I russi intensificano i bombardamenti in profondità sull’Ucraina

 

La notte tra sabato e domenica la Russia ha lanciato l’attacco più massiccio di sempre contro obiettivi militari e infrastrutture industriali ucraine impiegando, secondo fonti militari di Kiev, 477 droni d’attacco Shahed (Geran 2) e 69 missili da crociera e balistici.

Fonti russe riferiscono che l’attacco ha incluso missili da crociera Kh-101/Kh-55 lanciati da bombardieri Tu-95MS, missili Kalibr lanciati dal Mar Nero, missili ipersonici Kh-47M2  Kinzhal lanciati da velivoli Mig 31, missili balistici 9M723 Iskander-M e nordcoreani i KN-23.

Gli attacchi più intensi sono stati registrati a Leopoli e nella regione, nella regione di Zaporižhia, nella regione di Čerkasy, a Kremenčuk, a Nikolaev e nel Donbass. In diverse aree sono stati rilevati impatti e attacchi alle infrastrutture. A Zaporozhia e Kremenchug, le attività industriali sono state danneggiate e a Čerkasy sono state segnalate tre persone ferite.

L’attacco aereo – si legge nel post dell’Aeronautica Ucraina – è stato respinto dall’aviazione, dalle truppe missilistiche antiaeree, dalle unità di guerra elettronica e sistemi senza pilota e dai gruppi di fuoco mobili delle Forze di Difesa dell’Ucraina. Secondo i dati preliminari la difesa aerea ha neutralizzato 475 velivoli nemici.

Un numero probabilmente esagerato dal momento che le difese aeree ucraine hanno perso gran parte delle capacità di intercettare missili russi a causa della carenza dei missili antiaerei Patriot e NASAMS e dell’esaurimento di altre tipologie di missili da difesa aerea.

Non a caso al vertice NATO dell’Aia il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha strappato a Trump l’impegno a verificare se potrà fornire altri Patriot a Kiev. Zelensky ha ammesso la perdita di un aereo F-16 e la morte del suo pilota (il terzo a cadere più altri distrutti al suolo dai missili russi), ha accusato i russi di aver colpito obiettivi civili uccidendo persino un bambino ma non ha fatto cenno dei bersagli colpiti dal massiccio attacco russo. “L’Ucraina deve rafforzare la sua difesa aerea, lo strumento che meglio protegge le vite umane. Questi sono sistemi americani, che siamo pronti ad acquistare”, ha scritto Zelensky si X confermando che gli unici sistemi rivelatisi efficaci sono i missili statunitensi.

“Solo questa settimana sono stati lanciati più di 114 missili, oltre 1.270 droni e quasi 1.100 bombe plananti” ha lamentato Zelensky ma nessuno tra i suoi alleati è oggi in grado di fornire un numero rilevante di armi antiaeree. Anche i droni russi oggi volano a quote di oltre 2mila metri. Per abbatterli occorrono missili a corto raggio mentre le mitragliatrici si installate su veicoli 4×4 si rivelano efficaci solo se i droni sono a bassa quota.

Il ministero della Difesa di Mosca ha reso noto di aver colpito le strutture del complesso militare-industriale ucraino. “E’ stato effettuato un massiccio attacco con armi ad alta precisione e a lungo raggio, basate su aria, mare e terra, tra cui il sistema missilistico ipersonico Kinzhal, nonché veicoli aerei senza pilota, contro strutture del complesso militare-industriale e raffinerie di petrolio in Ucraina”, ha affermato in una nota.

“Tutti gli obiettivi designati sono stati colpiti” ha aggiunto il ministero motivando l’operazione come una risposta ai bombardamenti ucraini contro infrastrutture civili russe, precisando che Mosca colpisce regolarmente “luoghi di dispiegamento di personale, mezzi e mercenari ucraini, così come strutture dell’industria della difesa, del comando militare e delle comunicazioni”. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ribadito che “le forze armate non colpiscono edifici residenziali né strutture sociali”.

