La Cina nel mondo: diplomazia, economia e politica

Recensione di Marco Centaro – Vision & Global Trends. Progetto Società Italiana di Geopolitica
Il volume “La Cina nel mondo: diplomazia, economia e politica”, curato da Fabio Massimo Parenti, viene pubblicato da Callive, 2025, Collana Orizzonti d’Eurasia, in un contesto di importanti trasformazioni nelle relazioni di potere internazionali. Esso non solo permette di accedere a letture critiche e approfondite delle dinamiche che interessano il tanto temuto Dragone, ma si àncora al presente geopolitico e contestualizza il ruolo che la Cina gioca e tenterà di giocare in futuro sull’arena globale.
Rappresentata con diffidenza e talvolta timore (se non paura) nei media tradizionali, la Cina resta un Paese incompreso e sconosciuto sotto moltissimi aspetti. La sua continuità storica è addirittura millenaria, a livelli che tutt’oggi restano quasi incomparabili nel Mondo. Eppure, molto nel corso della storia è cambiato, plasmando e riplasmando l’identità cinese fino a quella che intravediamo e percepiamo al giorno d’oggi. La Cina e il suo popolo, tuttavia, non sono gli unici ad aver subito profondi cambiamenti.
Le relazioni tra comunità, Stati e governi si sono evolute nel tempo fino ad arrivare ad una contemporaneità in cui l’interconnessione e l’interdipendenza collidono con una nuova realtà conflittuale spesso definita “multipolare”. Ed è proprio su questo sfondo che il volume tenta di offire una panoramica diversa, proponendo al lettore una prospettiva il meno possibile filtrata e volta a far comprendere nel profondo come si pone la Cina nel XXI secolo, com’è cambiata la sua diplomazia nel tempo e su quali pilastri concettuali essa è fondata.
In particolare, nel lavoro vengono racchiusi i contributi di esperti e profondi conoscitori del mondo cinese, i quali hanno presentato le rispettive ricerche in occasione dell’omonimo seminario tenutosi a Roma il 3 ottobre 2024 presso lo studio legale Advant NCTM, un’organizzazione all’avanguardia nel connettere servizi tra Occidente e Oriente.
Nel volume, come nei contributi, una delle parole chiave è diplomazia, che al giorno d’oggi riecheggia in sottofondo mentre in primo piano le testate giornalistiche discutono di competizione, guerre e riarmi. Alberto Cossu e Tiberio Graziani, al contrario, invertono questa tendenza, volendo sottolineare il carattere resiliente e millenario della diplomazia cinese, profondamente ancorata a valori pacifici risalenti a oltre duemila anni fa.
I fondamenti di tale complessa arte vengono quindi ripercorsi lungo i secoli e tinteggiati secondo le diverse occorrenze storiche che ancora oggi si riverberano nella condotta dei preparatissimi diplomatici cinesi.
Al giorno d’oggi, Pechino si fa portavoce di un pensiero che riflette la propria antica tradizione e che tenta di diffondere un’ideale di diplomazia basato sul dialogo, la negoziazione e il multilateralismo. Nonostante i lunghi decenni di isolamento, la Cina del XXI secolo diventa un attore cardine nella scacchiera globale, scegliendo di prendere parte ai relativi giochi percorrendo la via della pace e della risoluzione dei conflitti. Data la sua crescente influenza nella sfera economica e politica, Pechino può adesso proporre la sua visione di ordine globale basata su concetti ben precisi: cooperazione su modello win-win; non interferenza negli affari interni; multilateralismo; cooperazione tra Stati inclusiva e rappresentativa.
La Cina del nuovo millennio, spiega il giornalista Thomas Fazi, fa del suo marchio di fabbrica il “conflict resolution”. Sfruttando un attivismo tipico di chi esercita la propria influenza per cambiare lo status quo, è in grado di proporre piani negoziali per portare allo stesso tavolo attori coinvolti in gravi ed annose ostilità: si ricordino le varie fazioni palestinesi, Iran e Arabia Saudita, ma anche Ucraina e Russia.
