Le perdite ucraine nel conflitto contro la Russia – AGGIORNATO

 

Il tema delle perdite subite in combattimento dai belligeranti nel conflitto in Ucraina rimane difficile da affrontare per i tanti numeri forniti dalle fonti più diverse tutti impossibili da verificare.

Per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky i caduti in tre anni di guerra tra le fila delle forze armate ucraine sono 45.100 e i feriti 396.000, secondo quanto riferito in un’intervista al giornalista britannico Piers Morgan il 5 febbraio scorso mentre i russi sostengono che le perdite nemiche ammonterebbero a oltre un milione tra morti e feriti, come ha riferito a fine dicembre il capo di stato maggiore della Difesa russa, generale Valery Gerasimov.

Come abbiamo più volte sottolineato, i numeri reali delle perdite subite in guerra da russi e ucraini restano un segreto che tutti cercano di custodire per l’impatto pesante che potrebbe avere sull’opinione pubblica interna e delle nazioni alleate dell’Ucraina.

Ciò nonostante Analisi Difesa prova a fare il punto sulle perdite in questa guerra valutando le diverse fonti disponibili e sottolineando come sia impossibile reperire dati certi  da fonti neutrali.

Nel dicembre scorso ci occupammo con molti dettagli delle perdite russe: tema che potremmo aggiornare con gli ultimi dati forniti dallo stato maggiore ucraino che il 20 marzo riportava perdite complessive di 899.470 militari morti o feriti (erano 700 mila secondo le stime ucraine a inizio novembre 2024).

Numeri a nostro avviso gonfiati e non credibili ma che vengono considerati attendibili da un rapporto del ministero della Difesa britannico che lo stesso giorno valutava le perdite russe in 900 mila di cui 250 mila morti.

Il canale Telegram ucraino Rezident UA (oltre un milione di iscritti e vanta di avere informatori nei oiù alti ambienti governativi, militari e parlamentari ucraini) ha riferito il 20 marzo che nella sola regione di Kursk le forze ucraine avevano registrato nella settimana precedente (13/19 marzo) ben 4’500 morti e feriti mentre fonti citate dal canale Slavyangrad riportavano che le brigate ucraine schierate nella regione russa che avevano perso il 70 per cento degli effettivi.

Ancora Rezident UA riferiva che il continuo afflusso in prima linea di reclute arruolate a forza e con addestramento sommario ha determinato un forte incremento di suicidi e casi di autolesionismo tra i militari: triplicati rispetto allo stesso periodo del 2024.

Le perdite mensili tra morti e feriti tra l’esercito ucraino sarebbero di oltre 30mila militari al mese.

WarTears, canale Telegram ucraino che tiene conto di necrologi e segnalazioni per contare i caduti ucraini, dall’inizio dell’attacco russo stimava il 20 marzo che Kiev avesse sofferto 700.670 caduti mentre 16.186 soldati sarebbero prigionieri dei russi e 455.144 sarebbero invece in servizio attivo nell’esercito.

Slavyangrad riportava che all’8 marzo, il totale degli annunci mortuari relativi a militari ucraini erano arrivati a oltre 580mila (erano 559 mila al 18 gennaio).  Rezident UA valutava invece già il 2 marzo che l’Ucraina avesse raggiunto un milione di caduti.

Per il ministero della Difesa russo al 24 febbraio il totale delle perdite ucraine era di 1 milione 131mila morti e feriti: 156mila nel primo anno di guerra, 282mila nel secondo e 693mila nel terzo anno.

Il generale Kellogg, inviato speciale del presidente Donald Trump per l’Ucraina, ha detto che le perdite subite dalle forze Ucraine sono pari al triplo della somma di quelle subite dalle forze americane nelle guerre di Corea (poco più di 36mila) e Vietnam (poco più di 58 mila), cioè quasi 300 mila morti che rendono plausibile un milione di feriti.

In un conflitto di questo tipo è plausibile una media di 3 o 4 feriti per ogni caduto anche se le gravi difficoltà ucraine ad assicurare un tempestivo intervento sanitario a ridosso della prima linea (rivelato da molte testimonianze e da diversi reportage dei media anglo-sassoni ed europei) potrebbe aver ridotto il numero di feriti innalzando quello dei caduti.

