Se per l’Enciclopedia Treccani a Bakhmut hanno vinto gli ucraini – AGGIORNATO

In seguito alla pubblicazione di questo articolo il 31 maggio Enciclopedia Treccani ha modificato il testo della pagina (vedi i dettagli in coda al testo)
Mentre imperversano da oltre tre anni gli allarmi per l’influenza della disinformazione russa e delle fake-news putiniane, uniti agli appelli per contrastarle adeguatamente che includono la censura dei media russi, scopriamo che per l’Enciclopedia Treccani la roccaforte di Bakhmut è ancora in mano alle truppe di Kiev che due anni or sono avrebbero quindi respinto l’offensiva russa.
Difficile pensare si tratti di un mancato aggiornamento poiché nel testo si fa riferimento alla “riconquista ucraina” della città nel luglio 2023 (che non è mai avvenuta), due mesi dopo la sua caduta in mani russe.
Possibile che si tratti di un falso storico dovuto a un eccesso di simpatia per la causa ucraina? Fatte le debite proporzioni, come reagiremmo se leggessimo sulla stessa prestigiosa enciclopedia (o altrove) che a El Alamein hanno trionfato gli italo-tedeschi? O che a Stalingrado la 6a armata di Friederich Paulus ha sbaragliato l’Armata Rossa e preso la città? O che a Okinawa i marines sono stati ributtati in mare dai giapponesi? Oppure che in Vietnam le truppe statunitensi hanno conquistato Hanoi?
Di certo quanto si legge sulla prestigiosa Treccani on-line circa la battaglia di Bakhmut solleva non poche perplessità (oltre a qualche ilarità), specie se valutiamo la vicenda alla luce della feroce e implacabile campagna condotta in Italia e in Europa contro la propaganda del Cremlino.
Alla voce “Bakhmut”, la cittadina ucraina del Donbass espugnata dalle truppe di Mosca e dai contractors del Gruppo Wagner nel maggio 2023, la Treccani ci sorprende per la superficialità e le inesattezze storiche riportate circa i recenti eventi bellici (qui sotto il testo completo) leggibile anche a questo link.
“Bakhmut (Bachmut) Città dell’Ucraina (71.094 ab., stima 2022). Ubicata nel settore settentrionale del Paese, 89 km a nord della città di Doneck, nella oblast’ omonima (Donbass), lungo le rive del fiume da cui prende nome, è il centro amministrativo del distretto omonimo. Nota dal 1924 al 2016 con il nome di Artemivsk (ucraino) o Artyomovsk (russo), e menzionata dalle fonti storiche a partire dal 1571, sotto l’impero russo è stata la capitale della Slavo-Serbia (1753-64). Occupato dalle truppe naziste durante la seconda guerra mondiale, il centro urbano è stato teatro di un sanguinoso massacro in cui persero la vita centinaia di ebrei.
Tornata sotto il controllo sovietico nel 1943, Bakhmut è divenuta importante centro industriale nelle filiere alimentari e metallurgiche, e per l’estrazione di sale dalle cave di Soledar, note fin dal 18° secolo. Nel corso del conflitto russo-ucraino esploso nel 2022 la città è stata sottoposta a ripetuti attacchi, divenendo epicentro dell’offensiva russa e della strenua difesa delle milizie ucraine, arrivando a essere controllata nel suo settore orientale dalle forze nemiche ed essendo riconquistata dall’esercizio ucraino nel luglio 2023″.
Superfluo ricordare ai nostri lettori che Bakhmut cadde completamente in mano russa il 20 maggio 2023 e durante la fallita controffensiva ucraina sviluppatasi tra giugno e novembre di quell’anno le truppe di Kiev conseguirono qualche progresso sulle alture a nord e a sud della città durante l’estate, per venire poi ricacciate dai russi senza che avessero mai ripreso il controllo di un solo quartiere del centro urbano.
I fatti, piacciano o meno, sono solo questi: Bakhmut venne completamente conquistata dalle forze russe (non solo “nel suo settore orientale”) e l’esercito ucraino non ne ha mai ripreso il controllo.
Per chi avesse ancora dubbi pubblichiamo qui sotto una dettagliata mappa dell’Institute for the Study of the War (think-tank americano smaccatamente tifoso dell’Ucraina) risalente al 7 maggio che mostra come oggi Bakhmut si trovi ben addentro le retrovie delle linee russe nella regione di Donetsk. Peraltro, nelle ultime tre settimane il fronte si è spostato ancora più a ovest.
Potremmo chiederci se a due anni dalla caduta della città nessuno presso la prestigiosa enciclopedia fondata nel 1925 da Giovanni Treccani si sia accorto dell’errore nonostante tali inesattezze siano già state segnalate su alcuni social media nel gennaio 2024, evidentemente senza che qualcuno abbia ritenuto necessario correggere quel testo.
Sorvoliamo su altre espressioni discutibili, come l’uso della parola “milizie ucraine” quando in realtà la città venne difesa da truppe dell’Esercito regolare e di quello Territoriale, cioè da reparti militari non da miliziani.
Dopo aver visto riscrivere dal 2022 pagine e pagine di Wikipedia e altri siti per rendere digeribile la figura di Stepan Bandera, leader nazista dell’Ucraina alleata del Terzo Reich, o ammorbidire i toni sulla strage dei “filorussi” a Odessa del 2014, l’unica certezza è che se quanto si legge sulla Treccani a proposito di Bakhmut fosse stato scritto a favore di Mosca, cioè nascondendo sconfitte subite dai russi, in tanti avrebbero lanciato moniti contro le fake-news e la disinformazione putiniana con le immancabili liste di proscrizione dei filo-russi e schiere di politici e opinionisti pronti a chiedere drastiche censure.
Per farci un’idea solo di una parte della mole di baggianate propinateci fino ad oggi dalla propaganda ucraina, NATO e Ue diffusa a piene mani dai nostri media, vale sempre la pena ascoltare le compilation realizzate da Marco Travaglio, contenenti dichiarazioni propagandistiche rivelatesi del tutto inattendibili e infondate, da ricordare ogni volta che sentiamo lanciare l’allarme per la “disinformazione russa” quando sembra in realtà molto più preoccupante la nostra, tenuto anche conto che Italia ed Europa sono democrazie e non sono in guerra.
Dopo oltre tre anni di bugie di guerra, deprime ulteriormente constatare come non ci si possa fidare più nemmeno della “mitica” Enciclopedia Treccani, per generazioni considerata garanzia di autorevolezza.
Immagini: Twitter, ISW e Gruppo Wagner
Aggiornamento
In seguito alla pubblicazione di questo articolo il 31 maggio Enciclopedia Treccani ha modificato la pagina con questo nuovo testo:
“Durante il conflitto russo-ucraino esploso nel 2022 la città è stata sottoposta a ripetuti attacchi, divenendo epicentro dell’offensiva russa e della strenua difesa delle milizie ucraine; controllato interamente dalle forze nemiche dall’inverno 2023-24, nonostante la controffensiva ucraina che nei mesi precedenti aveva registrato alcuni progressi, l’insediamento è stato quasi totalmente distrutto nel corso dei combattimenti”.
Leggi anche:
Ucraina: senza un bagno di realismo il negoziato resta al palo

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.