Con gli stabilimenti dell’industria della Difesa martellati ogni notte dai bombardamenti dei missili e dei droni russi, il governo di Kiev intende aprire linee di produzione di armi in diversi Paesi europei, come ha detto nei giorni scorsi il presidente Zelensky annunciando il programma “Build with Ukraine”.

L’Ucraina intende produrre vari tipi di droni, missili e, possibilmente, artiglieria in questi Paesi europei, a partire dalla Danimarca e poi in Norvegia, Germania, Gran Bretagna e Lituania.

La recrudescenza degli attacchi russi potrebbe venire messa in relazione anche alla rappresaglia pe gli attacchi subiti dai droni ucraini in due basi aeree dove sarebbero stati distrutti o danneggiati 4 cacciabombardieri Su-34 (a Marinovka, regione di Volgograd) e 3 elicotteri (in Crimea).

 

1.200 chilometri di fronte

Sui campi di battaglia i russi hanno continuato ad avanzare su diversi fronti nelle ultime settimane penetrando nella regione di Dnipropetrovsk, avanzando nella regione di confine di Sumy (dive gli ucraini hanno inviato rinforzi per tappare le falle nelle difese) ma guadagnano terreno anche nelle regioni di Kharkiv, Donetsk e sul fronte di Zaporizhia, che sembrava immobile da settimane.

Oggi i russi hanno infranto le linee nemiche intorno a Malinovka penetrando nel piccolo centro abitato (nella mappa qui sopra) dopo che nei giorni erano penetrati nei sobborghi meridionali di Mala Tokmachka.

Le truppe russe hanno assunto il controllo di otto comunità nella regione di Kharkov (Kharkiv per gli ucraini) nella Repubblica Popolare di Donetsk (DPR) nella settimana dal 21 al 27 giugno nell’ambito dell’operazione militare speciale in Ucraina, ha riferito venerdì il ministero della Difesa russo.

In una settimana le forze russe hanno attaccato 22 entri abitati nell’Oblast di Kharkiv secondo Oleh Synehubov, capo dell’Amministrazione militare regionale. Questi attacchi hanno ucciso 5 persone e ne hanno ferite altre 28 con i danni principali registrati a Kupyansk. La fonte come di consueto riferisce circa le vittime civili ma non  fa cenno di perdite o danni militari.

Il 26 giugno il comandante delle Forze armate ucraine, generale Olexandr Syrsky, ha reso noto che gli ucraini avevano fermato l’avanzata dei russi nella regione di Sumy attaccando lungo il confine il territorio russo nell’oblast di Kursk.

Secondo Syrsky, i russi puntano a “sfiancarci con il numero”. La linea del fronte si è estesa in pochi mesi del 20 per cento, ora è lunga oltre 1.200 chilometri e Sumy è diventata uno dei punti critici. Unità d’élite ucraine, come il gruppo Timur delle forze speciali Hur, sono state dispiegate nella regione per fermare l’avanzata russa che gode di una netta superiorità numerica in truppe, mezzi e potenza di fuoco mentre li ucraini lamentano anche la mancanza di linee di difesa adeguate.

Dopo l’avanzata russa l’artiglieria russa sta colpendo la periferia della città di Sumy con obici semoventi e lanciarazzi campali, come riportato dalla Pravda ucraina che cita fonti delle forze dell’ordine. Oggi il Wall Street Journal ha scritto che la Russia ha schierato 50.000 soldati nell’area intorno alla città di Sumy da cui distano meno di 19 chilometri, con un rapporto di circa tre a uno rispetto alle forze ucraine.

Il 3 giugno l’edificio dei servizi sicurezza interna (SBU) a Sumy erano stati colpiti, probabilmente da un missile, causando la morte anche di ufficiali stranieri secondo bloggers militari russi. Vittime tra militari di nazioni aderenti alla NATO vi sarebbero stati anche il 1° giugno nell’attacco russo all’aeroporto di Poltava sede di un comando della difesa aerea.

