Nuovi prodotti, cooperazioni e contratti per l’industria della difesa serba

Il mese di giugno si è rivelato alquanto intenso per il settore Difesa della Serbia. Il 19 giugno, infatti, la compagnia di Stato Yugoimport, incaricata della realizzazione e della vendita di materiale d’armamento, ha raggiunto un accordo “strategico e di lungo periodo” con la statunitense Stavatti Aerospace. L’obiettivo dichiarato di tale partnership è quello di iniziare la produzione di un velivolo a motore singolo negli stabilimenti di Pančevo (a pochi chilometri da Belgrado).

Sebbene inizialmente i media locali avessero segnalato che l’aereo sarà dedicato al mercato civile, tale informazione non è stata riportata nel comunicato stampa della società americana, che, fra l’altro, in realtà ha progettato esclusivamente il “celebre” Machete, pensato per tutt’altri scopi. Quest’ultimo, infatti, sulla carta esiste in tre versioni (ciascuna dotata di sottovarianti) e cioè la SM27, la SM28 e la SM47 “Supermachete”, destinate a svolgere missioni di supporto aereo ravvicinato (CAS), attacco, counterinsurgency (COIN), difesa aerea o addestramento avanzato.

Stando alla descrizione presente sul sito della Stavatti, inoltre, i modelli sopraelencati sono stati progettati e sviluppati allo scopo di candidarsi a sostituire, tra gli altri, l’A-10 Warthog, per il quale il Governo americano potrebbe cercare a breve un rimpiazzo. Al momento attuale, comunque, la partnership risulta quantomeno nebulosa in quanto la ditta statunitense, pur essendosi detta pronta a concorrere con Boeing e Lockheed – Martin, non ha mai prodotto alcun aereo.

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L’unico modello attualmente offerto dalla compagnia ad aver raggiunto lo stadio di prototipo, infatti, è il Javelin, il cui progetto però è stato acquistato nel 2016 dalla ATG, una compagnia fallita nel 2008, e che, comunque, la Stavatti si è impegnata ridisegnare completamente allo scopo di partecipare alle selezioni per sostituire il T-38 attualmente in uso nel Advanced Pilot Training Program (T-X) dell’USAF.

Alla luce di tutto ciò, non sorprende che non vi siano particolari informazioni circa i potenziali clienti, ad esclusione di un tweet del maggio scorso nel quale veniva evidenziato come molto probabilmente lo stabilimento serbo sarebbe stato utilizzato per soddisfare la richiesta di 6 velivoli da attacco al suolo (CAS) avanzata dalle Filippine. In definitiva non è chiaro chi potrà guadagnare maggiormente da questa operazione, anche perché la Stavatti non sembra in grado di permettere a Belgrado di fare un salto in avanti sufficiente a recuperare il gap tecnologico che la caduta della Jugoslavia ha inflitto al settore avionico locale.

Particolarmente remunerativo, invece, si è dimostrato l’accordo sottoscritto sempre dalla Yugoimport con la Reliance Defence Ammunition (RDA), una società indiana appartenente al Gruppo Reliance del miliardario Anil Ambani. Secondo quanto scrive l’edizione di New Delhi di Forbes, infatti, le due compagnie si sarebbero impegnate a produrre munizionamento per l’Esercito indiano per un valore minimo di 2,8 mld di Euro in 10 anni. Ciò è stato reso possibile dal fatto che nel 2014 il Governo guidato dal Premier Modi aveva parzialmente liberalizzato il settore allo scopo di favorire la crescita delle imprese locali. Come sottolineato dal FirstPost, quindi, l’obiettivo dell’India è quello di ottenere dalla Serbia il know-how necessario a sviluppare la produzione domestica, attualmente in grado di soddisfare poco meno del 50% del fabbisogno delle Forze Armate.

Ulteriori novità, infine, sono arrivate anche dalla Fiera internazionale degli Armamenti “PARTNER” (giunta ormai all’ottava edizione) che si è tenuta a Belgrado tra il 27 e il 30 giugno e che ha visto la partecipazione di 128 espositori, 37 dei quali provenienti dall’estero.

d201706271207jpg  Le principali novità made in Serbia sono state il semovente cal. 155mm “Nora” (chiamato anche “Aleksandar” in questa sua particolare versione) e il lanciarazzi multiplo “Šumadija”, entrambi mostrati per la prima volta al pubblico. Per quanto riguarda l’obice, secondo le poche informazioni trapelate si tratterebbe della versione migliorata dello storico prodotto della società belgradese, che avrebbe prestato maggiore attenzione alle protezioni della cabina nonché a quelle del deposito munizioni, ricorrendo inoltre ad un aumento dell’elettronica allo scopo di ridurre la consistenza dell’equipaggio necessario e aumentare il rateo di tiro (ora 6 colpi al minuto).

Considerato che i test di verifica dovrebbero essere condotti nella seconda metà dell’anno e che il Paese non possiede ancora le capacità per una produzione su larga scala, è lecito supporre che l’Aleksandar, anche se dovesse confermare appieno le aspettative, entrerà solo gradualmente in servizio. Il lanciarazzi, invece, risulta essere ancora più misterioso, dato che la casa produttrice non ne ha ancora fornito le specifiche tecniche. Stando alle ricostruzioni di Andrej Mlakar di Obris.org, l’MLRS impiegherebbe due diversi tipi di razzi, lo Jerina 1 e lo Jerina 2.

Per quanto riguarda il primo, l’esperto riporta che avrebbe una gittata di 285km, un calibro di 400mm e potrebbe contare su un sistema di correzione della traiettoria basato sul sistema GPS, mentre le caratteristiche del secondo sono ancora segrete.

Foto Yugoimport e Stavatti

Triestino, analista indipendente e opinionista per diverse testate giornalistiche sulle tematiche balcaniche e dell'Europa Orientale, si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Trieste - Polo di Gorizia. Ha recentemente pubblicato per Aracne il volume “Aleksandar Rankovic e la Jugoslavia socialista”.

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