Intervista impossibile all'F-35

Giornalista. Buon giorno e ben trovato Mister Joint Strike Fighter, o sua eccellenza Lightning II, o se preferisce signor Effetrentacinque. Intanto, come vuole che la chiami?

F-35  Buona l’ultima. Perdoni l’immodestia, ma destinato come pare che io sia a passare alla storia, penso che sarò ricordato come l’Effetrentacinque. Oltre che immediato, è più familiare: giornali, riviste specializzate, televisioni, siti e blog, tutti mi chiamano così.

G. Siti e blog: se lo lasci dire, lei è il programma militare più internettizzato di sempre, con la parte più consistente degli internauti che la vorrebbero morto.

F-35  No, scusi, perché morto?

G. Non faccia finta di non capire. Le critiche nei suoi confronti sono planetarie e trasversali. Pezzi importati dello stesso Pentagono vanno ripetendo che, visti i problemi, la sua efficacia in combattimento nasconde “rischi sostanziali” (lo dice l’ultimo rapporto del Director Operational Test &Evaluation). Anche i suoi predecessori F-14, F-15, F-16 e F-18 hanno avuto la loro dose di insulti, ma al confronto erano carezze. Ma come tutti dicono, lei è “troppo grande per fallire”. L’ha capito anche il mio gatto che in lei il suo Paese ha trovato il sistema d’arma con cui assicurarsi per un bel po’ il monopolio nel mercato degli aerei da combattimento, esercitando in questo modo su mezzo mondo un controllo di stampo neo-colonialista e geopolitico. In ogni angolo di cielo, nei capannoni e negli hangar di amici, alleati e simpatizzanti di voi Americani, nei prossini 30-40 anni troveremo lei, solo lei. Che barba…

F-35  Alt, fermo. Prima di continuare voglio mettere bene in chiaro una cosa: a me di tutte queste fregnacce non importa un cavolo. Rappresento il 18 per cento dei ricavi di un’azienda che continua a essere il primo fornitore di prodotti militari della massima potenza mondiale. Sono un sistema d’arma concepito e costruito per fare un certo mestiere, e mi stanno collaudando per capire se, quanto e quando sarò in grado di farlo al meglio. Da parte mia, non sto facendo e non continuerò a fare altro che impegnarmi e concentrami su questo solo, fondamentale obiettivo. E mi creda, mi sta costando una gran fatica. Tutto il resto non mi interessa né mi deve riguardare in alcun modo.

F-35 “Sto davvero benone”

G. Va bene. Mi dica allora come sta, come si sente in questi ultimi tempi. Prima però mi lasci darle una notizia importante: il suo primo fratello italiano, nato qui da noi, sta per essere battezzato ufficialmente. L’assemblaggio è andato bene, tanto che alla fine, brindando a birra e barbera, i tecnici del suo paese hanno distribuito pacche sulle spalle ai nostri, i quali – mi dicono al Ministero – ora sono persino in grado di dare qualche consiglio ai tecnici americani. Però, davvero bravi questi Italians, e giù altre pacche.

Tornando alla domanda, io la vedo un po’ emaciato, ma forse è solo un’impressione. Però la temporanea sospensione di tutti i suoi voli all’inizio del luglio scorso dopo il grave problema a un motore, il conseguente rallentamento della campagna sperimentale e la mancata partecipazione per questi motivi al Farnborough Airshow e all’Air Tattoo britannici, sono stati una bella tegola, non lo negherà.

F-35  Non lo nego. Ma cosa vuole, tutto passa, e poi si dimentica.

Per rispondere alla sua domanda, le dirò che sono in gran forma, un vero leone, soprattutto dopo i miei primi, storici appontaggi su una portaerei. Mi hanno detto che li ho eseguiti alla perfezione, addirittura “in scioltezza”. Il gancio d’arresto cannato dai progettisti? Solo un brutto ricordo. Ho subito agganciato il terzo dei quattro cavi sul ponte, quello preferito dai piloti Navy, come m’è stato riferito da loro stessi. Una passeggiata.

 

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Silvio Lora LamiaVedi tutti gli articoli

Nato a Mlano nel 1951, è giornalista professionista dal 1986. Dal 1973 al 1982 ha curato presso la Fabbri Editori la redazione di opere enciclopediche a carattere storico-militare (Storia dell'Aviazione, Storia della Marina, Stororia dei mezzi corazzati, La Seconda Guerra Mondiale di Enzo Biagi). Varie collaborazioni con riviste specializzate. Dal 1983 al 2010 ha lavorato al mensile Volare, che ha anche diretto per qualche tempo. Pubblicati "Monografie Aeree, Aermacchi MB.326" (Intergest) e con altri autori "Il respiro del cielo" (Aero Club d'Italia). Continua a occuparsi di Aviazione e Difesa.

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