La Ue apre all’industria turca. La Grecia protesta ma anche l’Italia dovrebbe preoccuparsi

 

Il ministro della Difesa greco, Nikos Dendias, ha ieri forti riserve sul potenziale coinvolgimento della Turchia nello strumento europeo SAFE il fondo creato per sostenere la spesa nella difesa comune.

Dendias ha ammonito che la partecipazione al programma della Turchia potrebbe costituire un rischio per l’integrità dell’Unione europea.

“L’Europa deve fondarsi su principi condivisi e su una comprensione comune delle minacce al suo stile di vita, altrimenti rischia di danneggiare sé stessa“, ha affermato Dendias durante un evento a Sparta ripreso dal quotidiano Kathimerini.

“Che senso ha il dialogo interno all’Ue sui pericoli rappresentati dai Fratelli Musulmani, quando l’Europa finanzia contemporaneamente coloro che ne condividono il quadro ideologico e che minacciano e occupano il territorio europeo?”, ha affermato Dendias, riferendosi all’occupazione, sostenuta da Ankara, della parte nord dell’isola di Cipro. Menzionando la potenziale partecipazione della Turchia al SAFE, Dendias ha avvertito che il programma potrebbe finire per diventare una “porta sul retro” per entrare nell’Ue.

Il ministro ha inoltre ribadito la posizione di Atene, secondo la quale il coinvolgimento di Ankara nel SAFE deve essere soggetto a condizioni rigorose, tra cui il ritiro del “casus belli”, ovvero una motivazione per dichiarare guerra alla Grecia, deciso dalla Turchia nel 1995, nel caso in cui Atene estenda unilateralmente le proprie acque territoriali oltre le sei miglia nautiche nel Mar Egeo.

“Se si procede senza che il parlamento turco revochi formalmente il casus belli, nonostante la chiara posizione del primo ministro greco e le obiezioni giuridicamente fondate del Parlamento europeo, la situazione diventa particolarmente preoccupante”, ha affermato Dendias ricordando che Ankara chiede un miglioramento del meccanismo SAFE.

“Abbiamo trasmesso la nostra richiesta di condizioni più favorevoli per le nostre industrie della difesa” hanno dichiarato Fonti del Ministero degli Esteri turco aggiungendo che “la soddisfazione della Turchia è una prova di sincerità per l’Unione Europea”.

Più nel dettaglio, fonti del Ministero degli Esteri turco hanno dichiarato a Euronews che “a seguito della pubblicazione del meccanismo SAFE, sono state intraprese iniziative con i membri e le istituzioni dell’UE per trasmettere la nostra richiesta di condizioni più favorevoli per la partecipazione di alleati NATO non appartenenti all’UE, tra cui la Turchia, a progetti di appalto congiunti nell’ambito di SAFE”.

In Italia non ci sono state al momento reazioni e Roma del resto non ha tensioni geopolitiche con Ankara con cui ha avviato anche una cooperazione nell’ambito dell’industria della Difesa, ben evidenziata dall’acquisto da parte di Baykar di Piaggio Aerospace.

Un’intesa che prelude a una stretta cooperazione con Leonardo nel settore dei velivoli unmanned (droni /UAV/loitering munitions) ma che di fatto apre il mercato europeo ai prodotti turchi realizzati sul territorio della Ue negli stabilimenti di Albenga.

Molto meno positiva per gli interessi italiani è invece l’intesa firmata il 14 maggio a Madrid tra I dirigenti di Turkish Aerospace Industries (TUSAS) e Airbus per lo sviluppo congiunto di un Integrated Training Systems (ITS-C) incentrato su un nuovo da addestramento avanzato per l’Aeronautica Spagnola che sostituirà i 19 vecchi velivoli Northrop SF-5M in servizio da oltre 50 anni.

L’accordo conferma l’interesse spagnolo per il velivolo turco da addestramento Hurjet già emerso nel 2024 e coinvolge un gruppo di 15 aziende spagnole (Team Spain composto da Aciturri, Aernova, Aertec, Airbus, Airtificial, Amper, Centum, Cesa, Clue, GMV, Grabysur, Indra, ITP, Grupo Oesía, Orbital e SENER).

L’Hurjet realizzato da TUSAS ed “europerizzato” da Airbus sarà quindi in grado di rispondere agli standard delle forze aeree spagnole e di competere sui mercati anche europei con l’M-346 di Leonardo.

Jet da addestramento supersonico biposto progettato per formare i piloti destinati a volare sui velivoli da combattimento, l’Hurjet ha volato per la prima volta nell’aprile 2023 ed è attualmente è in fase di sviluppo: progettato per raggiungere velocità fino a Mach 1.4, può  rivestire anche il ruolo di caccia leggero e dovrebbe entrare in servizio nell’Aeronautica Turca con i primi 4 esemplari quest’anno e ulteriori 12 nel 2026.

Il tenente generale Miguel Ivorra Ruiz, che sovrintende alla pianificazione dell’industria della difesa presso il Ministero della Difesa spagnolo, ha definito l’accordo come “un passo verso una solida, strategica e innovativa cooperazione industriale”, affermando che posizionerà le aziende spagnole al centro di un’iniziativa di portata internazionale.

In effetti il mercato degli addestratori avanzati è già ora molto ricco e crescerà ancora. Finora l’unico prodotto europeo è l’M346 di Leonardo ma presto Airbus disporrà, grazie alla cooperazione con la Turchia, di un concorrente di peso, prodotto in Europa e già acquisito da una forza aerea NATO/UE come quella spagnola.

“Questo accordo riflette l’ambizione di approfondire la cooperazione bilaterale in ambito industriale e di difesa e di rispondere alla crescente domanda operativa di soluzioni di addestramento per piloti di nuova generazione”, ha reso noto Airbus.

@GianandreaGaiani

Foto: Ministero Difesa Greco, Airbus, Piaggio Aerospace e Turkish Aerospace Industries

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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