Ucraina: i campi di battaglia e le ipotesi circa gli sviluppi futuri

Mentre continua lo scambio di prigionieri che dovrebbe riportare a casa un migliaio di militari ucraini e altrettanti russi (tra i quali 70 civili condannati in Ucraina per collaborazionismo con Mosca, come ha riferito ieri il Kyiv Independent), le autorità russe hanno confermato che al termine dello scambio di prigionieri Mosca a Kiev presenterà una bozza di accordo per raggiungere il cessate il fuoco.
“Tra pochi giorni la Russia consegnerà all’Ucraina l’annunciata bozza del memorandum che contiene le condizioni di Mosca per giungere a un cessate il fuoco”, ha dichiarato a Zvezda Tv il vicepresidente del Senato russo, Konstantin Kosachev. I contenuti del documento, la cui stesura è “nello stadio finale e molto difficilmente saranno resi pubblici in questa fase” in quanto “si tratta di un processo negoziale difficilissimo e delicatissimo da molti punti di vista”.
Le condizioni poste da Mosca sono note e sono già state respinte dall’Ucraina:
- la neutralità dell’Ucraina
- la rinuncia di Kiev a ospitare truppe e basi straniere, a possedere armi di distruzione di massa e a chiedere risarcimenti alla Russia
- il riconoscimento da parte dell’Ucraina e della comunità internazionale dell’annessione alla Russia di Crimea, Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhia
- il ritiro immediato delle forze di Kiev da queste regioni
Russi ancora all’attacco
Sui campi di battaglia i russi hanno cominciato a intensificare le operazioni. Nelle ultime 36 ore diversi centri abitati sono caduti nelle mani dei russi.
Le truppe di Mosca hanno conquistato Yunakovka e ieri la cittadina di Loknya, nella regione ucraina di Sumy. Nei giorni scorsi Vladimir Putin ha ribadito la volontà di costituire una fascia di sicurezza lungo le regioni di confine tra Ucraina e Russia che assicurerebbe ai russi il controllo di territori ucraini per una profondità sufficiente a scongiurare bombardamenti di artiglieria e sconfinamenti negli oblast russi di Belgorod, Bryansk e Kursk, anche negli ultimi oggetto di falliti tentativi di penetrazione da parte delle forze ucraine.
Nell’ambito di questa operazione il 23 maggio il ministero della Difesa russo ha riferito di aver conquistato il villaggio di Radkovka, a nord est di Kupyansk, nella regione di Kharkiv ai cui confini settentrionali i russi avrebbero schierato (nell’oblast di Belgorod) oltre 50 mila militari secondo fonti militari ucraine.
Non è chiaro se tali forze avranno l compito di conquistare e presidiare la “fascia di sicurezza” lungo la frontiera ma in territorio ucraino e se avranno il compito di puntare sulla città di Kharkiv (Kharkov per i russi).
Nella regione di Donetsk il 23 maggio Mosca ha rivendicato la conquista degli insediamenti di Stupochki e Otranoye a pochi chilometri da Chasov Yar, ormai quasi totalmente in mano ai russi, e a meno di 6 chilometri dalla periferia della roccaforte ucraina di Kostantinovka, centro industriale la cui caduta aprirebbe la strada alle operazioni contro l’ultima linea di difesa ucraina nella regione di Donetsk, nelle roccaforti di Slavyansk e Kramatorsk.
Un’area che i blogger militari russi considerano estremamente fortificata dalle forze armate ucraine fin dal 2014. Le città, situate in un’ampia pianura, sono costellate di aree fortificate, aree urbane trasformate in fortezze e bunker con linee difensive che si allargano a diversi insediamenti situati in periferia fino ai villaggi di Raygorodok o Vasyutinsky.
Diversi impianti industriali sono utilizzati come depositi di munizioni e postazioni per il tiro di artiglieria e lanciarazzi campali MLRS. Per questo gli analisti militari russi ritengono che la conquista di Slavjansk e Kramatorsk richiederà molto tempo, il completo isolamento dei centri urbani e l’impiego di molte forze ben strutturate ed equipaggiate. Qualcosa di simile ad Avdiivka ma su scala più ampia riferisce Slavyangrad.
