Paradossi olandesi: comprare a fatica l’F-35 e rottamare l’Esercito

L’acquisizione del cacciabombardiere F-35 sta creando più di un grattacapo al governo dell’Aja, stretto fra vincoli di bilancio risicatissimi e scelte strategiche non sempre razionali. L’ultima grana in ordine di tempo è arrivata il 30 novembre scorso, quando il ministero della Difesa ha alzato bandiera bianca, annunciando di non avere fondi a sufficienza per coprire gli ultimi tre dei 37 F-35A che sono stati ordinati negli anni dall’Aja e che saranno assemblati a Cameri.

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Barbara Visser, segretario di Stato alla difesa (nella foto a lato), si è vista costretta a sollecitare con una lettera paradigmatica la camera dei Deputati (Tweede Kamer der Staten-Generaal): «la decisione di acquisto degli ultimi tre velivoli sarà all’ordine del giorno nel 2019, per ora non ci sono risorse. Occorre un rimedio. Ne informerò la camera Alta da qui a quella data».

Per gettare acqua sul fuoco, il quotidiano filogovernativo Leeuwarder Courant ha scritto non molto tempo fa che la Difesa potrebbe beneficiare di uno stanziamento ad hoc nel 2018, con l’unico obiettivo di finanziare l’acquisto dei tre velivoli. anche se va considerato che gli ordini progressivi per gli F-35 si svilupperanno anche per l’Olanda nei prossimi anni e una volta completato lo sviluppo del velivolo i costi a esemplare dovrebberio ridursi.

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Molto dipenderà dal livello del tasso di cambio fra il dollaro e l’euro intorno a marzo 2018, anche perché i contratti con Lockheed Martin sono tutti negoziati in divisa americana non europea. E siccome il biglietto verde oscilla ciclicamente rispetto all’euro, le variazioni si ripercuotono automaticamente sul prezzo unitario dell’F-35, che può aumentare o diminuire a seconda delle fluttuazioni del cambio.

La corte dei Conti, all’Aja, aveva già suonato un primo campanello d’allarme in un rapporto dell’anno scorso, evocando lo scenario di un’evoluzione negativa del tasso di cambio e delle inevitabili ripercussioni sul costo dei cacciabombardieri. Sebbene a fine gennaio 2018 il dollaro sia nuovamente debole, la decisione finale dell’Olanda dipenderà dal corso futuro della moneta.

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L’incognita del tasso di cambio potrebbe pesare in futuro anche sugli altri partner del programma, Gran Bretagna in testa, impegnatasi anni addietro ad acquistare 138 F-35B, la variante più cara del velivolo, senza fare i conti con una sterlina che continua a perdere quota rispetto alle altre divise.

E si è messo di traverso anche il Comitato di difesa della Camera dei comuni, che il 18 dicembre ha pubblicato un rapporto tanto dettagliato quanto critico sul JSF. Rimaniamo però in Olanda, perché l’F-35 ha scompaginato tutti i piani iniziali dell’Aeronautica nonostante l’Aia sia stata trattata meglio di Roma nella ‘divisione del lavoro’ di secondo rango sugli F-35.  A inizio anni 2000, Koninklijke Luchtmacht intebdeva di acquisire 85 F-35A, per rimpiazzare un numero equivalente di F-16 in servizio dal 1979.

Ma come gli altri partner del programma, i Paesi Bassi hanno dovuto fare i conti con l’impennata dei costi degli F-35 e con gli annosi ritardi, dovuti ai problemi di sviluppo.

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Tanto che le ambizioni olandesi sono state riviste al ribasso per ben due volte, passando prima per un obiettivo a 52-68 aerei per finire con un più limitato formato a 37. Una decisione arrivata già nel settembre 2013, prevedendo un budget massimo di 4,5 miliardi di euro, che è un’enormità per il bilancio della Difesa olandese.

Per la signora Visser, quei 37 velivoli sono il «limite minimo invalicabile». Difficile darle torto. Verrebbe però da chiedersi che senso abbia avuto immobilizzare tante risorse per equipaggiare appena due squadroni, massimo tre, visti i danni collaterali che l’acquisto degli F-35 sta comportando sul resto dello strumento militare, soprattutto in tempi di vacche magre. Molti esperti dubitano che l’Aja possa garantire un domani l’insieme delle sue missioni. Per ora la polizia del cielo del Benelux è già affidata in alternanza all’Olanda e al Belgio, sinergicamente, come le missioni all’estero, in cui i velivoli dei due paesi si sono avvicendate semestralmente in Iraq.

 

 Smantellare l’esercito

L’Olanda sembra voler abbandonare ogni velleità di potenza autonoma, per affidare alle sue forze armate il mero ruolo di intermediarie e provider di ‘sicurezza internazionale’ più che disporre di uno strumento di una politica nazionale coerente con i canoni della sovranità statuale. Di fatto l’Olanda ha integrato molti sotto-insiemi militari, mettendo l’aeronautica sotto tutela americana e stringendo rapporti di semi-dipendenza con la Germania per quanto riguarda l’Esercito.

