L’US Army recluta specialisti anche civili per la cyber war all’Isis

Lo US Army sta incrementando le attività sul web contro lo Stato Islamico impiegando team militari di specialisti informatici. Attualmente ne ha 30 pienamente operativi e deve arrivare a 41 prima dell’anno fiscale 2018. Secondo il generale Patricia Frost, a capo del direttorato Cyber della forza armata, si punta a raggiungere l’obiettivo entro la fine dell’anno. Oltre al programma di reclutamenti mirati, l’Esercito e altre amministrazioni stanno lanciando il progetto pilota Civilian Direct Commissioning.

Si tratta di una sorta di “riserva selezionata” presente anche in Italia. Un bacino di professionisti del settore IT, già formati, da cui attingere per impieghi a tempo in ambito informatico. Proprio come avviene già da tempo per i medici, gli ingegneri e gli avvocati.

L’iniziativa è cominciata in via sperimentale a gennaio del 2017 e proseguirà fino al 2020, quando le amministrazioni presenteranno le loro raccomandazioni. Inoltre, lo US Army sta lanciando il Civilian CyberSpace Effects Career Program. Questo offre nuove opportunità ai civili dipendenti della Difesa. Anche le componenti della Guardia Nazionale e della Riserva si stanno muovendo in questo senso.

I due organismi stanno aumentando il numero dei loro Cyber Protection Teams. A oggi la prima ne ha 11 e la seconda 10. L’obiettivo è creare un vero e proprio esercito di cyber soldati, che potranno essere impiegati per proteggere gli Usa sia in patria sia all’estero. In primis contro la minaccia Isis.

Attualmente, infatti, gli specialisti cyber dell’esercito Usa già operano in Iraq e Siria contro Isis. Lo ha confermato alla stampa il generale J.P. McGee, vice comandante generale per le operazioni presso Centcom (il Comando militare americano che sovrintende tutte le operazioni). “CI sono militari dell’esercito che conducono azioni contro Daesh nel nord dell’Iraq e in Siria – ha affermato.  Questo avviene ogni giorno”.

Per l’alto ufficiale la maggioranza delle operazioni informatiche contro lo Stato Islamico sono offensive. Queste per esempio, disturbano le comunicazioni su internet del nemico al passaggio di assetti importanti, in modo che possano muoversi nell’ombra. Parallelamente difendono le infrastrutture critiche da possibili attacchi e pericoli derivati dal web. (Difesa&Sicurezza)

Foto: Georgia Army National Guard by Staff Sgt. Tracy J. Smith

Francesco BussolettiVedi tutti gli articoli

Nato a Roma nel 1974, lavora all'agenzia di stampa Il Velino. E' inviato di guerra embedded dal 2003, quando partecipò alla missione Antica Babilonia con l'Esercito Italiano in Iraq. Ha coperto sul campo anche i conflitti in Afghanistan (Enduring Freedom e Isaf) e Libano (Unifil), nonché quelli in Corno d'Africa (Eritrea, Etiopia e Somalia) e le principali attività della Nato al fianco delle forze armate di diversi paesi. E' ufficiale della Riserva Selezionata dell'Esercito, specialista Psy-Ops, e tra il 2012 e il 2013 ha prestato servizio a Herat nell'RPSE. Attualmente si occupa in particolare di cybersecurity.

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