Ultime notizie dalla guerra in Ucraina: i russi aprono un nuovo fronte a Dnipropetrovsk? (AGGIORNATO)

 

(Aggiornato alle ore  18,20)

Le forze armate russe continuano ad avanzare in più punti nelle regioni ucraine di confine di Sumy e Karkhiv e hanno annunciato l’8 giugno l’avvio di un’offensiva nella regione di Dnipropetrovsk, i cui confini sono stati raggiunti da alcuni giorni dalle forze russe schierate nella regione di Donetsk.

Nelle mappe dell’Institute for the Study of the War l’evoluzione della situazione nelle due regioni negli ultimi due giorni.

“Le unità della 90a Divisione corazzata hanno raggiunto il confine occidentale della Repubblica Popolare di Donetsk e continuano a condurre l’offensiva sul territorio della regione di Dnipropetrovsk”, ha comunicato l’esercito russo su Telegram. Mosca ha inoltre annunciato la conquista di un nuovo villaggio nella regione di Donetsk, Zarya. L’avanzata nella regione di Dnipropetrovsk è un fatto inedito e uno smacco per le forze ucraine.

Ieri un blogger militare russo aveva affermato  che le forze di Mosca avevano raggiunto il confine tra l’oblast’ di Donetsk e Dnipropetrovsk a nord-ovest di Horikhove (a sud-est di Novopavlivka) ed erano avanzate a sud-est di Muravka (a nord-est di Novopavlivka), a ovest di Kotlyarivka (a est di Novopavlivka) e a ovest e sud-ovest di Bohdanivka (a sud-est di Novopavlivka).

Kiev ha negato con decisione. “E’ disinformazione russa”, ha detto il portavoce dello Stato maggiore delle forze armate, Andriy Kovalev. Secondo il militare la Russia “non abbandona i suoi propositi di entrare nella regione di Dnipropetrovsk” ma “i nostri combattenti mantengono coraggiosamente e professionalmente la loro sezione del fronte, sventando i piani dell’occupante”. Kovalov ha invece spiegato che i combattimenti proseguono “nella regione di Donetsk”.

Il portavoce del Cremlino Domitri Peskov ha riferito oggi che l’offensiva nella regione di Dnipropetrovsk è tra le altre cose, ”uno sforzo per creare una zona cuscinetto”.  Si tratterebbe quindi di un’offensiva tesa ad assicurare ai russi una fascia di sicurezza a protezione della regione di Donetsk che Mosca intende annettere alla Federazione Russa una volta completata la conquista di quel territorio.

Il centro studi statunitense Institute for the Study of the War (ISW) valuta le operazioni lungo i confini della regione di Dnipropetrovsk siano una continuazione degli sforzi offensivi russi in corso nel Donetsk sudoccidentale, non l’inizio di una nuova importante operazione offensiva per conquistare porzioni significative dell’oblast di Dnipropetrovsk.

Circa gli scambi di prigionieri e salme dei caduti la Russia ha consegnato l’8 giugno il primo lotto di 1.212 salme di soldati ucraini (su oltre 6mila) in conformità con gli accordi di Istanbul. Lo ha dichiarato il tenente generale Alexander Zorin, in rappresentanza del gruppo negoziale russo. “Nel rigoroso rispetto degli accordi raggiunti durante i negoziati Russia-Ucraina a Istanbul il 2 giugno e in conformità con il programma concordato, la parte russa ha consegnato le salme dei militari ucraini pronte per il rimpatrio nell’area di scambio.

Si tratta del primo lotto, la prima parte composta da 1.212 corpi di soldati ucraini, molti dei quali sono stati identificati, ma tutti sono stati identificati come militari ucraini in base alla loro uniforme e alla zona in cui sono stati ritrovati”, ha dichiarato il generale. “Siamo pronti a restituire oltre 6.000 salme tramite trasporto su gomma e su rotaia”.

 

Intensi bombardamenti russi nell’ovest ucraino

“A causa dell’intenso attacco aereo della Federazione Russa sul territorio ucraino, aerei polacchi e alleati hanno iniziato a operare nello spazio aereo polacco questa mattina”, ha annunciato il 9 giugno lo Stato Maggiore Difesa polacco su X. “I caccia in servizio sono stati schierati a coppie e i sistemi di difesa aerea e di ricognizione radar basati a terra erano al massimo livello di allerta”, ha aggiunto, specificando che si è trattato di azioni “di natura preventiva”.

