Il COMFOSE e il potenziamento delle forze speciali dell’Esercito

L’alimentazione dei reparti di Forze Speciali e per Operazioni Speciali dell’Esercito dipendenti dal COMFOSE (Comando delle operazioni speciali dell’Esercito) è attualmente insufficiente a far fronte contemporaneamente alle necessità di rimpiazzo del personale, che come sta accadendo in tutta la Forza Armata vede un costante innalzamento della propria età media, e nel contempo assicurare quell’improrogabile potenziamento del comparto imposto dalla realtà politico-militare odierna, auspicato dal Libro Bianco e perseguito dalle direttive di Vertice.

La situazione ha una duplice causa, una relativa all’età dei candidati, l’altra, a carattere forse più generale, concerne la condizione fisica media delle reclute e la loro attitudine ad uno sforzo prolungato e ad un impegno duraturo.

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Attualmente infatti il bacino potenziale di reclutamento del COMFOSE è rappresentato, per quanto riguarda la truppa, dai VFP4, ossia VFP1 vincitori del relativo concorso. Si tratta di un numero di militari troppo ridotto, solo 1470 ammessi a tale ferma nel 2016, e che spesso, dopo 3-4 anni di servizio, hanno già intrapreso uno specifico percorso all’interno della Forza Armata e trovato un’adeguata collocazione, anche territoriale, in termini di prospettive, amicizie e relazioni.

Infine l’esperienza dimostra che spesso, dopo uno o due anni trascorsi in veste di VFP1 ricoprendo incarichi e mansioni diverse, la condizione fisica generale non migliora.

Quello che emerge è un quadro complesso che richiede soluzioni innovative nel novero delle alternative percorribili nell’attuale contingenza e nell’ambito delle normative in essere.

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In media circa il 22% dei candidati alle selezioni per il comparto Operazioni Speciali dell’Esercito porta a termine felicemente la fase di specializzazione, affidata ai reggimenti, e consegue gli agognati Brevetti di Incursore o le qualifiche di Ranger o Acquisitore.

Il loro numero viene fortemente ridotto soprattutto durante la prima fase selettiva-formativa comune a tutto il personale, indipendentemente dalla destinazione futura, rappresentata dal Tirocinio di Selezione iniziale e dal successivo Corso OBOS, Operatore Basico Operazioni Speciali.

La sfida che il COMFOSE deve affrontare non consiste nell’innalzare il tasso medio di selezione, indice di serietà professionale e di ricerca dell’eccellenza, ma nell’elevare in maniera sostanziale la base numerica sulla quale applicare tale percentuale, ricercando gli aspiranti operatori direttamente ai RAV (reggimento addestramento volontari), tra i VFP1 appena arruolati, durante le primissime settimane del loro servizio, rivolgendoci quindi ad una platea ben più ampia di potenziali aspiranti, circa 7-8000 reclute ogni anno.

 

Un nuovo iter

 In base a queste nuove disposizioni già a partire dalla seconda metà del 2017 l’Esercito ha introdotto in via sperimentale un particolare percorso di arruolamento destinato ad alimentare il comparto Operazioni Speciali della Forza Armata che prevede la possibilità di aderire precocemente ad un iter formativo specifico.

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A tal fine team di reclutatori del COMFOSE illustrano ai volontari appena arruolati la possibilità di esprimere la propria preferenza all’impiego nel Comparto delle Operazioni Speciali, in maniera analoga a quanto già avviene per i Paracadutisti. I requisiti fisici richiesti sono, in questa fase, gli stessi delle aviotruppe.

Chi opta per questa scelta seguirà inizialmente lo stesso iter previsto per i Paracadutisti, con l’invio al CAPAR di Pisa per le 10 settimane del modulo KS di specialità ed il successivo corso di paracadutismo con fune di vincolo.

Raggiunto felicemente tale primo traguardo dopo 6 o 7 mesi di ferma, i VFP1 candidati per il Comparto Operazioni Speciali verranno inviati al RAFOS, il Reparto Addestramento Forze Speciali del Col Moschin, per essere sottoposti alla selezione iniziale delle Forze Speciali e per Operazioni Speciali, secondo modalità del tutto analoghe a quelle attualmente in vigore.

