Siria in fiamme: gli USA chiudono 3 basi e riducono la presenza militare

Gli Stati Uniti stanno chiudendo 3 delle 8 otto basi operative nella Siria nordorientale, riducendo la loro presenza militare da 2.000 a 1.400 soldati. Le basi che vengono abbandonate sono il Mission Support Site Green Village, la MSS Euphrates e una struttura più piccola, la cui denominazione non è stata resa nota ma che potrebbe essere la base istituita presso i pozzi petroliferi Conoco.
Il comando statunitense dell’Operazione Inherent Resolve, con quartier generale in Iraq deciderà entro 60 giorni se ridurre ulteriormente la presenza di truppe secondo quanto riportato da fonti governative al New York Times a metà aprile.
Nonostante la riduzione, l’esercito statunitense continuerà a supportare le Forze Democratiche Siriane (SDF), un’alleanza a guida curda che controlla la Siria nordorientale, nelle operazioni contro lo Stato Islamico.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha “espresso profondo scetticismo” sul mantenimento di una qualsiasi presenza militare in Siria e del resto già durante il suo primo mandato aveva espresso la determinazione a ritirare le forze statunitensi dalla Siria la cui presenza è fuori da ogni legittimazione internazionale poiché non autorizzate né dal governo di Damasco (quello di Bashar Assad e l’attuale) né da un mandato delle Nazioni Unite.
In Siria restano invece operative, anche se con forze ridotte, le basi russe di Tartus (navale) e Hmeymim (aerea) dopo che Mosca ha assicurato sostegno e cooperazione al nuovo leader siriano, Ahmad al-Sharaa.
Fonti dell’agenzia di stampa Bloomberg hanno riferito che Mosca è vicina a un accordo con il nuovo governo siriano per mantenere una presenza militare limitata in cambio del supporto alle operazioni anti-Stato Islamico nella Siria orientale.
Il ritiro statunitense da alcune basi in Siria Orientale è stato incoraggiato anche dalla caotica situazione nel Paese arabo dove continuano le incursioni aeree israeliane che persegue la distruzione delle residue capacità militari determinate dagli arsenali in possesso delle forze di Bashar Assad e oggi in mano agli ex ribelli sostenuti dalla Turchia.
I raids di queste ore avrebbero distrutto batterie di missili terra-aria, un sito militare e cannoni antiaerei in grado di ostacolare i velivoli israeliani che considerano il territorio siriano “un’autostrada” per colpire l’Iran.
Gli attacchi israeliani si sono intensificati dopo i sanguinosi scontri vicino a Damasco e nel sud del Paese che nei giorni scorsi hanno provocato la morte di cento persone, tra cui civili, della comunità drusa siriana, protetta dallo Stato Ebraico che ha occupato la regione drusa nel meridione siriano.
Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha promesso ai leader drusi che le forze militari israeliane (IDF) saranno al loro fianco se le milizie jihadiste di Ahmed al-Sharaa (al-Jolani) continueranno ad assassinarli e umiliarli.
Gli ultimi raid delle forze aeree israeliane si sono concentrati nella provincia nord-occidentale di Hama e alla periferia di Damasco. La decisione di colpire i sistemi d’arma strategici siriani, prima ancora che per aiutare i drusi, nasce dal timore che al Jolani inizi a reclutare ex militari di Assad nel nuovo esercito che sta costituendo, veterani in grado di utilizzare armi quali i missili terra-aria che in passato ha usato anche contro i velivoli di Israele che violavano regolarmente lo spazio aereo siriano.
Subito dopo la caduta del regime di Bashar Assad le forze aeree israeliane hanno distrutto la gran parte delle forze aree, missilistiche e dei mezzi corazzati dell’Esercito Arabo Siriano.
Dopo l’intervista rilasciata da al Jolani ad Al-Jazeera, in cui dichiarava che sarebbe stato “felice di riportare i drusi sulla retta via”, ovvero sulla corretta corrente dell’Islam, Israele ha intensificato le operazioni in Siria rafforzando le truppe che controllano il sud del paese a protezione dei drusi, popolazione musulmana della setta sciita-ismailita minacciata dai miliziani sunniti del nuovo governo siriano e dai movimenti jihadisti dello Stato Islamico che operano nella città meridionale di Daraa.
Ieri un’operazione speciale israeliana ha visto un elicottero trasportare aiuti umanitari ai drusi della provincia di As-Suwayda, nel sud della Siria, come ha confermato un funzionario della sicurezza alla stampa israeliana, precisando che è la prima volta che un mezzo militare agisce a 70 chilometri dal confine.
Foto: truppe statunitensi in Siria (US Army)

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