Gli Stati Uniti ridurranno le basi militari in Siria

Gli Stati Uniti ridurranno la loro presenza militare in Siria a una sola base chiudendone sette e le politiche statunitensi cambieranno nel Paese “perché nessuna di esse ha funzionato” nell’ultimo secolo, ha affermato il nuovo inviato speciale degli Stati Uniti, Thomas Barrack, che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha nominato il mese scorso, poco dopo aver inaspettatamente revocato le sanzioni statunitensi alla Siria.
In un’intervista all’emittente turca NTV lunedì sera Barrack ha assicurato che “la nostra attuale politica sulla Siria non sarà minimamente paragonabile a quella degli ultimi 100 anni, perché nessuna di queste ha funzionato”.
L’esercito statunitense ha circa 2.000 soldati in Siria, principalmente nel nord-est. Stanno collaborando con le forze locali per impedire una rinascita dello Stato Islamico, che nel 2014 ha conquistato vaste aree dell’Iraq e della Siria, ma è stato successivamente respinto.

Ridurre il numero di basi da otto a una è stato un elemento importante di questo cambiamento, ha affermato, secondo la trascrizione di un’intervista.
Due fonti di sicurezza nelle basi in cui sono schierate le truppe statunitensi hanno riferito a Reuters ad aprile che equipaggiamenti e veicoli militari erano già stati spostati dalla parte orientale di Deir el-Zor e venivano concentrati nella provincia di Hasakah.
Una delle fonti ha affermato che il piano di consolidamento prevedeva il ritiro di tutte le truppe statunitensi dalla provincia di Deir el-Zor.
Un funzionario del Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che la presenza militare sarebbe stata ridotta “se e quando appropriato” in base alle condizioni, aggiungendo che le truppe vengono regolarmente calibrate in base alle esigenze operative e alle contingenze.

Barrack ha affermato che le Forze Democratiche Siriane Curde (SDF) erano un alleato degli Stati Uniti e un “fattore molto importante” per il Congresso degli Stati Uniti, e che anche indirizzarle verso l’integrazione in un nuovo governo siriano era molto importante. “Tutti devono essere ragionevoli nelle loro aspettative”, ha affermato.
Le SDF sono il principale alleato della coalizione statunitense contro l’ISIS in Siria. Sono guidate dalla milizia YPG, che Ankara considera un’estensione del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), fuorilegge. Il PKK ha deciso di sciogliersi il mese scorso, dopo un conflitto durato 40 anni con lo Stato turco.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato la scorsa settimana che le SDF stavano usando “tattiche dilatorie”, nonostante un accordo con il governo siriano per l’integrazione nelle forze armate siriane.

Le forze statunitensi hanno catturato un capo dello Stato Islamico in Iraq durante una serie di operazioni condotte tra il 21 e il 27 maggio contro vari obiettivi del gruppo terroristico in Siria. Lo ha riferito il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) sui suoi canali social.
In una dichiarazione, il CENTCOM ha indicato che le truppe statunitensi hanno ucciso due “agenti” dell’IS e catturato un leader del gruppo – sul quale non ha fornito ulteriori informazioni – durante le operazioni a Salah al-Din, Kirkuk e Falluja, nel nord dell’Iraq, dove hanno anche bonificato diverse località e sequestrato armi e munizioni.
Oltre a tale operazione, sono state condotte altre quattro operazioni in Iraq e una in Siria, che, secondo il Centcom, hanno contribuito a “deteriorare e compromettere” la capacita’ dell’Isis di ricostituirsi, organizzarsi e condurre azioni contro civili e forze militari nella regione. In Siria, le truppe statunitensi hanno catturato un “agente” dell’Isis, aggiunge il Centcom, senza fornire ulteriori dettagli.
Se gli USA puntano a ridurre basi e presenza militare in Siria, ls Turchia sembra volerla mantenere. Le forze armate turche per il momento rimarranno in Siria per addestrare e fornire assistenza alle nuove forze di difesa siriane, ha detto il 5 giugno il ministro della Difesa di Ankara, Yasar Guler, in alcune dichiarazioni rilasciate a media turchi.

“Abbiamo iniziato a fornire servizi di consulenza e addestramento militare, adottando al contempo misure per aumentare la capacità di difesa della Siria“, ha detto il ministro, senza però fornire dettagli su tali misure.
Secondo Guler è troppo presto per discutere di un possibile ritiro o trasferimento degli oltre 20 mila soldati turchi in Siria, spiegando che ciò potrà essere preso in considerazione soltanto quando il Paese raggiungerà la stabilità, la minaccia del terrorismo sarà rimossa completamente e “quando la sicurezza dei nostri confini sarà pienamente garantita”.
Il ministro turco si è poi soffermato sulle tensioni con Israele, affermando che tra i due Paesi stanno proseguendo i colloqui, definiti “incontri a livello tecnico per stabilire un meccanismo di risoluzione dei conflitti per prevenire eventi indesiderati” o conflitti diretti in Siria. La priorità principale di Ankara in Siria è preservarne l’integrità e l’unità territoriale e liberarla dal terrorismo, ha aggiunto il capo della Difesa.
(con fonti Reuters, AGI e Agenzia Nova)
Foto: truppe statunitensi in Siria (US Army)
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