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Queste comprendono, come noto, il superamento di test fisici (corsa a tempo, trazioni, piegamenti, addominali, marcia zavorrata, prova di nuoto, eccetera) e del successivo Tirocinio di Selezione di due settimane, volto ad accertare le doti caratteriali e motivazionali degli aspiranti tramite attività fisiche e tattiche continue ed intense.

Chi supera positivamente anche questa fase frequenterà, ancora nella veste di VFP1, il corso OBOS sotto l’egida del RAFOS, nelle sedi di Livorno e/o di Montorio Veronese, secondo il numero dei candidati.

Il corso avrà però una durata accorciata a sole 10 settimane e sarà incentrato prevalentemente sulla formazione individuale del futuro operatore, con tematiche essenzialmente relative alla topografia, tecniche di orientamento e navigazione terrestre, addestramento individuale al combattimento, armi e tiro, trasmissioni e pronto soccorso.

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Ciò richiederà un impegno organizzativo ed addestrativo non indifferente da parte del RAFOS, che dovrà predisporre annualmente quattro Tirocini di Selezione ed altrettanti corsi OBOS, ciascuno in corrispondenza di altrettanti blocchi di immissione delle reclute.

Le 5 settimane sottratte all’OBOS, che attualmente ne conta 15, dedicate alle tecniche e tattiche di team e della pattuglia da combattimento paracadutisti, verranno recuperate presso i reggimenti di destinazione finale, all’inizio della fase di specializzazione da Incursore, Ranger o Acquisitore. In tali sedi sarà tra l’altro possibile approfondire particolari procedure ed orientare precocemente gli allievi verso i temi e le attività specifiche e prevalenti previste dal loro ruolo futuro.

Al termine del loro primo anno di ferma i volontari che avranno superato felicemente l’OBOS potranno transitare alla ferma quadriennale a titolo preferenziale, affrontando un concorso specifico a loro dedicato che richiederà, per il suo superamento, il mero raggiungimento di un agevole punteggio minimo nella preparazione teorica.

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Nella veste di VFP4 i futuri operatori proseguiranno ai reggimenti del bacino il normale iter di formazione e specializzazione di Incursore, Ranger o Acquisitore, secondo le procedure già in essere. Anche il loro successivo passaggio al servizio permanente in qualità di VSP avverrà con modalità specifiche e dedicate.

Sarà in tal modo possibile disporre di volontari in ferma quadriennale che già nel secondo anno (il terzo dall’arruolamento) avranno conseguito il brevetto o le qualifiche previste per il Comparto Operazioni Speciali e che potranno pertanto essere proficuamente impiegati in missione: almeno due o tre anni prima di quanto accada attualmente.

L’alimentazione dei reggimenti del bacino con operatori più giovani dovrebbe comportare, tra l’altro, l’allungamento del loro periodo medio di permanenza nelle componenti operative dei reparti, contribuendo ad alleviarne le croniche carenze organiche.

Gli elementi che, pur avendo optato per le Operazioni Speciali, non saranno stati ammessi alla formazione successiva transiteranno automaticamente nelle aviotruppe, proseguendo nella Folgore il proprio cammino.

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La sperimentazione di questo nuovo percorso di arruolamento è appena iniziata, ma i primi riscontri sembrerebbero oltremodo positivi. A titolo di esempio, tra il personale VFP1 del secondo bando primo blocco 2017, ben 66 hanno optato per l’impiego nelle Operazioni Speciali, adesione che fa prevedere un probabile bacino annuale di circa 250 aspiranti.

Naturalmente questi numeri andranno verificati e valutati sulla base delle successive concrete prestazioni fisiche e motivazionali, ma la sinergia tra Paracadutisti ed Operatori FS/FOS si prospetta positiva e vincente.

