I russi ricorrono all”addestratore Yak-52B2 per abbattere i droni

 

Come anticipato da Analisi Difesa nel settembre dello scorso anno, un ufficio di progettazione russo specializzato nel campo della produzione di aeromobili, quasi certamente la Aviastroitel, ha completato un progetto per la profonda modernizzazione dell’aereo da addestramento Yak-52, trasformandolo nella modifica Yak-52B2 per lo specifico ruolo anti-UAV.

La modernizzazione si è basata sull’esperienza maturata con la realizzazione  dell’aereo da attacco leggero Yak-52B durante la guerra in Afghanistan. Gli ingegneri hanno adattato il vecchio modello alle esigenze moderne dotandolo della capacità di trasportare armi e di operare in un’ampia gamma di condizioni.

Come afferma lo sviluppatore, nella scelta del tipo di velivolo per questi compiti sono state prese in considerazione le caratteristiche prestazionali iniziali del velivolo che superano significativamente le caratteristiche di velivoli come il Cessna-172 e lo Yak-18T, con cui erano stati condotti esperimenti in precedenza. Inoltre, l’attuale flotta di aerei Yak-52 consente di ampliare questo progetto, se necessario.

Grazie a questa modifica l’aereo può trasportare un carico utile di 90 kg sotto ciascuna ala. L’aereo è provvisto di un radar a scansione circolare operante in modalità aria-aria, aria-terra, un radar meteorologico e mezzi di distruzione tramite armi da fuoco; nel dettaglio l’aereo biposto è dotato di un display digitale per la strumentazione di volo, di un fucile semiautomatico Saiga calibro 12 fissato sotto l’ala destra e di una torretta elettroottica PEGRAM S400 sotto l’ala sinistra.

Una scelta così “particolare” dell’arma principale è stata motivata dallo sviluppatore in modo molto semplice: si tratta di esigenze di legge. Inizialmente il fucile era stato proposto con l’obiettivo di avere un velivolo civile con armi civili nel quadro dell’attuazione delle leggi “Sulle attività di investigazione privata e di sicurezza nella Federazione Russa” e “Sulla sicurezza degli impianti complessi di carburante ed energia”, a cui erano state apportate modifiche per quanto riguarda il lavoro delle società di sicurezza contro i droni durante la protezione degli impianti.

Gli enti preposti al rilascio delle licenze e dei permessi della Guardia nazionale russa non hanno sostenuto l’idea di utilizzare l’aviazione per proteggere le infrastrutture critiche, ritenendola troppo complicata.

L’installazione di mitragliatrici militari è stata abbandonata a causa dell’elevata probabilità di causare danni a terzi sul terreno. Al momento, la decisione di armarsi con un fucile da caccia è forzata e temporanea: non esiste ancora una decisione definitiva.

Critica a tal proposito la stampa specializzata russa che commenta ironicamente come per risolvere i problemi della difesa nazionale in tempo di guerra è necessario prima superare tonnellate di norme di autorizzazione e burocrazia in tempo di pace: dopotutto, lo Yak-52B2 potrebbe anche non essere utilizzato attivamente.

L’aereo è dotato di un computer di bordo che genera, tra le altre cose, informazioni di puntamento e di un moderno sistema di volo e di navigazione che consente di effettuare voli di giorno e di notte, in condizioni meteorologiche sia normali che difficili. Il controllo e la navigazione vengono effettuati tramite questo sistema, garantendo l’esecuzione dei compiti in qualsiasi momento e in ogni condizione meteo.

Con un simile equipaggiamento, il velivolo leggero Yak-52B2 si propone di colpire sia i droni nemici (ad esempio l’An-196 “Lyuti” ucraino) sia i velivoli leggeri senza pilota (ad esempio l’Aeroprakt A-22). Attualmente, inoltre, l’aereo è dotato di un certificato di aeronavigabilità ed è sottoposto a test per mettere a punto le apparecchiature di bordo.

Ricordiamo che anche l’Esercito ucraino utilizza da oltre un anno lo Yak-52 per combattere i droni, ma la modernizzazione in tal senso è stata ridotta al minimo essenziale: nella cabina di pilotaggio a due posti è stato semplicemente posizionato un mitragliere con un’arma lunga sul sedile posteriore del velivolo, il che ricorda a tutti gli effetti le tattiche della Prima guerra mondiale tuttavia ancora oggi efficaci contro bersagli slow movers.

Foto @mag_vodogray /Militarnyi

 

Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli

Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.

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