Attacchi missilistici avrebbero colpito il 6 giugno a Ternopil un deposito che conteneva circa 140 missili tra Storm Shadow, ATACMS e Patriot, secondo fonti citate da blogger russi e negli stessi giorni un attacco simile ha colpito l’aeroporto di Dubno con 3/5 missili Kinzhal e 10 missili da crociera Kh-101. Il numero e il tipo di armi impiegate indicherebbe che il bersaglio fosse di rilevante valore, probabilmente una sede di domando e controllo, velivoli da combattimento o batterie di missili da difesa aerea ucraini.

In maggio i russi hanno conquistato in media 14 chilometri quadrati di territorio al giorno (il ritmo più veloce registrato dal novembre 2024) e in giugno tale media potrebbe venire eguagliata anche se non c’è stata un’offensiva specifica in grande stile su un singolo fronte come gli ucraini e molti osservatori occidentali si attendevano in giugno.

Il britannico Telegraph, pur ammettendo successi russi nella regione di Donetsk, soprattutto tra Pokrovsk e Kostantynivka (due degli obiettivi chiave di Mosca), valuta che l’enorme volume di assalti non si è tradotto in progressi significativi sul campo di battaglia.

A inizio giugno le forze speciali russe avevano attaccato alcune piattaforme petrolifere ucraine nel Mar Nero in quanto vi erano stati installati sistemi di comunicazione satellitare e ripetitori radio che servivano per coordinare e controllare attacchi contro la Crimea condotti mediante droni navali ed aerei.

Secondo alcuni bloggers russi nel mese di giugno Mosca avrebbe schierato 695mila uomini in territorio ucraino e circa il 23% delle bombe lanciate e delle azioni offensive condotte avrebbero riguardato il settore di Sumy, nel quale si registra anche un intenso utilizzo di missili balistici Nord Coreani i cui lanciatori si trovano nella regione russa di Kursk.

 

La propaganda Occidente minimizza

Come vuole una regola ormai consolidata della propaganda filo-ucraina, a sostegno di ogni tesi improntata a sminuire la portata dei progressi russi scendono in campo politici e opinionisti e l’immancabile Institute for the Study of War (ISW), centro studi statunitense di ispirazione neocon dichiaratamente filo-ucraino e anti-russo ma che ha offre mappe molto accurate e interessanti del conflitto.

Per confutare l’impressione che i russi stiano continuando s conseguire successi, benché non decisivi, vengono solitamente spesi nell’agone mediatico, in gran parte favorevole ad accogliere ogni tipo di messaggio propagandistico filo-ucraino, i giovani ricercatori dell’ISW.

“I russi non hanno la capacità di dare il via a qualcosa di nuovo e distintivo in questo momento. L’offensiva estiva sarà solo la continuazione di ciò che hanno fatto in primavera”, ha dichiarato Angelica Evans, definita “analista esperta di Russia” presso l’ISW.

Affermazione che potrebbe venire smentita in ogni momento ma tesa soprattutto a rassicurare il pubblico occidentale che a fornire ipotesi sulle operazioni e i loro possibili sviluppi. Del resto Evans, come quasi tutti gli “esperti” dell’ISW, è giovanissima: si è laureata nel 2023.

Certezze granitiche ma fondate su chissà quali elementi concreti vengono espresse anche dalla propaganda filo-ucraina in Italia. Secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ospite della trasmissione “Morning News” su Canale 5, “l’Ucraina ha veramente una grande forza che è la voglia del popolo di difendere il proprio territorio. D’altronde i soldati russi vengono dall’estremo Oriente e dalla Siberia e non hanno nessuna ragione morale per combattere, mentre gli ucraini hanno una determinazione altissima perché difendono le loro case, le loro famiglie, le loro industrie. Quindi c’è veramente un grande senso di amore per la propria patria e sono molto più motivati rispetto ai soldati russi. Questo però non è sufficiente, servono gli aiuti che l’Ucraina deve ricevere dall’occidente”.