Il nuovo iter è già iniziato ed a fine gennaio i primi VFP1 saranno sottoposti al Tirocinio di Selezione. Nel complesso non dovrebbe essere difficile inviare, già l’anno prossimo, una media di 40-50 aspiranti operatori per O.S.  a ciascun reggimento del comparto.

 

Un comando in evoluzione

Nell’attesa che le nuove direttive sull’arruolamento diano i primi frutti, il COMFOSE intende utilizzare al meglio le forze disponibili, valorizzando l’elevata professionalità dei reparti che oggi definiamo Forze per Operazioni Speciali ed i cui operatori hanno subito una fase selettiva ed una formazione iniziale comune a tutto il comparto, seguita da un iter di specializzazione comunque lungo ed articolato, simile per molti aspetti a quello degli Incursori.

Due reggimenti, il 4° Alpini Paracadutisti ed il 185° RRAO, che sarebbe davvero riduttivo considerare solo come unità di Combat Support e che pertanto potrebbero essere quanto prima elevati al rango di Forze Speciali, dopo essere stati adeguatamente valutati dal COFS.

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Va sottolineato che la distinzione tra Forze Specialie Forze per Operazioni Speciali, dove queste ultime a differenza delle prime possono condurre solo specifiche attività all’interno dello spettro delle Operazioni Speciali, è una particolarità della dottrina italiana, che non trova riscontro in quella NATO.

Questa contempla invece solamente le Special Operations Forces (SOF) quali unità in grado di pianificare, organizzare e condurre le tre classiche tipologie di Operazioni Speciali: Azioni Dirette (DA), Ricognizioni Speciali (SR) ed Assistenza Militare (MA). Non sono invece comprese nel novero delle O.S. le missioni di controterrorismo (CT), che consistono in azioni offensive tese a prevenire o combattere il terrorismo internazionale.

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Infatti, anche se queste specifiche competenze rappresentano per molti reparti speciali della NATO (inclusi i nostri GOI e Col Moschin) un impiego qualificante ed in certi casi persino prevalente, in seno all’Alleanza non si è mai raggiunta una piena intesa sulla definizione condivisa di attività di CT e soprattutto sul suo corretto ambito di impiego, poiché alcuni Paesi demandano tali interventi alle sole forze di polizia.

Con ogni probabilità la nuova normativa nazionale sull’impiego nelle Operazioni Speciali, di prossima emanazione, recepirà le linee guida della dottrina NATO e dovrebbe quindi vedere la scomparsa della distinzione tra FS e FOS. I tre reggimenti del Comparto Operazioni Speciali che fanno capo al COMFOSE saranno tutti posti in grado di esprimere capacità basiche in ogni ambito tradizionale di impiego (Azioni Dirette, Ricognizioni Speciali e Assistenza Militare), pur mantenendo nel contempo le proprie caratteristiche peculiari e competenze specifiche.

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All’interno del bacino le diverse potenzialità saranno identificate con differenti livelli (TIER), dove le capacità TIER 1 saranno ovviamente quelle espresse solo dal 9° Reggimento Col Moschin.

Per raggiungere gli standard richiesti dalla normativa NATO vigente alle nostre Forze per Operazioni Speciali manca quindi, escluso il controterrorismo, veramente poco e le ultime esercitazioni poste in essere avevano proprio lo scopo di conferire ai due reggimenti FOS una capacità basica di svolgere, come previsto, tutte e tre le tipologie di Operazioni Speciali.

A tal fine, tra l’altro, il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti, destinato prevalentemente alle Azioni Dirette e all’Assistenza Militare, sta assegnando a ciascuna compagnia un plotone di Ranger in possesso dell’abilitazione ai lanci TCL ed orientato alla ricognizione, mentre il 185° RRAO, specialista della Ricognizione Speciale e più volte impiegato nella MA, dovrebbe vedere migliorata la propria formazione alle Azioni Dirette, che già possiede in forma basica.

Se l’elevazione al rango di Forze Speciali dei due reggimenti non comporterà eccessivi stravolgimenti nella formazione degli operatori, da un punto di vista dottrinale la trasformazione sarà invece più profonda, attraverso il consolidamento della capacità di entrambi i reparti di schierare autonomamente in operazioni uno Special Operations Task Group (SOTG) tratto, per le funzioni di comando, controllo e coordinamento, dai rispettivi comandi reggimentali.