Questo tipo di schieramento è comune quando missili o droni russi prendono di mira le regioni dell’Ucraina occidentale al confine con la Polonia. “Decine” di droni e missili russi hanno colpito nella notte la regione di Rivne, nell’Ucraina occidentale, ha dichiarato il sindaco della città, Oleksandr Tretyak. Secondo il governatore regionale Oleksandr Koval, Rivne ha vissuto “una notte molto difficile” a causa di un “massiccio attacco aereo nemico” in cui un civile è rimasto ferito.

Nella regione sarebbero presenti centri di comando e controllo e basi militari ucraine caratterizzate da una nutrita presenza di consiglieri militari di nazioni aderenti alla NATO che potrebbero essere oggetto della rappresaglia annunciata da Mosca per il supporto fornito agli ucraini nell’attacco del 1° giugno contro le basi aeree dei bombardieri strategici russi.

Sergei Lebedev, coordinatore della resistenza filorussa nella regione meridionale ucraina di Mykolaiv, ha riferito all’agenzia RIA Novosti che i bombardamenti russi hanno colpito una base aerea nella regione di Rivne, dove erano dislocati aerei lanciamissili (Sukhoi Su-24M?) a lungo raggio e un arsenale missilistico (forse missili da crociera francesi SCALP, britannici Storm Shadow o i Taurus tedeschi di cui non è certa la consegna all’Ucraina?).

Anche Kiev è stata presa nuovamente di mira nella notte tra l’8 e il 9 giugno da un attacco che ha danneggiato un edificio, ha dichiarato il capo dell’amministrazione comunale, Tymur Tkachenko ma gli obiettivi presi di mira da Mosca sono di carattere militare e industriale. La Russia sta approfittando della sempre più gravi carenze di armi antiaeree da parte dell’Ucraina per demolire l’apparato industriale che produce  armi e munizioni.

Secondo Kiev nella notte tra l’8 e il 9 giugno la Russia avrebbe lanciato l’attacco più massiccio dall’inizio del conflitto impiegando  479 droni, 16  missili da crociera e 4 balistici. Di questi, secondo gli ucraini, 292 droni sono stati abbattuti e 187 neutralizzati con contromisure elettroniche. Solo uno dei missili da crociera, un Kh-22, ha colpito il bersaglio, mentre gli altri sono stati intercettati. Numeri di abbattimenti che nessuna fonte neutrale può smentire o confermare ma che potrebbero risultare eccessivi rispetto alle decrescenti capacità della difesa aerea ucraina.

 

Gli ucraini attaccano ancora le basi  aeree russe

Il 9 giugno lo stato maggiore delle forze armate ucraine hanno rivendicato  di aver colpito nella notte con un’operazione di forze speciali, la base aerea russa di Savasleyka, nell’oblast russo di Nizhny Novgorod, a circa 400 chilometri dal confine ucraino. Diversi caccia nemici sarebbero stati colpiti mentre è confermato che sono stati distrutti almeno due Mig-31K (nella foto sotto), o un Mig-31K e un Su-30 o Su-34.  cacciabombardieri usati per lanciare contro l’Ucraina i missili ipersonici Kinzhal.

Secondo quanto riportato da canali d’informazione russi, un attacco di droni ucraini ha colpito la struttura JSC VNIIR-Progress nella città russa di Cheboksary, nella Repubblica di Ciuvascia, causando esplosioni e vasti incendi. Lo stato maggiore ucraino ha confermato l’operazione, affermando che le unità per i droni ucraini, in coordinamento con altre componenti dell’esercito, hanno preso di mira VNIIR-Progress e ABS Electro a Cheboksary durante la notte, nell’ambito degli sforzi per ridurre la capacità della Russia di produrre sistemi di attacco aereo.

Le strutture prese di mira fanno parte del complesso militare-industriale russo e producono antenne adattative Kometa, utilizzate nei droni d’attacco tipo Shahed, nei moduli di pianificazione e correzione per bombe aeree guidate (KAB) e in altre armi a guida di precisione.

Il 6 giugno le Forze arate ucraine hanno annunciato di aver condotto una serie di attacchi mirati contro infrastrutture militari russe nella notte, prima del massiccio bombardamento lanciato da Mosca contro il territorio ucraino. Lo ha reso noto lo Stato maggiore ucraino in un comunicato pubblicato su Facebook.

