Siria: non è Raqqah ma Idlib la chiave del conflitto

AGI – Non quella su Aleppo, ne’ quella imminente su Raqqah: sarà l’offensiva su Idlib, città del nord della Siria, ad essere decisiva per le sorti del conflitto. Una resa dei conti che, peraltro, promette di polarizzare ulteriormente i rapporti tra Turchia, Stati Uniti e Russia, con l’aumento del sostegno di queste ultime due ai curdi siriani delle Forze di Difesa Popolare (‘YPG) e  delle forze curdo-siriane delle Syrian Democratic Forces (SDF).

E’ ad Idlib, infatti, che grazie ad un accordo tra Ankara e Mosca, i gruppi qaedisti sotto l’ombrello di Hayat Tahrir al Sham (in cui è confluita anche Fatah al Sham, ex Jabhat al Nusra) si erano spostati con le armi e le loro famiglie durante l’ultima offensiva russo-siriana su Aleppo.

Tuttavia, Russia e Turchia – scrive l’analista Fehim Tastekin – hanno idee diverse su cosa fare di questi gruppi: Mosca ne promuove lo smantellamento, mentre Ankara preferirebbe inglobarli all’interno del Free Syrian Army per combattere gli stessi curdi, e impedire la costituzione di un territorio curdo autonomo ai confini con la Turchia.

In questi ultimi giorni, sia la Russia che gli Stati Uniti stanno intensificando i loro legami con le YPG e le SDF. Secondo l’analista turco, sono in corso dei colloqui tra russi e curdi siriani su un possibile coordinamento nell’offensiva a Idlib contro Hayat Tahrir al Sham.

Le parti si sarebbero incontrate nella base di Hmeimim, vicino Latakia, per discutere operazioni congiunte sulla città del nord della Siria, divenuta ormai il centro operativo dei qaedisti. Dall’incontro sarebbe emersa la volontà di istituire una base russa nella città di Afrin, capitale del cantone omonimo, ora parte de facto della regione autonoma del Rojava.

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I curdi avrebbero però rigettato la richiesta russa di posizionarvi truppe del regime siriano. Quando la Russia e le truppe siriane apriranno il fronte di Idlib, gli scontri con le forze sostenute da Ankara potrebbero sconfinare fino alla stessa Afrin. Ufficiali delle YPG avrebbero anche declinato l’offerta statunitense di includere le forze curde irachene di Barzani nell’alleanza.

Secondo Tamer Osman, “il problema più grande sta nel destino di centinaia di migliaia di civili siriani che vivono a Idlib (150.000 abitanti prima della guerra, ndr), che stavolta non riusciranno a trovare un altro rifugio, visto che la città e i suoi sobborghi già ora sono oggetto di raid aerei siriani”.

Potrebbe ripetersi dunque uno scenario già visto ad Aleppo est. L’eventuale installazione di truppe russe ad Afrin potrebbe portare ad una situazione simile a quella sperimentata a Manbij, quando l’offensiva minacciata dai turchi fu impedita dalle forze statunitensi nel nord e da quelle russo-siriane nel sud.

Foto YPG

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