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A tale riguardo va notato che gli Alpini Paracadutisti già da tempo operano in Afghanistan in modo autonomo, con una struttura equivalente ad uno SOTG Ranger, con la quale hanno sostituito le unità di FS della Task Force 45 presenti precedentemente in teatro.

Il 185° RRAO ha invece attualmente in corso di validazione un proprio SOTG a composizione mista, che comprende cioè Task Units (SOTU) di Acquisitori Obiettivi e di Ranger, con il supporto di un Tactical PsyOps Team del 28° Pavia e di una Task Unit Air (Rotary Wing) espressa dal 3° REOS Aldebaran dell’AVES.

Questo SOTG costituirà nel 2018 la base del contributo del nostro Paese alla componente per Operazioni Speciali della Very High Readiness Joint Task Force – VJTF della NATO, liberando da tali mansioni le unità Incursori, sempre più richieste per missioni  di alta valenza strategica e con marcati caratteri di riservatezza e clandestinità, senza dimenticare un loro possibile impiego in compiti di Controterrorismo, dove potrebbero essere chiamate a supportare, anche in Patria e su richiesta del Viminale, l’azione delle forze di polizia per particolari interventi che superassero le potenzialità numeriche di GIS e NOCS.

 

Il COMFOSE

Il Comando delle Forze Speciali dell’Esercito, ospitato nella Caserma “Gamerra” di Pisa, è un ente di livello Brigata responsabile dell’addestramento e dell’approntamento delle forze del Comparto Operazioni Speciali della Forza Armata. Cura inoltre l’evoluzione dottrinale e procedurale di tali unità ed il processo di ricerca, sviluppo ed acquisizione dei relativi materiali.

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Il Comando non ha pertanto competenze dirette sull’impiego dei propri reparti, ruolo che resta di competenza del COFS di Centocelle, il Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali alle dirette dipendenze del Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Nei confronti del COFS il COMFOSE agisce quale Force Provider Land, incaricato cioè dell’approntamento di SOTG-Land da assegnare a strutture di Comando e Controllo di livello operativo.

Si tratta degli Special Operations Component Command (SOCC) estrapolati dal COFS, ma la cui complessa articolazione richiede normalmente anche il contributo di personale aggiuntivo specializzato nelle varie branche, tratto dal comando di Pisa.

Elementi esperti del COMFOSE possono essere distaccati anche per altri compiti, come accade ad esempio con la consulenza e l’assistenza prestate a favore del Centro Nazionale per la Security Force Assistance (SFA) costituito nell’ambito della Scuola di Fanteria di Cesano e destinato a divenire Centro di Eccellenza NATO nello specifico settore.

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Benché le attività SFA di assistenza e formazione di capacità militari di Paesi amici, fornite sulla base di specifici accordi intergovernativi di collaborazione per la stabilità di un’aerea, non costituiscano di norma materia di pertinenza delle Operazioni Speciali (a differenza della Military Assistance, caratterizzata invece da maggiore riservatezza, mentoring ed affiancamento in operazioni ed attività non di rado cover ad alto rischio politico-strategico) il contributo di operatori esperti può risultare prezioso nella definizione dei programmi di formazione del Centro e nella stesura di concetti a supporto della dottrina SFA.

La loro azione risulta particolarmente preziosa nella selezione degli allievi, nel suggerire la migliore maniera di approcciarsi a questi secondo le loro specifiche particolarità culturali, nella verifica delle attitudini possedute e nell’accertamento dell’esatto divello di preparazione già acquisita.

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Al momento della sua costituzione il COMFOSE era posto alle dipendenze dello SME per il tramite del relativo Sottocapo. Dopo le recenti modifiche dei comandi di vertice risulta invece ora assegnato al Comando delle Forze Operative Terrestri e Comando Operativo Esercito.

