Il prezzo del gas ai massimi da due anni

Il prezzo del gas continua a salire raggiungendo alla Borsa di Amsterdam Ttf i 58,3 euro a megawattora, il valore più alto dal febbraio del 2023 (questa mattina era sceso a 57,4). Si tratta della conseguenza dell’aumento della domanda con la riduzione invernale delle scorte e della fine dei flussi di gas russo, dall’inizio dell’anno, attraverso l’Ucraina.
Secondo le previsioni mensili di ICIS (Independent Commodity Intelligence Services), citate ieri dall’Ansa, a febbraio il consumo di gas in Europa dovrebbe aumentare del 17% rispetto a un anno fa. Inoltre, i dazi annunciati da Trump potrebbero provocare ritorsioni europee sulle importazioni del gas naturale liquefatto statunitense riducendo la disponibilità e influenzando ulteriormente al rialzo il prezzo.
Gli stoccaggi di gas europei l’8 febbraio erano scesi al 49,02% (49,22 in Germania) a 562 terawattora, rende noto la piattaforma Gie-Agsi con un forte peggioramento rispetto allo scorso anno: il 21 febbraio del 2024 le scorte Ue erano al 64,7%, a 737 terawattora.
In Italia gli stoccaggi sono più alti, al 59,85%) ma Confindustria il 4 febbraio ha lanciato un ennesimo allarme. “L’Italia ha il mercato elettrico più caro d’Europa” ha affermato detto Roberta Finaurini, Founder e CEO di Energy Building Group e Vicepresidente di Confindustria Ancona con delega alla transizione energetica , come riporta un comunicato di Confindustria Ancona.
“In un solo anno, il costo dell’energia è cresciuto del 43%: nel 2024 abbiamo pagato il 38% in più rispetto alla Germania, l’87% in più rispetto alla Francia, il 72% in più rispetto alla Spagna: questo significa mettere a rischio la competitività delle nostre imprese e, con essa, il futuro del sistema Paese. Non c’è più tempo, occorre un cambio di passo”.
“Le nostre imprese sono stanche di non poter avere certezze sul prezzo dell’energia: la volatilità dei prezzi, oltre a metterci in condizioni di svantaggio rispetto ai nostri competitori europei, ci impedisce di programmare anche quegli investimenti necessari ad accelerare la transizione energetica”.
Guai seri anche in Gran Bretagna dove i dazi statunitensi mettono in crisi Uk Steel, l’associazione siderurgica britannica, che ha sottolineato che i dazi del 25% sull’acciaio e l’alluminio annunciati dal presidente degli Stati Uniti sarebbero “un colpo devastante”. Il direttore generale di Uk Steel, Gareth Stace, ha sottolineato che i dazi annunciati sono “profondamente deludenti”, visti i “volumi di produzione relativamente bassi della Gran Bretagna rispetto ai principali Paesi produttori di acciaio.
Il Regno Unito fornisce agli Stati Uniti prodotti di alta qualità per la difesa, l’aerospazio, l’acciaio inossidabile e altri settori critici, materiali che semplicemente non possono essere prodotti altrove”, ha aggiunto. “L’imposizione di tariffe statunitensi sull’acciaio britannico sarebbe un colpo devastante per la nostra industria”.
Gli Stati Uniti rappresentano circa il 10% delle esportazioni britanniche di acciaio, con un valore di circa 400 milioni di sterline (495 milioni di dollari) nel 2023, ha osservato Stace. Secondo il governo britannico, le vendite di alluminio negli Stati Uniti rappresentano circa il 6% delle esportazioni complessive del settore.
L’industria siderurgica britannica ha sofferto negli ultimi anni, in particolare a causa dell’impennata dei costi in seguito alla guerra in Ucraina. Negli ultimi anni il settore ha visto la perdita di migliaia di posti di lavoro e la chiusura di alcuni alti forni.
(con fonti Ansa e Afp)

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