I russi prendono Sudzha. Gli ucraini si ritirano dalla regione di Kursk? – AGGIORNATO

Sudzha, il principale centro abitato conquistato dagli ucraini nella regione russa di Kursk con l’offensiva del 6 agosto scorso, è tornata in mano alle truppe di Mosca.
Al termine di un’offensiva che in pochi giorni ha interrotto le vie di comunicazioni e poi travolto le linee ucraine costringendo le truppe di Kiev a ritirarsi in disordine, la bandiera russa è stata issata oggi insieme a quella dell’11a Brigata paracadutisti, sull’edificio amministrativo della città, secondo quanto documentato da un video e riferito dal comandante di un battaglione del Gruppo di forze Sever (Nord), che ha annunciato l’assunzione del controllo del centro della città.
Il giornalista militare Yuri Podoliaka, sul proprio canale Telegram, ha affermato che “Sudzha è già stata formalmente liberata. Ciò che non è stato liberato sono i sobborghi di Goncharovka, Zaoleshenka e Zaoleshenskyi”, aggiungendo che le truppe ucraine “non oppongono più grande resistenza e chi può fugge verso la regione di Sumy, in Ucraina”.
Sudzha, sede di una stazione di pompaggio del gasdotto che portava il gas russo in Europa attraverso l’Ucraina, sarebbe stata liberata dai russi dopo limitati combattimenti contro la retroguardia ucraina.
Con la caduta della città gli ucraini controllerebbero solo 290 chilometri quadrati di territorio russo (secondo i rilievi satellitari citati dal canale Telegram DeepState) dei 1.376 di cui Kiev aveva annunciato di detenere il controllo nell’agosto 2024 mentre le fonti di Mosca non hanno mai riconosciuto al nemico il controllo di più di 1.000 kmq.
Lo stato maggiore delle forze armate ucraine ha confermato questa mattina l’avanzata delle forze nemiche nella regione di Kursk che per settimane era stata negata dallo stesso generale Oleksandr Syrsky, a capo delle forze armate di Kiev.
Le mappe dell’institute for the Study of the War fotografano la situazione negli ultimi due giorni che sembra essere precipitata anche a causa di un fronte sempre più ristretto e pressato da tutti i lati dal nemico.
Questa mattina il ministero della Difesa russo aveva reso noto che le truppe di Mosca avevano respinto un contrattacco ucraino colpendo le unità appartenenti a 12 brigate e due reggimenti dell’esercito ucraino vicino a 11 centri abitati. Aerei tattici, elicotteri e artiglieria hanno colpito truppe e hardware nemici vicino a Gornal, Zamostye, Kolmakov, Martynovka, Makhnovka, Mirny, Mikhalovka e Rubanshina ma anche intorno a Basovka, Belovody, Vodolagi, Zhuravka, Miropolye, Yunakovka e Yablonovka nella regione ucraina di Sumy dove le truppe russe sono penetrate ormai da tre settimane e dove nelle ultime ore gli ucraini avrebbero perso centinaia di uomini e decine di pezzi di equipaggiamento.
Il ministero russo ha inoltre reso nota la liberazione di altri cinque centri abitati, i villaggi Kazachya Loknya, Pervyi Knyazhy, Vtoroi Knyazhy, Zamostye e Mirny.
Secondo Ruslan Leviev, fondatore di Conflict Intelligence Team, in una intervista a Dozhd Tv ha detto che gli ucraini stanno ritirandosi da Kursk. “In tutte le zone che stanno tornando sotto il controllo russo c’è una resistenza limitata. Lo stesso sta accadendo a Sudzha. Ieri forze russe si trovavano alla periferia della città.
Oggi si trovano dalla parte opposta. E senza che ci siano state battaglia. Ora si può dire che l’intera città di Sudzha è sotto controllo russo. Potrà essere finita oggi, o forse i villaggi di confine resisteranno per alcuni giorni. Ma nel complesso la presa del Kursk sta avvicinandosi alla fine e le forze ucraine si stanno ritirando”, ha spiegato il centro di analisi.
Difficile trovare conferma circa il completo ritiro di quel che resta dei 10/12 mila ucraini schierati nei territori russi di Kursk. Di certo la situazione per le truppe di Kiev è sempre stata difficile e nei giorni scorsi era ulteriormente peggiorata proprio a causa della conquista russa di diverse aree di confine nella regione di Sumy che mettevano a repentaglio le linee di rifornimento utilizzate dagli ucraini. E compromettendo la già limitata stabilità delle linee ucraine a Kursk.