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Le forze terrestri sono state riorientate verso la messa a disposizione di blocchi di capacità specialistici e di nicchia, affidati per l’impiego non solo a strutture multinazionali come la NATO ma anche a paesi Ue come la Germania. L’11a brigata avioportata è stata integrata fin dal tempo di pace nell’unità di reazione rapida tedesca, la Division Schnelle Kräfte (DSK) Luchtmobiele Brigade.

Stesso discorso per la 43a Brigata meccanizzata, assegnata alla 1a Panzerdivision della Bundeswher, segno che la sovranità militare dei Paesi Bassi è in parte limitata e che l’Aja si concepisce più come un contributore di missioni collettive che come un attore autonomo. Un messaggio che si percepisce anche dagli ultimi documenti dottrinali, che escludono operazioni autonome, enfatizzano le «particolarità olandesi», e che concepiscono l’azione del Paese come limitata a «esercitare una mera influenza su altri Stati, organizzazioni internazionali e attori vari».

Con forze contate, non superiori a 7 battaglioni di fanteria di prima linea e 3 di riserva, più due battaglioni del genio e una compagnia aeromobile, cui si aggiungono due squadroni di ricognizione su blindo leggere, l’Olanda ha strutturato le forze terrestri per le sole «guerre asimmetriche» in cui il concetto di guerra in senso più ampio sembra esser finito nel dimenticatoio.

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I carri Leopard 2 sono stati messi in naftalina e ritirati dal servizio a inizio 2012. Dei semoventi Pzh2000 ne sono stati preservati solo 18 mentre altri 33 sono finiti in riserva. La flotta di CV9035NL è scesa a 105 veicoli, che tradotto in soldoni significa un battaglione meccanizzato in meno. La commessa dei Boxer è stata a lunga insabbiata, o quasi, mettendo in linea inizialmente solo le varianti da supporto.

I materiali più vecchi sono stati radiati in anticipo e non rimpiazzati. Anche il personale è stato falcidiato con 12.000 posti in meno, vale a dire oltre un terzo degli effettivi, che si sono ridotti a 18.000 più 2.700 riservisti.

L’esercito dispone oggi solo tre brigate: due medie moto/meccanizzate su due battaglioni da combattimento ciascuna, affiancate da un unico battaglione misto di artiglieria che raggruppa i semoventi superstiti e i mortai da 120, più una sola brigata paracadutista adatta ormai solo a missioni di media intensità, visto il peso specifico molto leggero dei mezzi disponibili, con l’unica eccezione per la trentina di elicotteri da attacco Apache. Le riserve sono state ridimensionate, come lo stato maggiore, che ha perso il 30% dei quadri.

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Il bilancio della Difesa lascia pochi margini di manovra perché è stabilmente sotto l’1,2% del PIL, equivalente a non più di 8,5 miliardi di euro. Rimarrà tale anche nel quinquennio 2017-2021, assegnando all’acquisizione di nuovi mezzi cifre variabili dal 18 al 24% contro l’attuale 14,4%.

Dalla sesta economia continentale, che vale il 5% del PIL ‘comunitario’, ci si aspetterebbe molto di più. E se lo aspetta anche l’AIV (Advisory Council on International Affairs), il Consiglio olandese per gli affari internazionali, che ha affidato a un rapporto recente un messaggio durissimo: «la situazione è molto seria. Sarebbe da irresponsabili continuare su questa linea». La ramanzina addita soprattutto la prontezza operativa dei mezzi, del tutto insufficiente, e le carenze gravi nel settore dei materiali.

 

La struttura della Landmacht

Nerbo della Koninklijke Landmacht, o RNLA (Royal Netherlands Army), sono le tre brigate menzionate più i supporti logistici, riuniti sotto l’Operational Support Command. Non vi sono formazioni di livello superiore alla brigata, ma la RNLA gioca un ruolo chiave nel comando del 1° Corpo d’armata tedesco-olandese, basato a Munster, uno dei corpi di reazione rapida della NATO, dispiegabile in 20-30 giorni e il cui comando è stato proiettato nel 2003 a Kabul per guidare l’ISAF.

Una componente significativa dello stato maggiore multinazionale è sempre fornita dalla RNLA e al comando si alternano un tedesco e un olandese, generali a 3 stelle. Entrambi sono supportati da due unità bi-nazionali. Ma veniamo subito alle forze di manovra.

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L’11a brigata aeromobile ha raggiunto la Full operational capability nel 2003. Ha quartier generale a Schaarsberge. Può esser proiettata ovunque nel giro di 20 giorni e fornire capacità di early-entry. La compongono tre battaglioni di fanteria leggera su veicoli utility ALSV (Advanced Light Strike Vehicle), una compagnia del genio, una di rifornimento, una di materiali e una sanitaria.

