale di al-Shifa penetrando nei quartieri di Palestina e Dumiz assumendo il controllo di vari edifici tra cui una caserma in mano all’Isis, un carcere e due centri di comunicazione usati dai terroristi. Nei combattimenti sono morti 135 miliziani e i soldati iracheni hanno distrutto sei auto bomba. Come sempre il comando iracheno non ha fornito dati circa le perdite subite.

Foto;: Ministero Difesa Russo, AFP e AP

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