Secondo Kiev, tra gli obiettivi colpiti figurano due importanti aeroporti militari: Engels, nella regione di Saratov, e Dyagilevo, nella regione di Ryazan. Quella di Engels è una base strategica per l’aviazione a lungo raggio russa, mentre Dyagilevo ospita aerei cisterna e caccia pesanti Mig-31, utilizzati per operazioni di bombardamento in Ucraina con il lancio di missili ipersonici Kinzhal.

Nella regione di Saratov sarebbero stati colpiti almeno tre grandi serbatoi di carburante, provocando un vasto incendio che le squadre di soccorso russe non sarebbero riuscite a contenere. Sono state registrate decine di esplosioni nella zona. Un altro attacco ha interessato il centro logistico del 30° reggimento motorizzato della 72° Divisione dell’Esercito russo nella zona di Kulbaki, regione di Kursk.

Il 5 giugno l’ambasciatore russo nel Regno Unito, Andrei Kelin, ha dichiarato che i recenti attacchi dell’Ucraina rischiano di far degenerare il conflitto in una Terza guerra mondiale, attribuendone in parte la colpa al Regno Unito. In un’intervista a Sky News UK, Kelin ha avvertito che le azioni dell’Ucraina “stanno portando il conflitto a un livello diverso di escalation”, aggiungendo che Kiev “non dovrebbe cercare di innescare una Terza guerra mondiale”.

“È lo scenario peggiore che possiamo immaginare,” ha detto. Kelin ha puntato il dito contro il Regno Unito, sostenendo che l’Ucraina deve aver ricevuto assistenza per compiere gli attacchi del 1° giugno alle basi dei bombardieri dell’Aeronautica Russa.

“Questo tipo di attacco comporta, ovviamente, l’impiego di tecnologie molto avanzate, cosiddetti dati geospaziali, che possono essere forniti solo da chi ne è in possesso. E cioè Londra e Washington”, ha affermato. “Non credo che gli Stati Uniti siano coinvolti, questo è stato negato dal presidente Trump, sicuramente, ma non è stato negato da Londra”. O stesso giorno il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato che la Russia risponderà agli attacchi ucraini alle proprie basi aeree “quando e come le forze armate riterranno opportuno”.

Il giorno prima il portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha detto che “Paesi occidentali” forniscono armi all’Ucraina “per commettere questi atti terroristici” e “forniscono le coordinate”. “Solo aziende occidentali affiliate a Stati occidentali hanno queste capacità”, ha affermato Zakharova, citata dall’agenzia Ria Novosti.

Oggi il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha accusato il Regno Unito di partecipare direttamente agli attacchi ucraini contro il territorio russo.  “I britannici stanno aiutando l’Ucraina al 100% nelle azioni terroristiche contro la Federazione Russa”.

 

Trump crede nella vittoria russa

L’agenza di stampa statunitense Bloomberg ha riportato il 5 giugno che il presidente Donald Trump crede che la Russia stia vincendo nel conflitto con l’Ucraina. Durante una recente conversazione telefonica con diversi leader europei, Trump ha espresso la convinzione che la Russia stia prevalendo militarmente nel conflitto in corso con l’Ucraina. Bloomberg ha citato fonti informate sui colloqui. Secondo quanto riferito, Trump avrebbe “ripetuto una serie di punti del Cremlino”, suggerendo così ai suoi interlocutori europei una linea favorevole al riconoscimento della supremazia militare russa.

La presa di posizione ha suscitato preoccupazioni tra i partner europei, già allarmati dal crescente disimpegno degli Stati Uniti sul fronte del supporto militare e diplomatico a Kiev. O portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov ha confermato che nella conversazione telefonica Putin ha annunciato a Trump la sua intenzione di replicare con una rappresaglia all’operazione “Spider Web” contro i bombardieri russi. “Non credo che Russia e Ucraina firmeranno un accordo”, ha detto il presidente americano.

 

Gran Bretagna e Russia in guerra già quest’anno?

Il 5 giugno a Londra il generale britannico Richard Barrons, ex capo del comando congiunto delle Forze armate del Regno Unito e uno degli autori della Revisione strategica della difesa pubblicata il 2 giugno dal governo, ha affermato che il Regno Unito potrebbe affrontare un conflitto con la Russia già nel corso di quest’anno. Come riporta il quotidiano “The Times”, Barrons ha avvertito che “un conflitto con la Russia potrebbe arrivare già nel 2025” e ha esortato il governo a portare subito la spesa al 2,5 per cento, fino a raggiungere il 3 per cento entro la fine della legislatura.