L’ideale cinese è dunque quello di una realtà internazionale globalizzata in cui tutti gli attori partecipano alle decisioni avendo pari peso e voce. Una visione di giustizia ed equità che rispecchia il passato cinese (certamente quello più recente) e che oggi attrae il cosiddetto Sud Globale ben più dei principi liberaldemocratici dell’Occidente. Il sempre più attivo blocco dei BRICS, oggi BRICS+ dato il recente allargamento, può essere letto attraverso questa lente.
Esso rappresenta un eccellente campo di prova per testare il modello cinese, potendo attraverso di esso raffinare le capacità diplomatiche e sperimentare l’approccio multilaterale che lo distingue. Paolo Giordani, direttore dell’Istituto Diplomatico Internazionale, ci ricorda che l’espansione cinese genera sì preoccupazioni tra alcuni Paesi membri del BRICS, ma anche che grazie a tale consesso è possibile fornire una piattaforma attraverso cui coordinare gli sforzi diplomatici unendo le forze in contesti più ampi come presso le Nazioni Unite.
Infatti, la diplomazia cinese mantiene un profilo decisamente in linea con i principi dell’ONU, e ciò viene particolarmente rimarcato dagli sforzi che il Dragone compie nel portare avanti la propria decarbonizzazione. Non a caso, il ruolo di primo piano vantato dalla Cina sul palco della realtà internazionale viene rinforzato dall’enorme impegno di Pechino nel conformarsi agli obiettivi dell’agenda 2030 in tema ambientale.
In questo ambito, come spiegato nel capitolo proposto da Demostenes Floros, la Cina diventa la locomotiva della transizione verde, in grado di convertire efficacemente (ma soprattutto rapidamente) parte del proprio settore energetico a favore di una produzione eco-friendly che gradualmente si allontana dal combustibile fossile.
Il contributo del ricercatore, in aggiunta, aiuta a comprendere con quali bias oggi vengano effettuati i calcoli sui Paesi maggiormente inquinanti, dimostrando che il risultato può variare a seconda della prospettiva con cui vengono analizzati gli indici di emissioni di anidride carbonica.
Di nuovo, la Cina viene percepita negativamente in questo ambito, senza che venga tenuta in conto la leadership nello sviluppo (ma anche impiego) di tecnologia volta alla produzione sostenibile di energia. I settori eolico, solare e nucleare sono in forte crescita sia internamente sia per quanto riguarda l’export, segno che la Cina contribuisce attivamente alla propria transizione nonché a quella mondiale.
Non si dimentichi però, e qui è Federico Giuliani ad intervenire, il settore automobilistico: è senza dubbio rimarchevole l’attivismo cinese nel proporre ai mercati europei e globali un’alternativa economica al trasporto a combustione, e ciò attraverso un’intensa produzione di veicoli elettrici (EV) che facilitano la riduzione di emissioni.
La Cina nel mondo contemporaneo, dunque, costituisce un attore che deve essere non solo riconosciuto per la sua crescente influenza, ma che deve anche essere necessariamente conosciuto al fine di comprenderne i valori nonché le ambizioni per il futuro. Indubbiamente, molte problematiche in politica interna ed estera compongono il complesso puzzle cinese, ma non ci si dovrebbe allontanare da uno sguardo critico, dal momento che solo attraverso un approccio il più possibile oggettivo è possibile dialogare con la Cina e risolvere, in maniera collettiva, le contingenze che più preoccupano.
Il volume costituisce un importante contributo a tal fine, volto a promuovere i diversi aspetti positivi della realtà politica, economica e diplomatica di Pechino, particolarmente in un contesto in cui gli elementi negativi vengono maggiormente risaltati. Diffondere una cultura sempre più consapevole e aperta a ciò che appare distante (non solo geograficamente) è senza dubbio uno sforzo a contrasto dell’istinto competitivo e conflittuale che affligge le relazioni internazionali contemporanee. Tale volume rappresenta sicuramente un passo in questa direzione.
Scheda
La Cina nel Mondo. Diplomazia, Economia, Politica
A cura di Fabio Massimo Parenti – Contributi di: Alberto Cossu, Thomas Fazi, Demostenes Floros, Paolo Giordani, Federico Giuliani, Tiberio Graziani
Edizioni Callive/Media&Books, 2025, collana Orizzonti d’Eurasia, pagg 64, € 16
ISBN 979128148174 – ISSN 3035-3831

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