In un articolo di “The Spectator” del 26 agosto 2023, si affermava che il grosso dei decessi per le truppe Ucraine avveniva già a livello del “primo soccorso”, in quanto 2/3 dei feriti moriva per emorragia che non veniva trattata in tempo.

Un articolo del Washington Post del 6 gennaio, intitolato “Ukraine risks losing the war” ha scritto che le forze ucraine hanno potuto mobilitare nel 2024 solo 200mila dei 500mila militari che avrebbero necessitato e che le stime di perdite ammontanti a 400mila tra morti e feriti sono ampiamente sottostimate

Un mese prima, il 2 dicembre 2024, Rezident UA riferiva di 420 mila invalidi e mutilati di guerra dall’inizio del conflitto.

Del resto che le perdite ucraine siano ben maggiori di quanto ammesso da Kiev e propagandato dalla gran parte di politica e media in Occidente lo testimoniano molti episodi per certi versi rivelatori:

  • Ursula Von Der Leyen a fine 2022 dichiarò in un video che, “oltre centomila soldati ucraini sono stati uccisi sinora”
  • lo spot della compagnia telefonica Kiyvstar per la raccolta di fondi per lìesercito riferiva a inizio settembre 2023 di “400mila eroi non risponderanno più  al telefono”.
  • la Europarlamentare Claire Daly che a Settembre 2023 ha parlato di 500mila morti ucraini senza che l’ex segretario NATO Stoltemberg, presente ad ascoltarla, obiettasse alcunché o contestasse tale numero.
  • L’ex procuratore pubblico generale ucraino Yuriy Lutsenko, il 7 gennaio 2024 sul canale TV Pryamoy ha parlato di perdite ucraine pari a 30mila uomini al mese solo tra morti e feriti gravi.
  • Sempre ad inizio 2024 il presentatore TV ucraino Daniel Yanevsky, intervenuto ad una trasmissione di Natalya Moseychuk, aveva affermato che “Le forze ucraine hanno tra i mille ed i milleduecento feriti che vengono ricoverati in ospedale ogni giorno.”

Tra il 31 maggio ed il 20 dicembre 2024, durante 7 scambi di corpi dei caduti tra i belligeranti sono stati restituiti 331 corpi di combattenti russi a fronte di ben 2.790 corpi di combattenti ucraini. Una differenza di quasi 8,5 volte.

Il pessimo andamento della guerra e il gran numero di morti, feriti e invalidi ha imposto a Kiev di ricorrere al reclutamento forzato do uomini tra i 25 e i 60 anni che in molti casi cercano di espatriare o si nascondono per evitare il richiamo alle armi. Arruolamenti che vengono effettuati con metodi coercitivi, talvolta brutali, da gruppi di reclutatori nelle strade, davanti a bar e ristiranti e in altri luoghi pubblici, come hanno documentato molti video.

Secondo il canale Telegram Ukr leaks nel corso del 2024 ben 352 veicoli dei reclutatori sono stati bruciati dalla popolazione che cerca di impedire l’arruolamento dei propri cari.

Negli ultimi giorni l’Ucraina ha inoltre rafforzato con ulteriori agenti il controllo dei confini nella regione della Transcarpazia, lungo la frontiera con Ungheria e Romania. Il Servizio di frontiera statale cerca di contrastare i crescenti casi di attraversamenti illegali della frontiera da parte di maschi ucraini che cercano di sfuggire al reclutamento anche affidandosi a “passeur” legati alla malavita.

Molti media e blogger hanno riferito l’invio in prima linea di personale militare proveniente da reparti logistici e difesa aerea, privo dell’addestramento specifico per la fanteria: aspetto che ha comportato una minore efficacia del supporto logistico senza migliorare la qualità delle truppe in prima linea.

L’arruolamento forzato ha riguardato anche molti lavoratori provocando le proteste degli imprenditori che lamentano la carenza di manodopera. Secondo un articolo del Tagesschau, che ha intervistato Evgenia Kuznetsova che lavora per il sito di impiego  work.ua, in Ucraina mancano 5 milioni di lavoratori.

@GianandreaGaian

Questo articolo è stato scritto con il rilevante contributo di Lukas Fontana

Foto Presidenza Ucraina, Euromaidan Press e Ministero Difesa Ucraino

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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