Secondo alcuni si tratterebbe di un relativo passo indietro nel processo di semplificazione delle strutture operative, ma in ogni caso ci viene assicurato che, nonostante l’apparente allungamento della catena di comando, la cooperazione con gli organi superiori è rapida, piena e completa a tutti i livelli.

Pur non essendo proiettabile, almeno nella sua interezza, il Comando delle Forze Speciali dell’Esercito mantiene una struttura che ricalca, con alcune modifiche dettate dallo specifico ruolo, quella tradizionale delle brigate, caratterizzata dalla presenza del Capo di Stato Maggiore (un colonnello che abbia già completato il periodo di comando di reggimento) e dei tradizionali uffici Amministrazione, Personale e Reclutamento, Addestramento e Lezioni Apprese, Logistico.

A questi si affiancano l’Ufficio Studi ed Esperienze e la Sezione Programmazione, pianificazione e Bilancio. Al primo compete la gestione dei programmi di ricerca e sviluppo e successiva acquisizione dei materiali comuni al comparto, al fine di assicurare la migliore interoperabilità all’interno del bacino e di mantenere un alto livello di autonomia nel procurement al di fuori del ciclo ordinario di approvvigionamento della Forza Armata.

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Rientrano nella sua sfera di competenza, ad esempio, le forniture di uniformi, dotazioni individuali, apparati radio, sistemi di visione notturna ed armamenti.

In quest’ultimo settore l’Ufficio dovrà a breve affrontare il problema della sostituzione del fucile d’assalto di normale dotazione al comparto, oggi rappresentato dalla carabina Colt M-4, un’arma molto apprezzata dagli operatori ma che sta lentamente invecchiando dopo anni di intenso utilizzo.

Attualmente è forse prematuro parlare di caratteristiche e specifiche, anche se la scelta di un prodotto nazionale sarebbe vista con favore, a condizione che possa soddisfare tutti i severi requisiti delle Forze Speciali. Nel frattempo, in attesa di un modello perfettamente soddisfacente, si potrebbe anche ricorrere, quale soluzione tampone, all’acquisto di un’ulteriore aliquota della sperimentata carabina americana.

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Per quanto oggetto di attenta valutazione, non ci sarebbe invece al momento alcun interesse per un’arma camerata per la nuova munizione .300 AAC Blackout (7,62×35 mm), già estesamente sperimentata dalle Forze Speciali della Marina.

La Sezione Programmazione, pianificazione e Bilancio è invece incaricata della gestione contabile del budget assegnato dalla Difesa per le acquisizioni e dei relativi aspetti amministrativi e di contrattualistica.

A tal proposito va notato che nel quadro generale di contrazione della spesa pubblica ed in particolare di quella militare, i fondi assegnati al COMFOSE e più in generale alle Forze Speciali risultano relativamente adeguati alle necessità, grazie anche alla costante attenzione prestata al comparto dallo Stato Maggiore Esercito e da quello della Difesa.

 

Psy-Ops ed Elicotteri

Oltre ai ben noti reparti di FS/FOS – 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”, 4° Reggimento Alpini Paracadutisti e 185° Reggimento Ricognizione e Acquisizione Obiettivi “Folgore” –  è posto alle dipendenze del Comando di Pisa anche il 28° Reggimento Comunicazioni Operative “Pavia”, un reparto altamente specialistico dedicato alla gestione delle operazioni psicologiche, un complesso di azioni finalizzate ad influenzare, nei teatri operativi. le percezioni, le suggestioni ed il comune sentire della popolazione civile, al fine di orientare tali sentimenti a favore dell’operato dei nostri contingenti.

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Questo avviene tramite l’invio di messaggi radio, televisivi, sui nuovi media e con la distribuzione di volantini, oltre che con azioni a contatto e di Key Leader Engagement.

Nel mondo moderno, dominato dall’informazione, non sfugge certo la valenza strategica che deriva dalla capacità di interpretare la realtà mediatica e la sua percezione.

Naturalmente solo una parte delle operazioni poste in essere dal “Pavia” risulta indirizzata a supportare l’azione delle Forze Speciali e per Operazioni Speciali, essendo il suo core business l’azione di influenza a livello globale a beneficio dell’intero strumento militare. Tuttavia il suo apporto alle operazioni del COMFOSE risulta molto apprezzato e tutt’altro che marginale.