Più a occidente, a sud ovest di Pokrovsk (dove i rissi avanzano ai lati della città dopo aver raggiunto la periferia meridionale), le forze di Mosca hanno conquistato Bondanivka e raggiunto per la prima volta il confine con la regione di Dnipropetrovsk in un’area da cui gli ucraini hanno iniziato nei giorni scorsi a evacuare i civili da numerosi insediamenti.
Attacchi in profondità
Mosca sta intensificando anche i bombardamenti in profondità con missili da crociera, balistici e droni su diverse aree. Nel settore di Kiev sembrano essere sotto tiro stabilimenti industriali della società aeronautica Antonov che produce missili e droni. Secondo il Ministero della Difesa russo nel mirino degli attacchi condotti con missili Iskander e droni Geran-2 la notte tra il 23 e il 24 maggio c’erano anche un centro per la guerra elettronica e una postazione di missili da difesa aerea Patriot.
Nel sud il porto di Odessa sarebbe stato invece colpito il 23 maggio con diversi missili Iskander-M diretti contro una nave portacontainer che trasportava forniture militari, ha riferito ieri il ministero della Difesa russo.
La fonte ha precisato che sono stati colpiti circa cento container “con carico militare, inclusi veicoli aerei e di superficie senza pilota e munizioni. Questi colpi hanno provocato una detonazione secondaria delle munizioni e dei container scaricati in banchina, e un vasto incendio”.
Gli Iskander-M a propellente solido sono in grado di colpire obiettivi a oltre 400 chilometri di distanza e di eludere le difese anti-missile grazie a una traiettoria variabile nella fase terminale del volo e all’impiego di esche e contromisure anti-missile.
Il colonnello Yuriy Ignat, a capo della comunicazione del Comando dell’Aeronautica Ucraina, ha riferito che l’aggiornamento di questi missili russi rende meno efficaci i sistemi antiaerei ucraini inclusi i Patriot.
Le valutazioni di JP Morgan
Circa l’andamento del conflitto e i suoi possibili esiti nei giorni il Centro per il Rischio Geopolitico della banca d’investimento JP Morgan ha reso noto un rapporto in cui si prevedono quattro possibili scenari nei prossimi mesi.
- Il presidente Zelensky non otterrà né l’adesione alla NATO né il pieno ripristino del territorio ucraino. Tuttavia, se riuscisse a garantire una forza di sicurezza europea interna, sostenuta da una promessa americana di assistenza e supporto di intelligence, l’80% dell’Ucraina ancora sotto il controllo di Kiev si troverebbe su una traiettoria molto più stabile, prospera e democratica. La decisione dell’Occidente di utilizzare i circa 300 miliardi di dollari congelati in beni sovrani russi darebbe anche un buon inizio alla ricostruzione in Ucraina. Probabilità 15 per cento.
- Un forte e duraturo supporto militare ed economico, senza una significativa presenza di truppe straniere, probabilmente offrirebbe comunque all’Ucraina lo spazio per trasformarsi in una fortezza, perseguire la modernizzazione militare e, infine, stabilire un proprio deterrente. Ma la guerra sarebbe sempre alle porte. Putin avrebbe comunque bisogno di ottenere sufficienti benefici economici (inclusa la soppressione delle sanzioni) e di un rapporto più solido con gli Stati Uniti. Probabilità 20 per cento.
- In assenza sia di truppe straniere che di un forte supporto militare, l’Ucraina sperimenterà una continua instabilità, una crescita e una ripresa stentate, un sostegno straniero in calo nel tempo e l’effettivo deragliamento della sua integrazione occidentale (ovvero l’adesione all’UE e alla NATO), con un graduale ritorno nell’orbita russa. Probabilità 50 per cento
- Se gli Stati Uniti abbandonassero l’Ucraina – o fossero percepiti come se stessero cambiando schieramento – e l’Europa non intervenisse, la Russia si atterrebbe alle sue richieste massimaliste e cercherebbe la totale capitolazione dell’Ucraina, trasformando il Paese in uno stato vassallo di Mosca. In questo scenario, la Russia avrebbe di fatto vinto la guerra, diviso l’Occidente e sconvolto irrevocabilmente l’ordine mondiale del dopoguerra. Probabilità 15 per cento.