Se le cose stessero davvero come sostiene Tajani i russi non arruolerebbero oltre 30 mila militari a contratti al mese mentre gli ucraini devono arruolare a forza, con sprangate e pugni, gli uomini che trovano per strada. Sembra davvero strano che Tajani non abbia visto i video del reclutamento forzati degli ucraini, non sappia nulla degli altissimi tassi di diserzione e renitenza alla leva tra gli ucraini né abbia letto i report di molti ufficiali ucraini che ai giornali anglosassoni raccontano di truppe allo stremo.

Circa la consapevolezza degli ucraini circa l’andamento della guerra è utile leggere l’ultimo sondaggio reso noto il 27 giugno dal Centro per la Ricerca Sociale e di Marketing “SOCIS” con il Janus Institute for Strategic Studies and Forecasting e dalla pubblicazione “Barometer of Public Sentiment” che mostra come il 72,3% degli ucraini ritenga che la guerra debba essere risolta in qualche modo lungo l’attuale linea di contatto.

Il 55,7% sostiene “la ricerca di un compromesso con il coinvolgimento di leader stranieri per porre fine alla guerra”. Il 16,6% è favorevole a “una cessazione delle ostilità e un temporaneo congelamento del conflitto lungo l’attuale linea del fronte”.

Solo il 21,4% è favorevole alla continuazione della guerra. Di questi il 12,8% vuole combattere finché l’Ucraina non tornerà ai confini del 1991 e l’8,6% fino alle linee del 23 febbraio 2022, cioè senza riconquistare i territori in mano ai secessionisti all’inizio dell’invasione russa.

 

 

Obiettivi russi

Lasciando da parte la propaganda, l’impressione è che i russi abbiano impiegato il mese di giugno per aumentare la pressione sulle linee ucraine lungo tutto il fronte, ampliando la lunghezza delle linee a Sumy e Dnipropetrovsk con l’obiettivo di logorare ulteriormente le forze ucraine in grave carenza di truppe addestrate, armi e munizioni. Le manovre accerchianti russe puntano quindi ad aumentare i chilometri di trincee che gli ucraini devono presidiare oltre che a interrompere progressivamente le vie di fuga e rifornimento degli ucraini.

Il fatto che i russi mantengano ampie riserve pronte all’offensiva a Kharkiv e Zaporizhia non indica necessariamente che qui vi saranno grandi attacchi in luglio ma potrebbero avere lo scopo di costringere gli ucraini a mantenere in queste aree ampie riserve menbtre i russi attaccheranno altrove.

Gli obiettivi raggiunti dai russi possono avere anche risvolti economici. Il 26 giugno i russi hanno preso un villaggio vicino a Shevchenkove, nell’Ucraina orientale, a pochi chilometri da un importante giacimento di litio inutilizzato, secondo quanto riportato da un funzionario locale filo-russo citato da Reuters.

L’area si trova nei pressi del sito di Kruta Balka, uno dei più preziosi giacimenti di litio in roccia dura dell’Ucraina, sollevando un nuovo allarme sull’accesso a lungo termine dell’Europa a materiali critici per la transizione energetica. Il giacimento di Kruta Balka fa parte di un insieme di zone ricche di litio nell’Ucraina orientale e centrale, che in precedenza si stimava contenessero oltre 500.000 tonnellate di ossido di litio, secondo Radio Free Europe/Radio Liberty.

Questa risorsa era destinata a diventare un pilastro delle ambizioni europee in materia di produzione di batterie, offrendo un’alternativa al quasi monopolio cinese sulla fornitura di litio raffinato.

 

Mine antiuomo anche per Kiev

A conferma delle crescenti difficoltà militari ucraine Zelensky ha firmato ieri il decreto per l’uscita dell’Ucraina dalla convenzione internazionale sulla messa al bando delle mine antiuomo che dovrà essere approvato anche dal parlamento. Del resto le mine antiuomo sono largamente impiegate da entrambi i belligeranti con la differenza che la Russia non aveva mai aderito al trattato.

Del resto l’Ucraina non ha mai rinunciato a impiegare una vasta gamma di mine antiuomo nel conflitto contro i russi.