“Aspettare due anni significa non colmare alcune lacune”, ha dichiarato Barrons, secondo cui un eventuale accordo di pace in Ucraina potrebbe comportare lo schieramento di truppe britanniche sul campo e un possibile confronto diretto con Mosca. L’ambasciatore statunitense presso la Nato, Matthew Whitaker, ha chiesto a Londra e agli altri alleati di destinare “almeno il 5 per cento del Pil al comparto difesa e sicurezza a partire da ora”.

 

Droni Renault realizzati in Ucraina

Il 6 giugno il ministro delle Forze Armate francese Sébastien Lecornu, ha reso noto che aziende francesi del settore automobilistico e della difesa produrranno droni sul suolo ucraino. “Inizieremo una partnership completamente inedita in cui un’importante casa automobilistica francese – non la nomino perché spetta a loro annunciarla – unirà le forze con una Pmi francese del settore della difesa per attrezzare le linee di produzione in Ucraina per la produzione di droni”, ha annunciato il ministro a Lci Tv.

Questi droni, di cui non ha specificato la tipologia, saranno destinati agli ucraini, “ma li forniremo anche alle nostre forze armate francesi per garantire un addestramento tattico e operativo continuo che rifletta la realtà” del conflitto in Ucraina, ha aggiunto. Gli ucraini, da parte loro, forniranno feedback su come utilizzano i droni in questa guerra. “Non c’è bisogno di chiedere ai cittadini francesi” di lavorare sulla linea di produzione che verrà installata in Ucraina, ha aggiunto. Per Sébastien Lecornu, gli ucraini “sono più bravi di noi nella progettazione di droni”.

L’8 giugno è emerso che sarà la casa automobilistica francese Renault a realizzare un sto produttivo in Ucraina per produrre dei droni per l’esercito ucraino e l’esercito francese. Lo ha scritto FranceInfo Dimanche. Contattata, Renault non ha risposto alle richieste di commento dell’Afp. Secondo Franceinfo, che non fornisce dettagli sulle proprie fonti, le linee di produzione saranno situate “a poche decine o centinaia di chilometri dal fronte”.

L’Ucraina prevede di utilizzare oltre 4,5 milioni di droni entro il 2025, responsabili del 70% della distruzione di equipaggiamento nemico in prima linea.

Il 4 giugno era emerso che la Francia fornirà all’Ucraina garanzie finanziarie per 1,5 miliardi di euro per l’acquisto di equipaggiamento militare da aziende francesi e per organizzare la produzione congiunta di materiale militare, come annunciato dal governo del primo ministro François Bayrou. “La Francia creerà un pacchetto di garanzie finanziarie da 1,5 miliardi di euro per l’Ucraina, al fine di continuare ad attrarre aziende militari francesi per sviluppare partnership a lungo termine e rafforzare le unità produttive e le tecnologie innovative in entrambi i Paesi”, ha riferito una nota del governo.

Questo fondo potrebbe finanziare la realizzazione dello stabilimento per produrre droni in Ucraina. Parigi si è inoltre impegnata a istituire un fondo di aiuti per la ricostruzione delle infrastrutture ucraine a partire dal 2026.

“Per ricostruire le infrastrutture chiave distrutte dell’Ucraina, la Francia riattiverà un fondo di sostegno di 200 milioni di euro a partire dal 2026. Questi fondi saranno erogati dallo Stato, dalle aziende e da altri donatori”, si legge nella nota.

Le parti hanno inoltre firmato un programma a sostegno dell’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, un accordo per promuovere gli scambi studenteschi e l’insegnamento della lingua francese in Ucraina, nonché una lettera d’intenti per facilitare la procedura di cambio della patente di guida.

 

Prigionieri politici in Ucraina

Circa un quarto della popolazione carceraria Ucraina è composta da prigionieri politici, con una stima che arriva a circa 13.000 detenuti. Lo ha affermato il 4 giugno l’inviato russo all’OSCE Alexander Volgarev in una dichiarazione riportata dal Ministero degli Esteri russo.

Volgarev ha sottolineato che la maggior parte di questi detenuti sono donne anziane, incarcerate non per atti violenti ma per attività come la distribuzione di aiuti umanitari, la compilazione di liste per i sussidi sociali o l’insegnamento scolastico. “Il loro unico ‘crimine’ è stato aiutare il prossimo”, ha detto il diplomatico. L’inviato ha descritto la situazione come un’ondata repressiva senza precedenti da parte del regime di Kiev, che – secondo lui – colpisce indistintamente attivisti, figure sociali e cittadini comuni. Volgarev ha menzionato anche migliaia di residenti della regione di Kherson che sarebbero stati accusati di collaborazionismo solo per aver partecipato al referendum sull’adesione alla Russia.