Il rischio di collasso militare ucraino
Daniel L. Davis, ufficiale statunitense non più in servizio attivo e attento analista del conflitto in Ucraina per il sito 19fortyfive (già noto ai nostri lettori), ha evidenziato in un recente articolo considerazioni sulle operazioni militari aderenti a quanto da tempo sostenuto da Analisi Difesa.
“La guerra non è in una situazione di stallo, ma i russi continuano a vincere sul campo. La scorsa settimana il New York Times ha rivelato che nei 16 mesi precedenti i russi avevano conquistato 1.826 miglia quadrate (2.940 chilometri quadrati – NdR) di territorio ucraino.
L’articolo ammetteva che le perdite ucraine avrebbero potuto avere conseguenze catastrofiche, osservando che nelle “guerre di logoramento, i progressi incrementali possono presagire una svolta, se la parte perdente esaurisce truppe e munizioni e le sue linee difensive alla fine crollano”.
Nei giorni scorsi, il comandante della 47ª Brigata Meccanizzata d’élite in Ucraina si era dimesso perché “la stupida perdita di personale, il tremore di fronte a generali stupidi, non porta ad altro che fallimenti”, mentre la leadership ucraina aveva licenziato il comandante della 59ª Brigata.
Se Zelensky e i suoi sostenitori europei credono che l’esercito ucraino sotto assedio possa continuare a combattere all’infinito, perdendo migliaia di soldati ogni mese, e che non ci sarà mai una rottura nelle linee – o una rivolta delle truppe – stanno giocando, perdonate il gioco di parole, alla roulette russa. Nessuno può subire questo tipo di perdite e combattere come un robot per sempre.
Si consideri anche il fatto che, una volta esaurito il pacchetto di aiuti da 61 miliardi di dollari di Biden a partire da maggio 2024, non arriveranno più aiuti americani. L’Europa chiaramente non può compensare da sola l’assenza di aiuti militari americani. Pertanto, potenzialmente entro pochi mesi, la matematica del campo di battaglia inizierà a pesare sempre di più sulla parte ucraina, mentre la Russia continuerà a rafforzarsi e a crescere militarmente.
Un crollo della capacità dell’Ucraina di difendere il proprio paese diventa sempre più probabile con l’avvicinarsi della stagione estiva dei combattimenti. L’unica cosa che abbia senso, sia a livello militare che diplomatico, a questo punto è riconoscere la dura verità che non esiste una via per il successo ucraino.
L’Occidente nel suo complesso non ha la capacità o la leva per costringere la Russia a fare concessioni. Se continuiamo a credere che parole forti fermeranno le forze armate russe, rendiamo inconsapevolmente più probabile lo scenario da incubo per Kiev e Bruxelles: la sconfitta militare dell’Ucraina”.
Caduti: i numeri di Kiev e WarTears
In conclusione, per quel che possono valere in fatto di attendibilità, riportiamo gli ultimi dati diffusi da due diverse fonti circa i caduti dall’inizio della guerra.
Lo stato maggiore delle Forze Armate ucraine ha riferito il 24 maggio che la Russia ha perso circa 979.830 soldati (morti e feriti) dall’inizio della guerra, il 24 febbraio 2022.
Il sito ucraino WarTears riferisce invece che i caduti ucraini da inizi guerra al 22 maggio sarebbero 721.654 mentre i militari prigionieri dei russi vengono stimati in 15.759 e le truppe in servizio attivo con le forze ucraine in 492.727.
Foto: TASS, Telegram e Forze Armate Ucraine
Mappe: Institute for the Study of the War

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.