Gli assetti PSYOPS, pur non svolgendo compiti propriamente di Human Intelligence o informativi, possono disporre nello svolgimento delle proprie funzioni di un osservatorio privilegiato sugli umori e gli orientamenti prevalenti della popolazione.

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Le informazioni raccolte, oggetto di contatti diretti, mediazioni culturali e registrazioni video, sono ovviamente condivise con le cellule e gli organismi reputati alle funzioni di intelligence.

In particolare il reggimento, monitorando in maniera preventiva il web ed i new media, è divenuto esperto nell’analisi delle notizie provenienti da fonti aperte (Open Source Intelligence), potendo persino giungere per tali vie all’individuazione di potenziali obiettivi.

Determinante poi l’apporto del “Pavia” nel supporto all’addestramento ed alla simulazione degli assetti del COMFOSE, potendo creare a supporto dello scenario addestrativo un ambiente virtuale nei computer degli SOTG, caratterizzato dalla presenza di internet e dei più diffusi social network abilmente simulati.

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Da un punto di vista più squisitamente tattico, un’aliquota di personale del 28° Reggimento orientata ad operare in stretto collegamento con le altre componenti del COMFOSE è stata abilitata all’aviolancio con fune di vincolo.

Infine nell’analisi delle forze a disposizione del Comando di Pisa va citato il 3° Reggimento Elicotteri Operazioni Speciali “Aldebaran”, i cui assetti risultano in grado, per le capacità peculiari e l’addestramento specifico degli equipaggi, di fornire un supporto operativo determinante alle unità del Comparto Operazioni Speciali.

Il REOS, pur essendo assegnato gerarchicamente, per ragioni di semplicità logistica ed amministrativa, al Comando AVES tramite la Brigata Aviazione dell’Esercito, è posto infatti alle dipendenze tecnico/funzionali del COMFOSE, con il quale coopera strettamente e con risultati lusinghieri.

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Un cambiamento profondo ed estremamente positivo sembrerebbe infine prefigurarsi anche sul piano infrastrutturale. Nel 2018 le forze statunitensi lasceranno in parte la propria base di Camp Derby, nella pineta costiera pisana, liberando ampie porzioni di una struttura che, per dimensioni e potenzialità, non conosce eguali in Italia.

Certo saranno necessari alcuni lavori di ripristino, ristrutturazione e messa a norma, ma l’Esercito non può assolutamente lasciarsi sfuggire una simile occasione.

Se tutto procederà come previsto con ogni probabilità si trasferirebbero nella nuova installazione il COMFOSE ed alcuni dei reparti di base a Livorno, che attualmente soffrono per una situazione infrastrutturale assai precaria: il 9° Col Moschin ed il RAFOS.

Parte di quest’ultimo potrebbe inoltre staccarsi dal Reggimento Incursori ed essere posto alle dirette dipendenze del Comando Forze Speciali dell’Esercito per costituire il Reparto Scuola per Operazioni Speciali, i cui compiti includerebbero essenzialmente le fasi selettive e formative iniziali del personale, comuni a tutto il Comparto, mentre la successiva specializzazione rimarrebbe di competenza dei singoli reggimenti.

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Nei quattro anni dalla sua formale costituzione il COMFOSE ha raggiunto la piena maturità e la completa e verificata capacità operativa.

Le concordi necessità di un suo potenziamento hanno finora trovato un limite inesorabile nella crescente difficoltà a reperire, all’interno della Forza Armata, un’aliquota numericamente adeguata di personale in possesso delle necessarie doti fisiche, morali e motivazionali.

Le innovazioni a tal fine introdotte nel processo di arruolamento e selezione dovrebbero consentire un graduale aumento degli organici di reparti oggi oltremodo oberati da ritmi assai incalzanti di impiego in numerosi teatri operativi.

Foto: COMFOSE e Alberto Scarpitta

 

Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli

Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.

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