“Volenterosi” sulla pelle degli ucraini: Il direttore di Analisi Difesa a “Il Contesto”

Riprendono i negoziati tra rappresentanti russi e ucraini a Istanbul, la stessa sede in cui oltre tre anni fa era stato trovato un accordo di massima – poi naufragato – per porre fine al conflitto.
Il presidente Trump ha espresso cauto ottimismo per gli sviluppi in corso, puntualizzando che nulla di significativo potrà accadere fintantoché non incontrerà di persona il suo omologo russo Putin. Per il momento, si è limitato ad affidare a Erdoğan le redini delle trattative, da cui rimangono completamente esclusi gli europei.
Sotto il coordinamento del “quartetto” formato da Macron, Merz, Starmer e Tusk, gli europei si erano spinti a intimare a Mosca di proclamare una tregua di 30 giorni entro il 12 maggio, pena l’imposizione di nuove sanzioni che non sono poi state irrogate nonostante il Cremlino abbia seccamente respinto l’ultimatum e deriso l’atteggiamento infantile degli europei.
Nel corso di una recente intervista televisiva, il cancelliere Merz ha illustrato il nucleo concettuale del piano che il governo di Berlino ha predisposto, in collaborazione con l’Unione Europea, per continuare a sostenere la difesa ucraina fino alla fine della guerra, che a suo avviso dovrebbe verificarsi “per sfinimento” dell’esercito russo.
«D’ora in poi – ha spiegato Merz – l’Ucraina sarà armata a tal punto che Putin non potrà più continuare». Macron, di contro, ha dichiarato che «abbiamo dato all’Ucraina tutto quello che avevamo […]. Dal momento che l’Ucraina non entrerà nella Nato, offriamo garanzie alternative. Stiamo parlando di una forza deterrente: tutti gli alleati disposti a farlo – come il Regno Unito, la Francia e alcuni altri Stati – dispiegheranno le loro unità sul territorio ucraino, ma lontano dalla linea del fronte, in punti strategicamente importanti».
Medinsky ha specificato in proposito che «chi afferma che prima serve una tregua e poi i negoziati, non conosce la storia». Ed ha aggiunto: «in passato, abbiamo combattuto contro la Svezia per 21 anni. Per quanto tempo siete pronti a combattere voi? E Pietro il Grande sapete chi l’ha finanziato? L’Inghilterra e la Francia. La Svezia sarebbe ancora una grande potenza oggi se non fosse stato per quella guerra».
Ne parliamo (la mattina del 19 maggio) assieme a Gianandrea Gaiani, giornalista, saggista e direttore della rivista «Analisi Difesa».
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