Volgarev ha inoltre denunciato la repressione dell’attività legale indipendente in Ucraina, affermando che avvocati come Svetlana Novitskaya e Vladimir Yevgelevsky sono stati incarcerati con accuse infondate. Ha evidenziato come i familiari dei detenuti vivano sotto minacce e intimidazioni, e ha criticato il ruolo degli avvocati assegnati dai servizi di sicurezza ucraini (SBU), accusandoli di non difendere realmente i loro assistiti. L’accusa di Mosca arriva in un contesto già segnato da tensioni estreme tra Russia e Ucraina, ed è parte di una narrazione più ampia che intende mostrare Kiev come repressiva nei confronti del dissenso interno.

 

Droni all’Ucraina anche dal Montenegro

Il Montenegro prevede di avviare la produzione di droni, in collaborazione con gli Stati Uniti, da donare all’Ucraina. Lo hanno riferito il 5 giugno i media montenegrini riferendosi alla “lettera d’intenti” adottata dal governo di Podgorica alla fine di maggio. In tale documento, come riportato da “Radio Free Europe”, il governo montenegrino afferma che l’iniziativa “migliorerà la capacità dell’esercito in relazione alla NATO, sosterrà le esigenze di difesa dell’Ucraina e rafforzerà la posizione del Montenegro come fornitore affidabile di equipaggiamenti di difesa all’avanguardia sul mercato globale”.

Si sottolinea che l’accordo, del valore di 15 milioni di dollari, sarà sostenuto dall’amministrazione statunitense e dovrebbe essere firmato a settembre. Il documento prevede l’impiego di aziende del Montenegro e della regione per testare le tecnologie aeree e subacquee dei sistemi senza pilota.

 

Kiev arruola volontari ultra sessantenni

Il 4 giugno la Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, ha approvato in prima lettura un disegno di legge che consente il reclutamento di persone di età superiore ai 60 anni. Il testo legislativo stabilisce che, durante la legge marziale, chiunque abbia più di 60 anni può arruolarsi volontariamente nell’esercito ucraino per un periodo di un anno – sebbene il contratto possa essere prorogato – dopo aver superato le necessarie visite mediche. Attualmente, l’esercito sta reclutando coscritti di età superiore ai 25 anni e detenuti che scontano pene per reati minori.

Droni anche da Londra

Il Regno Unito fornirà all’Ucraina 100mila droni entro aprile del 2026. Il pacchetto di droni, del valore di 350 milioni di sterline, fa parte di un’iniziativa più ampia di sostegno militare da 4,5 miliardi di sterline per l’Ucraina. “Il Regno Unito sta intensificando il suo supporto all’Ucraina consegnando centinaia di migliaia di droni in più quest’anno e completando un’importante pietra miliare nella fornitura di munizioni di artiglieria essenziali”, ha affermato il 4 giugno il Segretario alla Difesa John Healey in una dichiarazione.

 

La Germania non può cedere altri Patriot all’Ucraina

“La Germania ha già ceduto a Kiev un quarto dei suoi sistemi Patriot. Non siamo in grado di fornire altri sistemi. Tuttavia, ci stiamo attivando affinché gli Stati Uniti e altri alleati mettano a disposizione sistemi Patriot o simili”.

Lo ha dichiarato il 4 giugno il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, all’arrivo alla NATO dove oggi si tiene la riunione del gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina. “Abbiamo anche offerto di valutare, caso per caso, se siamo disposti a finanziare un sistema fornito da altri, proprio perché diciamo: ora conta la rapidità. Non possiamo aspettare le forniture successive da parte dei produttori: semplicemente, ci vuole ancora troppo tempo”, ha aggiunto.

Al vertice del cosiddetto “gruppo Ramstein” ha avuto un forte peso l’assenza, per la prima volta, del Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Pete Hegseth. “Si tratta dell’ultima di una serie di misure adottate dagli Stati Uniti per prendere le distanze dallo sforzo bellico in Ucraina”, ha detto una fonte Usa citata dall’agenzia Associted Press.

