ENNESIMA “OFFENSIVA FINALE” A SIRTE

L’attacco contro lo Stato Islamico a Sirte è iniziato in maggio, il mese successivo le milizie di Misurata davano ormai per vinta la battaglia, in agosto il governo di Fayez al-Sarraj preannunciò che in pochi giorni avrebbe proclamato la liberazione della città da affidare a un governatore militare.

Invece dopo cinque mesi lo Stato Islamico resiste ancora in almeno un quartiere della città dove ieri le forze libiche hanno detto di essere riuscite a penetrare tagliando in due l’area sotto il controllo nemico, come ha riferito il generale Mohammad al-Ghassri, portavoce delle forze che rispondono al governo di Tripoli.

“Adesso potremo avanzare più facilmente e credo che la fine della battaglia sia imminente. Non è che questione di giorni, da lunedì Daesh ha perso 88 combattenti”, ha riferito al-Ghassri aggiungendo che “alcuni provengono dal Sinai”.

Non ci sono stime sulle perdite complessive dei jihadisti che a Sirte sembrava schierassero un migliaio di combattenti mentre finora le forze libiche, per lo più appartenenti alle milizie di Misurata, hanno sofferto quasi 600 morti 3.000 feriti: secondo il direttore dell’ospedale centrale di Misurata, Alaa Hwaik, 595 miliziani sono stati uccisi all’8 ottobre mentre i feriti sono complessivamente 2.799.

All’ultima spallata contro le milizie jihadiste contribuiscono in modo significativo anche i raid aerei statunitensi effettuati dai droni MQ-9 Reaper basati a Sigonella, dai cacciabombardieri AV-8B Harrier e dagli elicotteri da attacco AH-1Z Super Cobra dei marines imbarcati sulla portaelicotteri da assalto anfibio USS Wasp.

Una quarantina di incursioni di questi velivoli negli ultimi tre giorni hanno portato il totale degli attacchi aerei a oltre 250 dall’inizio di agosto nell’ambito dell’operazione Odyssey Lightning.

A testimoniare la durezza degli scontri ci sono i racconti dei miliziani a Franceinfo. “I jihadisti sono rinchiusi in una zona di circa 700 metri e non possono scappare. Sono finiti”, ha detto un comandante delle milizie, Mohamed, di Tripoli.

“In fondo c’è il mare, qui la zona controllata dall’Isis e tutto intorno i nostri combattenti, a sud, ovest e est”.

La battaglia è complicata e si snoda strada per strada ha aggiunto Youssef, 20 anni, di Misurata: “Cerco di affrontare un cecchino nascosto, ma lui si muove molto. Una volta l’ho scovato ma è stato fortunato perché il mio caricatore era vuoto”.

Chi combatte in prima linea sono i ventenni.

Giovani coraggiosi che muoiono ogni giorno stando a Mahmoud, 19 anni: “Grazie a Dio libereremo Sirte, ma io ho già perso quattro amici” ha raccontato.

Malgrado il numero ridotto di combattimenti l’Isis resiste, fino alla morte.

“Un solo jihadista può impegnare decine di nostri miliziani per ore – ha spiegato il comandante Souleymane – quindi progrediamo lentamente perché non vogliamo perdere uomini”.

“Ce ne saranno una quarantina in tutto, tra marocchini, tunisini, sudanesi, egiziani e libici. La maggioranza sono stranieri mercenari che usano granate, ma anche le autobomba”, ha proseguito Mustapha.

Per curare i feriti di Misurata (764 in agosto, 267 in settembre) è già operativo l’ospedale da campo Role 1 dell’Aeronautica Militare Italiana insediato a metà settembre all’aeroporto di Misurata e protetto dai paracadutisti del 186° reggimento Folgore che, come ha riferito il ministro Roberta Pinotti al 5 ottobre effettuate 165 consulenze mediche, 13 consulenze infermieristiche, 29 medicazioni chirurgiche e 40 interventi chirurgici.

Il più grande Role 2, da 50 posti letto contro i 12 del Role 1, è in fase di allestimento e il ministro Pinotti prevede diventi operativo tra il 15 e il 20 ottobre.

Intanto 50 miliziani gravemente feriti sono stati recentemente trasferiti in Tunisia per ricevere cure mediche adeguate a bordo di un aereo decollato dall’aeroporto di Misurata.

Il trasferimento dei feriti a Tunisi è stato possibile in base ad un accordo tra alcuni ospedali tunisini e la commissione per i feriti di Misurata.

Foto: AP, Askanews, AFP e US DoD

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