Equipaggiamenti anti-terrorismo italiani alle forze libanesi

Cinque milioni di euro per l’addestramento e dieci milioni per la fornitura di equipaggiamenti e tecnologie. E’ questo il contributo dato negli ultimi due anni dall’Italia al Libano per la sicurezza e la lotta contro il terrorismo, come ricordato il 31 maggio l’ambasciatore italiano a Beirut, Massimo Marotti, in occasione della consegna di una nuova partita di materiale all’esercito libanese.

Durante una cerimonia svoltasi a Beirut, un accordo è stato firmato dallo stesso Marotti e dal generale Jean Farah, sotto capo di stato maggiore delle forze armate libanesi per gli equipaggiamenti, per la fornitura di apparecchiature impiegate nell’individuazione di congegni esplosivi, nella protezione dei militari impegnati in questa attività e per gli interventi di pronto soccorso ai feriti. Tra il materiale consegnato anche tecnologie da usare nelle indagini riguardanti attentati.

Metal detector di ultima generazione, visori, manganelli tonfa, tute in kevlar (anti-schegge) e nomex (ignifugo) per il trattamento di ordigni improvvisati, scudi antisommossa, la cui fornitura si iscrive nella missione bilaterale di supporto e addestramento delle Forze Armate libanesi (LAF) da parte di quelle italiane.

La donazione è stata effettuata con fondi del MAE, nell’ambito di un più ampio programma che negli ultimi due anni ha comportato la formazione specialistica delle Forze armate libanesi.

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La consegna degli equipaggiamenti – comprensivi di strumenti di analisi e tecnologie per la conduzione di indagini sulle attivita’ terroristiche – completa questa attività di formazione, che negli ultimi due anni si è intensificata, raggiungendo la cifra di circa 10 milioni di euro.

Nel 2016 sono stati portati a termine diciotto programmi di addestramento (compreso quello delle Forze speciali alpine e della Guardia presidenziale), che nel 2017 saliranno a ventidue. L’aspetto principale di queste missioni è che l’addestramento viene realizzato interamente da militari italiani in servizio, e non da contractors privati.

Lo stretto rapporto di collaborazione tra le Forze armate libanesi e italiane è una delle specificità di questo programma, se si pensa che dal 2006 ad oggi circa 20.000 soldati italiani sono stati coinvolti in missioni a sostegno del Paese dei Cedri.

Dal 2015 le Forze armate italiane conducono attivitàimili anche nei confronti delle Forze Armate irachene – compresi i Corpi d’Elite -, impegnate nella guerra all’Isis.

La fornitura si inquadra nell’ambito della Missione Bilaterale Italiana in Libano varata nel 2015 nel contesto delle iniziative dell’International Support Group for Lebanon (ISG), in ambito ONU.

L’ISG si propone di supportare il Libano che, alla luce del conflitto siriano, è affetto da gravi disagi sociali ed economici, con forti ripercussioni sulla situazione di stabilità e sicurezza.

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In particolare, mira a catalizzare un robusto impegno della Comunità Internazionale a sostegno del Libano. Tre i settori di intervento individuati: supporto ai rifugiati, all’economia della nazione e alle forze armate.

In tale contesto l’Italia ha avviato delle attività bilaterali nello specifico settore della formazione del personale militare libanese.
La Missione Militare Bilaterale Italiana in Libano (MIBIL) si occupa dell’implementazione di programmi di formazione ed addestramento in favore delle LAF/Forze di Sicurezza libanesi e la costituzione di un Centro di Addestramento nel Sud del Libano.

Queste iniziative, ha sottolineato Marotti, fanno parte di un impegno più vasto dell’Italia nella cooperazione con il Libano, che tra l’altro negli ultimi dieci anni ha visto impegnati a rotazione ben 20.000 ‘caschi blu’ italiani nella missione Unifil, la forza di interposizione dell’Onu nel sud del Paese al confine con Israele.

“Queste esperienze – ha aggiunto l’ambasciatore – rafforzano anche la capacità addestrativa, che è una delle attività più importanti delle nostre forze armate, come dimostra tra l’altro la nostra presenza in Iraq dove formiamo la polizia federale e l’esercito impegnati nella guerra all’Isis. Ciò rafforza la nostra cooperazione anti-terrorismo con le forze di sicurezza di questi Paesi, nel nostro stesso interesse”.

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