Ai suoi comandi è posto anche un battaglione di fanti riservisti. Ogni battaglione di fanti allinea tre compagnie su tre plotoni e un gruppo mortaisti con pezzi da 81 mm L16/M1 e da 120 Brandt. Il fucile d’assalto standard è il Colt Canada C7NLD da 5,56 mm. Ovviamente per la mobilità infra-teatro l’unità opera in sinergia con il comando elicotteristico della Difesa, il Defensie Helikopter Command, che garantisce supporto con gli elicotteri da trasporto CH47D/F e con gli ultimi Cougar Mk.2 in servizio, presto radiati. Quanto alle due brigate moto/meccanizzate, ricordiamo che la 13a e 43a sono sopravvissute alla soppressione della 41a e alla chiusura della base tedesca di Seedorf (2008).

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La 13a si compone di due battaglioni di fanti su blindo da trasporto truppe Bushmaster e Boxer, un battaglione di riservisti, uno del genio, uno squadrone da ricognizione su blindati leggeri Fennek, e due compagnie di materiali e mediche.

La compagnia B company del 42° battaglione è attualmente di stanza in Lituania, inquadrata nel battaglione multinazionale dell’EFP (Enhanced Forward Presence) a guida tedesca. Una missione che segna il debutto fuori casa dei Boxer olandesi in versione da combattimento per fanteria.

Come si intuisce dalle righe che precedono, l’unica unità ‘pesante’ della RNLA è la 43 Gemechaniseerde Brigade, con quartier generale a Havelte, nel nord-est del Paese. La compongono due battaglioni di fanteria meccanizzata, il 44° Johan Willem Friso e il 45° Oranje Gelderland, entrambi su cingolati da combattimento CV9035NL, supportati da un battaglione di semoventi PzH2000, dall’11° battaglione blindato del genio Pantsergeniebataljon su AEV-3 Kodiak, gittaponti PSB2, Fuchs Spz.1 per ricognizioni NBCR, veicoli Buffel ARRV e 22 Bergepanzer 2, e uno squadrone da ricognizione, il Verkenningseskadron Huzaren van Boreel, su blindo leggere 4×4 Spähwagen Fennek, che nella variante olandese si chiamano LVB o Licht Verkennings-en Bewakingsvoertruig.

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Da notare che l’Olanda dispone anche dei Fennek anticarro a medio raggio, armati di cinque missili Stinger, e di 16 veicoli in variante VWRN (Voorwaartse Waarnemer), con sistemi di osservazione e comunicazione di seconda generazione, che vengono usati per coordinare i supporti di fuoco indiretti in profondità. Forse è meglio spendere subito due parole anche sui 96 AIFV CV9035NL.

Oltre alle protezioni passive del tipo soft kill, prodotte da Saab Aviotronics, gli MKIII olandesi saranno i primi in Europa a ricevere protezioni attive del tipo hard kill, visto che Bae System vi sta integrando il sistema Iron Fist di IMI.

Come anticipato, la 43a ha smantellato la componente MBT, ma dal 17 marzo 2016 una sua compagnia di 100 uomini opera fianco a fianco con il Panzerbatallion 414 della Bundeswher. Il 414° è un battaglione tedesco di carri su 44 Leopard 2A6, rafforzato da personale olandese.

Due squadroni blindati sono armati dalla Germania, uno dai Paesi Bassi. Ovviamente anche i militari olandesi hanno in dotazione i Leopard 2A6, che dovrebbero essere portati allo standard 2A7, come previsto per tutti gli MBT tedeschi. Il personale olandese è addestrato e impiegato secondo i principi formativi e di comando tedeschi, visto che la 43a brigata è integrata stabilmente nella 1a Panzerdivision.

Con una precisazione doverosa, perché lo squadrone olandese può essere impiegato in autonomia anche sotto comando nazionale, una cosa che tornerà utile in futuro, se mai l’Olanda dovesse decidere di ricreare una capacità embrionale di carri. Per ora, quando gli MBT saranno aggiornati al nuovo standard, l’Aja ha previsto di prenderne in leasing 18, per formare la compagnia assegnata al 414° battaglione a Bergen-Hohne.

Foto: Ministero della Difesa Olandese e Lockheed Martin

 

Francesco PalmasVedi tutti gli articoli

Nato a Cagliari, dove ha seguito gli studi classici e universitari, si è trasferito a Roma per frequentare come civile il 6° Corso Superiore di Stato Maggiore Interforze. Analista militare indipendente, scrive attualmente per Panorama Difesa, Informazioni della Difesa e il quotidiano Avvenire. Ha collaborato con Rivista Militare, Rivista Marittima, Rivista Aeronautica, Rivista della Guardia di Finanza, Storia Militare, Storia&Battaglie, Tecnologia&Difesa, Raid, Affari Esteri e Rivista di Studi Politici Internazionali. Ha pubblicato un saggio sugli avvenimenti della politica estera francese fra il settembre del 1944 e il maggio del 1945 e curato un volume sul Poligono di Nettuno, edito dal Segretariato della Difesa.

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