Dopo le polemiche alimentate dai blogger militari ucraini contro i vertici militari, accusati ancora una volta di aver mandato al massacro i reparti e di non aver ordinato in tempo utile la ritirata (anzi, ieri Syrsky ha annunciato l’invio di rinforzi), oggi il giornale Kiyv Independent ha reso noto che è stato rimosso dall’incarico il generale di divisione ucraino Dmytro Krasylnykov, capo del Comando operativo Nord e responsabile delle operazioni nella regione russa di Kursk.
Krasylnykov, accusato dai russi di aver autorizzato violenze e omicidi di civili russi nei territori occupati e per questo incriminato da Mosca, ha confermato la propria rimozione affermando di non conoscerne le motivazioni. Possibile che il quartier generale lo sacrifichi come capro espiatorio per la sconfitta subita, facendo così da “parafulmine” a Syrsky, ma non si può escludere che sia stato silurato per non aver saputo impedire ai russi di penetrare nella regione ucraina di Sumy che potrebbe aggiungersi alle pretese territoriali dei russi in fase di negoziato.
L’ufficiale afferma che la sua rimozione gli era stata comunicata il 7 marzo, prima dello sfondamento delle linee ucraine. E’ stato sostituito dal generale di divisione Oleksii Shandar.
Gli analisti militari russi del canale Telegram “Military Chronicles” hanno espresso alcune valutazioni circa gli sviluppi della situazione evidenziando innanzitutto l’opportunità per le truppe di Mosca di sfruttare il successo continuando a colpire il nemico in riturata penetrando in profondità nella regione ucraina di Sumy, sfruttando la debolezza delle brigate ucraine a corto di uomini, armi, munizioni e supporto logistico, demoralizzate e con capacità di combattimento ridotte.
Inoltre gli ucraini potrebbero non considerare più questo settore del fronte così prioritario come era stato finora, dopo che è sfumata l’opportunità politica di poter utilizzare il controllo di un brandello della regione di Kursk come moneta di scambio in eventuali trattative con i russi.
Secondo “Military Chronicles”, il crollo delle linee a Sudzha mina le posizioni negoziali di Kiev. Otto mesi di offensiva a Kursk non hanno portato a risultati strategici ma hanno determinato decine di migliaia di morti e feriti tra gli ucraini (oltre 70 mila secondo i russi).
L’esercito ucraino deve urgentemente colmare le lacune, rafforzare le sue difese e ridefinire i suoi piani, anche per queste Kiev ha bisogno di una tregua di 30 giorni come quella proposta nei colloqui in Arabia Saudita tra Volodymyr Zelensky e il segretario di Stato USA Marco Rubio.
La sconfitta a Kursk, settore che ha assorbito così tante risorse militari che sarebbero state necessarie a difendere il territorio ucraino, potrebbe influire negativamente sul morale delle già provate truppe di Kiev.
A Sumy gli analisti russi raccomandano alle forze russe di concentrare gli attacchi sulla logistica, i posti comando e le unità in ritirata per impedire all’esercito ucraino di riorganizzarsi e creare una nuova linea difensiva.
In serata il comando delle forze armate russe impegnate nella riconquista della regione di Kursk ha detto al presidente Vladimir Putin di essere nella fase finale dell’operazione per respingere le forze ucraine, secondo quanto riferito dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, riferendo della visita fatta ieri nella regione dal presidente Vladimir Putin.
“Durante la sua visita a uno dei posti di comando nella regione di Kursk, Putin ha ascoltato i resoconti del comandante e del vice comandante del gruppo Sever (Nord), che hanno riferito al comandante supremo dei progressi dell’operazione, così come dell’entrata dell’operazione nella fase finale per liberare il territorio della regione di Kursk dalle forze che si sono infiltrate”, ha detto Peskov nella nota riportata dalle agenzie di stampa russe.
Infine, nelle ultime ore i russi hanno conquistato altri due villaggi nella regione di Donetsk: Novomarkovo nel sud e Dneproenergiya nell’est.
Immagini: RvVOenkor, TASS, Forze Armate Ucraine e ISW
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