Trasporti vs. Interno: il fattore Guardia Costiera nell’emergenza migratoria

Con l’episodio del trasbordo su Unità della nostra Guardia costiera di persone imbarcate su una nave di Medici Senza Frontiere – Ong non firmataria dello specifico codice di condotta predisposto dal Viminale- è venuto alla luce il diverso approccio all’immigrazione via mare di Trasporti e Interno.

I Trasporti, ministero di riferimento della Guardia costiera (Corpo della Marina quanto a status militare) hanno sempre privilegiato incondizionatamente la safety relativa al salvataggio dei migranti, anche al di fuori della zona di ricerca e soccorso (SAR) italiana, anche se trasportati su navi di Ong “dissidenti”, anche con l’ausilio di navi mercantili in transito, ben attente tuttavia a non coinvolgere la vicina Malta in operazioni di soccorso nella sua zona SAR.

L’Interno, ministero di riferimento della Polizia di Stato e della Direzione generale dell’immigrazione, è viceversa orientato alla protezione delle frontiere marittime italiane ed alla sicurezza territoriale con quel che ne consegue in termini di arresto dei trafficanti, sequestro delle imbarcazioni, indagini su reati di favoreggiamento. Al Viminale competerebbe quindi quello che è definito impropriamente come “blocco dei porti”, ma che in sostanza è solo un divieto di libero ingresso nelle acque territoriali a chi ha violato le leggi italiane sull’immigrazione.

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Entrambi i Ministeri sono sinora stati fermi nelle loro posizioni. Sicchè il problema (sviluppatosi negli ultimi 2 anni, da quando le Ong hanno sostituito i mercantili nella funzione di “braccio operativo” SAR della Guardia costiera) è giunto sul tavolo della Presidenza del Consiglio.

La tanto auspicata “cabina di regia” sull’immigrazione via mare si è così finalmente realizzata di fatto. Resta da sperare che il nuovo clima di collaborazione interministeriale continui e che la Guardia costiera non si avvalga delle Ong non firmatarie del Codice le quali operano a ridosso della Libia.

Tra l’altro, questo dovrebbe essere favorito dal fatto che il Ministero dei Trasporti libico lo scorso 10 luglio ha proclamato la zona SAR di Tripoli affidandone il controllo a Malta in forza di un precedente accordo di cooperazione bilaterale del 2009. Nel momento in cui l’IMO ratificherà l’iniziativa, le nostre attività SAR dovranno necessariamente concentrarsi nell’area che ci compete secondo il DPR 662/1994.

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Insomma, l’anomalia del SAR italiano esteso a tutto il Mediterraneo centrale ed associato allo sbarco dei migranti nei nostri porti, potrebbe presto finire, proprio ora che la Guardia Costiera, dopo anni di tumultuosi ed onerosi soccorsi, appare quanto mai dinamica, fiera del suo impegno umanitario, affermata come modello per organismi stranieri similari.

Gianandrea Gaiani, su queste pagine, ci aveva informati nel luglio 2015 del fallimento del tentativo della Marina di “normalizzare” la situazione ordinativa del Corpo delle capitanerie-Guardia costiera ponendolo alle proprie dipendenze dirette (in Francia, del resto, la Marine Nationale esercita da sempre funzioni Guardia costiera).

La questione si è risolta di recente in maniera che ha vieppiù rafforzato l’autonomia del Corpo: il Comandante generale ha riacquisito la terza stella “in soprannumero” agli organici toltagli con la ristrutturazione dei Corpi della Difesa, ed avrà una limitata dipendenza, non gerarchica, dal Capo di stato maggiore Marina.

Unica eccezione a tale assetto, la norma del Dlgs. 94-2017 sul riordino delle Forze armate che prevede la nomina del Comandante generale, per almeno due anni, su scelta politica concertata da Difesa e Trasporti: sinora la nomina era infatti automaticamente concessa al più anziano o al più alto in grado del Corpo secondo un criterio obsoleto di selezione interna del vertice.

Foto: Guardia Costiera, Ansa e Marina Militare

 

 

 

 

E' Ufficiale della Marina Militare in congedo, esperto di diritto internazionale marittimo. Membro del CeSMar, è autore di vari scritti in materia, tra cui "Glossario del Diritto del Mare" (Rivista Marittima, V ed., 2020) disponibile in http://www.marina.difesa.it/media-cultura/.

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