L’uscita dell’Ucraina dal trattato di Ottawa, al pari di quella di Finlandia, Polonia e delle tre Repubbliche Baltiche, conferma quanto fosse arrogante l’approccio dei paesi europei nei confronti delle nazioni afro-asiatiche che impiegavano ordigni antiuomo mei conflitti. Ora che le guerre rischiamo di combatterle anche noi le “mine disumane” diventano di nuovo lecite.

 

Il ritorno dei nordcoreani

Secondo informazioni filtrate dal Servizio nazionale di intelligence (NIS) sudcoreano, la Corea del Nord prevede di inviare nuove truppe in Russia per sostenere l’offensiva militare contro l’Ucraina, forse già a partire da luglio.

La notizia arriva a una settimana dalla visita a Pyongyang del capo del Consiglio di sicurezza russo, l’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu, durante la quale è stato annunciato l’invio di genieri e unità militari nordcoreane per contribuire alla ricostruzione della regione russa di Kursk.

Secondo quanto riferito dal NIS, dopo un primo dispiegamento di 11 mila soldati avvenuto nell’ottobre 2024, Mosca avrebbe già annunciato un secondo invio di 4 mila uomini più altri 6 mila dei reparti del Genio con compiti di costruzione nella regione di Kursk. L’intelligence sudcoreana ritiene che il nuovo invio possa avvenire “già tra luglio e agosto”.

Infine, mentre viene registrata da fonti ucraine una crescente carenza di droni di diverso tipo è lo stesso servizio d’intelligence militare di Kiev (GUR) a sostenere che la Russia è in grado di produrre oltre 5mila droni a lungo raggio al mese, probabilmente tipo Geran 2 derivati dagli iraniani Shahed.

 

Caccia ai filo-russi

Secondo quanto rivelato dal Financial Times, i servizi di sicurezza interna ucraini (SBU) hanno arrestato un 16enne reclutato dall’FSB russo tramite Telegram. Il ragazzo, fermato mentre fotografava una base militare a Dnipro, forniva coordinate sensibili destinate a guidare attacchi missilistici.

Solo pochi giorni dopo, un attacco russo su Dnipro ha provocato 20 morti e oltre 170 feriti. “Il nemico recluta i nostri giovani trasformandoli in armi contro il loro stesso Paese“, ha dichiarato il capo dell’Sbu Vasyl Malyuk.

Dal 2023, oltre 700 persone sono state arrestate per attività di spionaggio, sabotaggio o terrorismo commissionate dai servizi russi. Un quarto di questi erano minorenni. Gli adolescenti vengono adescati con la promessa di facili guadagni – da 100 a 1.000 euro – chiedendo in cambio di foto di postazioni militari, incendi dolosi o il piazzamento di ordigni esplosivi.

In alcuni casi, i ragazzi pensavano di partecipare a giochi o “quest” organizzati su Telegram. “I ragazzi ricevevano geolocalizzazioni e dovevano inviare immagini e descrizioni dei luoghi. L’intelligence russa usava quei dati per colpire con precisione“, ha spiegato un portavoce dell’SBU.

Di fronte a una minaccia così insidiosa, le autorità ucraine hanno lanciato una massiccia campagna di sensibilizzazione rivolta ai giovani. Slogan come “Non bruciare i tuoi simili! Brucia il nemico!” campeggiano su manifesti e stazioni ferroviarie, mentre agenti dell’SBU tengono lezioni nelle scuole. Tuttavia, sotto la legge marziale, anche i minori vengono spesso processati come adulti, e molti dei ragazzi adescati da Mosca si trovano a dover affrontare pene lunghissime, se non addirittura l’ergastolo.

A giudicare dagli attacchi e sabotaggi compiuti da agenti e infiltrati ucraini in profondità in territorio russo l’FSB (ex KGB) deve avere gli stessi problemi in Russia.

 

(Lukas Fontana ha collaborato a questo articolo)

Foto TASS, Forze Armate Ucraine, ISW, RVVoenkor e Telegram

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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