 

Fico e Orban: la UE vuole la guerra 

Il 7 giugno il primo ministro ungherese Viktor Orban ha attaccato la politica della Ue nei confronti del conflitto in Ucraina. “Bruxelles sta guidando l’Europa verso un decennio di conflitto, presentando l‘Ucraina come uno scudo che difende il continente. Ma preferiamo prendere una strada diversa: invece di incoraggiare l’escalation, chiediamo un cessate il fuoco, la pace e la sicurezza attraverso il negoziato”, ha scritto su X, aggiungendo che “non si spegne un incendio aggiungendo benzina alle fiamme”.

Il 3 giugno il premier slovacco Robert Fico aveva dichiarato: “Io sono tra quei politici dell’Unione Europea che sostengono pienamente l’idea di un cessate il fuoco. Probabilmente non sarete d’accordo con me, ma credo che ci siano paesi nell’Ue che vogliono prolungare questa guerra con l’idea che sia il modo per danneggiare la Russia. Io non credo che questa strategia funzioni”.

In visita a Roma dove ha incontrato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il premier slovacco ha aggiunto: “Penso che, per quanto riguarda la guerra in Ucraina la posizione della vostra presidente del Consiglio sia molto simile alla mia, perché crediamo che cessate il fuoco e pace siano ciò che dobbiamo sostenere immediatamente. Per questo la nostra discussione sulla guerra è durata circa 30 minuti su un’ora complessiva di colloquio”.

L’8 giugno  Fico ha promesso di bloccare qualsiasi sanzione dell’Ue contro la Russia che leda i suoi interessi nazionali, dopo che il parlamento del suo Paese ha approvato una risoluzione che invita il governo a non sostenere nuove misure. “Se esiste una sanzione che ci danneggerebbe, non la voterò mai”, ha dichiarato il primo ministro.

Patriot israeliani per l’Ucraina

Israele ha inviato all’Ucraina i vecchi sistemi di difesa aerea Patriot che aveva ricevuto dagli Stati Uniti all’inizio degli anni ’90. Lo ha detto in un’intervista citata dall’agenzia Ukinform l’ambasciatore israeliano in Ucraina, Michael Brodsky. “All’inizio degli anni ’90, quando si svolse la prima guerra del Golfo, tra gennaio e febbraio del 1991, ricevemmo i sistemi Patriot dagli Stati Uniti. Questi sistemi sono ora in Ucraina. Purtroppo non se ne è parlato molto, ma quando alcuni dicono che Israele non ha aiutato militarmente l’Ucraina, non è vero. Israele ha aiutato Kiev anche in senso militare”, ha sottolineato Brodsky.

 

Quanti bambini ucraini hanno rapito i russi?

L’elenco dei 339 minori ucraini che si ritiene siano stati portati in Russia, consegnato a Istanbul dalla delegazione di Kiev, ha dato spazio alle polemiche di Mosca, da anni accusata di aver sequestrato un gran numero di bambini nei territori ucraini occupati.

“E’ stato uno shock” per coloro che da tre anni sono impegnati a diffondere falsità sulle “decine di migliaia” di presunti bambini rapiti, ha scritto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, sul proprio canale Telegram. “Purtroppo, uno dei distributori di fake-news è stato lo stesso Segretariato delle Nazioni Unite. Ricordiamo bene come raccontavano storie su Bucha, su ‘migliaia di bambini ucraini rapiti’ e accusavano i militari russi di aver commesso presunte violenze sessuali su donne ucraine. In tre anni, il segretario generale (dell’Onu, Antonio Guterres) non è mai riuscito a ottenere una lista delle presunte vittime di Bucha, nonostante i regolari solleciti del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov.

Con le accuse ai soldati russi, i rappresentanti di Guterres hanno messo in imbarazzo il mondo intero: si è scoperto che erano completamente inventate sulla base di bugie dirette e fantasie malate dei rappresentanti del regime di Kiev. Le stesse bugie sono state raccontate su decine di migliaia di presunti bambini rapiti, perché la lista dei minori ucraini ricercati consegnata a Istanbul (anch’essa ancora da studiare) elenca solo 339 persone. Questo è stato uno shock per tutti coloro che sono stati coinvolti nella diffusione di queste ciniche falsità per tre anni”, ha scritto Zakharova.

(con fonti AP, AFP, Reuters, Ansa, Agenzia Nova, TASS e Adnkronos)

Foto: TASS, Forze armate ucraine, Ministero Difesa Russo, Telegram e ISW

 

Login

Benvenuto! Accedi al tuo account

Ricordami Hai perso la password?

Lost Password

Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: