I russi accelerano mentre crollano le forniture di armi occidentali all’Ucraina – AGGIORNATO

 

(Aggiornato alle ore 23,55)

L’esercito russo ha compiuto a giugno la sua più grande avanzata in territorio ucraino dal novembre 2024 e ha accelerato la sua avanzata per il terzo mese consecutivo.

Nonostante i commenti scettici sull’incremento dei progressi russi espressi nei giorni scorsi da diversi osservatori in Occidente, ispirati dall’articolo di Michael Carpenter su Foreign Affairs dal titolo perentorio  “L’Ucraina può ancora vincere”), sono i dati provenienti da fonti russe, ucraine (come il sito Deep State) e dall’Institute for the Study of War (ISW), think-tank neocon smaccatamente filo-ucraino con sede negli Stati Uniti, a confermare l’accelerazione delle forze di Mosca su tutti i fronti,  come Analisi Difesa ha evidenziato già nell’articolo sul conflitto ucraino del 30 giugno.

Secondo l’ISW le truppe russe hanno conquistato in giugno 588 km² di territorio ucraino (556 secondo Deep State), ne avevano conquistati 507 km² a maggio (449 secondo deep State), 379 km² ad aprile e 240 km² in marzo.

Le conquiste territoriali sono il frutto anche di una crescente superiorità qualitativa e numerica delle truppe e dei mezzi russi. Nella prima metà del 2025 oltre 210.000 russi si sono arruolati a contratto nelle forze armate nella prima metà del 2025, e altri 18.000 si sono uniti alle “unità di volontari”. Come ha detto ieri il vice segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale, Dmitry Medvedev.

Lo stesso Medvedev lo scorso gennaio aveva detto che nel 2024 i contrattisti arruolati erano stati 450.000 e quelli entrati nelle formazioni di volontari 40.000. Mentre nel 2023, secondo quanto affermato lo scorso anno dal presidente Vladimir Putin, i contrattisti arruolati erano stati 486.000.

Alla fine del 2023 Putin aveva detto che due terzi dei militari impiegati a quel tempo in Ucraina erano contrattisti e un terzo riservisti richiamati alle armi. Lo scorso anno la testata Moscow Time aveva scritto che lo stipendio mensile minimo di un soldato a contratto in Russia era di 210.000 rubli (oltre 2.000 euro), vale a dire tre volte di più del reddito medio del Paese, a cui andavano aggiunti una serie di corposi benefit.

L’intelligence ucraina ha fatto arrivare alla CNN un documento in cui valuta che altri 25-30mila soldati nordcoreani verranno inviti al fronte per sostenere lo sforzo bellico russo: tali truppe potrebbero arrivare in Russia nei prossimi mesi, aggiungendosi agli 11mila già presenti.

 

Le operazioni sul campo

Negli ultimi giorni si sono registrati diversi sviluppi militari significativi. I russi hanno annunciato la conquista completa del territorio amministrativo della regione di Lugansk, di cui peraltro da molti mesi gli ucraini controllavano appena l’1 per cento. Se si esclude la Crimea, in mano ai russi dal 2014, Lugansk è l’unica regione delle quattro annesse alla Russia con i referendum del settembre 2022 (le altre sono Zaporizhia, Kherson e Donetsk) ad essere totalmente sotto il controllo delle forze militari di Mosca.

Oggi Mosca ha rivendicato la conquista della città di Milove, nell’oblast di Kharkiv.  “La bandiera tricolore russa sventola sulla città di Milove, nell’oblast’ di Kharkiv”, ha annunciato il ministero della Difesa russo in una nota, segnalando “combattimenti attivi” prima della “liberazione della città. L’esercito avanza quotidianamente, respingendo il nemico dal confine di Stato al fine di creare una ‘zona sanitaria’ e garantire la sicurezza dei civili nelle regioni di confine russe”, ha aggiunto la nota del ministero.

Milove si trova lungo il confine con la regione russa di Belgorod e l’attacco russo potrebbe indicare l’apertura di un nuovo fronte nella regione di Kharkiv che le forze di Mosca attaccano da due direttrici, da est e da nord.

Nella regione di Donetsk le truppe russe avanzarono soprattutto nei settori di Novopavlovsk (verso la regione di Dnipropetrovsk) e intorno a Pokrovsk, ormai collegata con le retrovie ucraine solo da nord. Qui le truppe russe hanno raggiunto la periferia meridionale e a est i sobborghi di Mikoayvka e conquistato oggi Razino, anche se l’obiettivo sembra essere quello di tagliare tutte le rimanenti vie di comunicazione con la piazzaforte logistica ucraina.

I russi premono anche nella regione di Sumy dove l’artiglieria batte le postazioni nel capoluogo omonimo della regione, a meno di 20 chilometri dalla linea del fronte e dove gli ucraini devono tenere impegnate rilevanti riserve a fronte della presenza di 50 mila militari russi che potrebbero venire impiegati per sfondare le linee e cercare di conquistare l’intera ragione dove i militari di Kiev lamentano l’assenza di linee difensive fortificate.

Ieri in questo settore il  vice comandante della Marina Russa, ammiraglio Mikhail Gudkov, è stato ucciso nella regione russa di Kursk da un attacco ucraino. Lo ha fatto sapere in un messaggio su Telegram il governatore del Primorje, Oleg Kozhemyako, affermando che “è morto mentre compiva il suo dovere di ufficiale insieme ai suoi commilitoni. Dopo essere diventato vicecomandante in capo della Marina, non ha mai smesso di recarsi personalmente sulle posizioni dei nostri fanti di Marina”.

Gudkov era stato alla testa della 155a Brigata di Fanteria di Marina impegnata nel settore di Kursk/Sumy. L’attacco di precisione condotto dagli ucraini contro il comando della brigata avrebbe visto l’impiego di razzi campali lanciati da un HIMARS ucraino.

La penetrazione russa di Dnipropetrovsk, prima negata poi ammessa da Kiev, ha visto le truppe della 114a Brigata Fucilieri Motorizzata della 51ª Armata attraversare il fiume Mokrye Yaly, sfondando verso Poddubnoye e Voskresenka e prendendo Dachnoye avanzando oltre 4 chilometri dal confine con Donetsk al prezzo di “perdite minime” riferiscono i bloggers militari russi.

I russi avanzano anche da Shevchenko, dove hanno sfondato le linee ucraine fino a Voskresenka, dando inizio all’assalto al villaggio al confine tra Donetsk e la regione di Dnipropetrovsk.

In giugno è cresciuto anche il numero di droni a lungo raggio lanciati dalla Russia contro l’Ucraina, con un più 36,8% rispetto a maggio secondo dati raccolti dall’Agenzia France Presse che si basa sui resoconti quotidiani dell’Aeronautica Ucraina: la Russia ha inviato 5.438 droni d’attacco a lungo raggio contro obiettivi in profondità in territorio ucraino, il numero più alto dall’inizio dell’invasione del 2022, rispetto ai 3.974 di maggio.

Con droni e missili balistici e da crociera i russi stanno demolendo la base industriale ucraina adibita alla produzione militare e alla lavorazione di materie prime. Dopo gli attacchi, le raffinerie ucraine di Kremenchug (regione di Poltava – che lavorava fino a 1,3 milioni di tonnellate di petrolio) e Drohobych (regione di Leopoli), il cui petrolio arrivava dall’Azerbaigian attraverso l’oleodotto Azeri Light Oil della SOCAR da Odessa, sono state disabilitate completamente. Anche il terminale di riempimento Ilyichevsky, di gestione anch’esso di SOCAR, avrebbe subito gravi danni.

L’Ucraina risponde con attacchi di droni in profondità in territorio russo. Tra gli obiettivi più rilevanti colpiti negli ultimi giorni una fabbrica di “sistemi di difesa antiaerea e droni” nella città russa di Izhevsk, a più di 1.000 chilometri dal confine, attacco che ha causato “diversi morti e feriti”, secondo le autorità locali.

“I droni hanno colpito la fabbrica Koupol di Izhevsk, che produce sistemi di difesa antiaerea Tor e Osa, nonché droni per l’esercito russo”, ha dichiarato all’AFP una fonte della sicurezza ucraina, parlando a condizione di anonimato.

Kiev rivendica anche l’attacco a una raffineria di petrolio nella regione russa di Saratov, a diverse centinaia di chilometri dal confine russo-ucraino. Lo Stato Maggiore ucraino sostiene che l’impianto rifornisce di carburante le unità militari russe impegnate in Ucraina.

Non vengono specificati né come l’impianto sia stato colpito (probabilmente con dei droni) né l’entità dei danni. “Nell’ambito degli sforzi per ridurre le capacità offensive del nemico, unità della Direzione Generale dell’Intelligence del Ministero della Difesa ucraino (GUR), in coordinamento con altre componenti delle Forze di Difesa, hanno colpito la raffineria di petrolio di Saratovorgsintez nella regione russa di Saratov”, si legge nel comunicato.

Secondo il blogger russo Osservatore Militare in questi attacchi è stata impiegata una versione ammodernata del drone kamikaze An-196 “Lyuty”, che non ha carrello d’atterraggio e viene lanciato da catapulta, la cui forma è stata modificata per aumentare la portata e ridurre la visibilità radar. Il drone viene prodotto grazie a finanziamenti tedeschi secondo il quotidiano tedesco Die Welt.

“E’ stato firmato un contratto iniziale per finanziare la costruzione di oltre 500 droni Antonov-196 a lungo raggio con un raggio d’azione di 1.200 chilometri e in grado di trasportare fino a 50 chilogrammi di esplosivo”, ha scritto il giornale.

Nei recenti attacchi a basi aeree ed elicotteristiche russe in Crimea sono stati utilizzati droni kamikaze (munizioni circuitanti) a minore raggio d’azione del tipo UJ-26 “Bober” ammodernati con termocamera e “Starlink”, lanciati anch’essi da catapulta ma che soffrirebbero di bassa stabilità durante le manovre.

Nella notte tra il 1° e il 2 luglio gli ucraini hanno lanciato attacchi contro i territori russi perdendo 60 droni kamikaze, abbattuti dalle difese aeree russe secondo quanto riportato dal ministero della Difesa di Mosca.

Nel complesso sono stati abbattuti 17 droni sopra la Crimea, 16 sopra il territorio della regione di Rostov, 11 sopra le acque del Mar d’Azov, 5 sopra la regione di Kursk, 4 sopra la regione di Saratov, 3 sopra le acque del Mar Nero, 2 sopra il territorio della regione di Belgorod, e un drone ciascuno distrutto sopra i territori delle regioni di Voronezh e Oryol.

Secondo quanto rivelato dai blogger russi del canale Telegram Slavyangrad, anche i russi stanno testando i nuovi droni kamikaze Chernika utilizzati per la prima volta contro obiettivi nella regione di Kharkov. Si tratta di droni prodotti in due versioni. Il Chernika-1 è un drone leggero con una gittata fino a 80 km, una velocità di crociera di 75 km/h e un’altitudine operativa fino a 1,5 km. È progettato per distruggere bersagli leggeri.

Il Chernika-2 è una versione pesante con una testata fino a 3,5 kg, una gittata fino a 100 km e una funzione di guida del bersaglio. Il drone è meno vulnerabile alla guerra elettronica e può volare verso un’area specifica in modalità autonoma, richiedendo l’intervento dell’operatore solo nella fase finale dell’attacco. Secondo alcune fonti il Chernika-2 è stato creato appositamente per distruggere bunker e veicoli blindati nemici.

 

Nessun negoziato?

La Russia non è interessata a prolungare i negoziati con l’Ucraina, ha dichiarato il 1° luglio il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, nel corso di una conferenza stampa. “Nessuno sta prolungando nulla. Noi, naturalmente, siamo interessati, prima di tutto, a raggiungere gli obiettivi fissati e quelli che cerchiamo di raggiungere nel corso dell’operazione militare speciale, con mezzi politico-diplomatici. Pertanto, non siamo interessati a prolungare nulla“, ha detto Peskov ai giornalisti.

Il presidente statunitense ha dichiarato di non aver fatto “alcun progresso” con la controparte russa Vladimir Putin per quanto riguarda un cessate il fuoco in Ucraina,  dopo la conversazione telefonica di oggi tra i due leader. “No, non ho fatto alcun progresso con lui”, ha detto Trump.

Osservazione confermata indirettamente dai russi.  Il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov, ha riferito che Mosca non rinuncerà ai suoi obiettivi in Ucraina, per eliminare le cause del conflitto. Putin avrebbe tuttavia detto anche a Trump che la Russia è pronta a continuare il processo negoziale con l’Ucraina, come riporta l’agenzia di stampa russa TASS.

Circa eventuali negoziati ha fatto notizia il lungo colloquio telefonico (due ore) tra Vladimir Putin ed Emmanuel Macron, il primo in tre anni, in cui i temi trattati devono essere andati ben oltre i comunicati ufficiali in cui emerge che il presidente russo ha ribadito che il conflitto in Ucraina è “una conseguenza diretta della politica dei Paesi occidentali” mentre quello francese ha “ribadito il sostegno incrollabile della Francia alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina” e ha “chiesto l’instaurazione, il prima possibile, di un cessate il fuoco e l’avvio di negoziati tra Ucraina e Russia per una soluzione solida e duratura del conflitto”.

Considerata la coincidenza con l’annuncio dello stop alle forniture di munizioni pregiate statunitensi, non si può escludere che Macron abbia chiesto a Putin quali obiettivi intendesse perseguire in un conflitto in cui Kiev sembra avere sempre meno possibilità di reggere sul piano militare e forse anche politico.

Come riferisce l’agenzia di stampa ucraina RBC, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sta valutando un rimpasto su larga scala del governo, con l’eventualità di sostituire il primo ministro Denys Shmyhal.

Fonti interne all’esecutivo a determinare il cambio di passo sarebbe stata la crisi reputazionale seguita allo scandalo per corruzione che ha coinvolto il vice primo ministro Oleksandr Chernyshov. Quest’ultimo, accusato di abuso d’ufficio durante la sua precedente gestione del ministero dello Sviluppo comunitario, è il sesto imputato in un’inchiesta dell’Ufficio nazionale anticorruzione dell’Ucraina (Nabu) su uno schema di corruzione nel settore edilizio.

Pur avendo evitato finora l’arresto (come molti ministri ucraini accusati di corruzione), il suo caso ha danneggiato l’immagine dell’intero esecutivo, secondo la presidenza. Fonti governative confermano “tensione” all’interno del governo e indicano che un eventuale avvicendamento di Shmyhal non avverrebbe comunque prima della conferenza sulla ricostruzione che si terrà a Roma il 10 e 11 luglio.

 

Forniture militari

Mentre gli Stati Uniti annunciano lo stop alle forniture di diverse tipologie di armamento di precisione all’Ucraina (inclusi i missili Patriot), il governo della Lettonia ha approvato la consegna di 42 veicoli trasporto truppe blindati Patria 6×6 e di altri equipaggiamenti militari alle forze armate ucraine a supporto.

“Sono convinto che i nostri veicoli blindati Patria aiuteranno le forze armate ucraine nella loro lotta contro l’aggressore. Continueremo a sostenere l’Ucraina in futuro: sia quest’anno che il prossimo, forniremo all’Ucraina aiuti militari pari allo 0,25 per cento del nostro prodotto interno lordo (Pil)”, ha dichiarato il ministro della Difesa lettone, Andris Spruds.

In Germania invece il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, continua a non escludere la consegna dei missili da crociera tedeschi Taurus all’Ucraina. “È e rimane un’opzione “, ha dichiarato Merz in un’intervista all’ARD. Tuttavia, il sistema Taurus è “estremamente complesso” e l’addestramento richiederebbe almeno sei mesi, ha sottolineato Merz precisando però che “La Germania non diventerà parte della guerra”.

Oggi un articolo dell’agenzia TASS rileva che la Russia ha aumentato esponenzialmente i volumi di produzione di tutti i tipi di armamenti, come ha dichiarato il ministro dell’Industria e del Commercio Anton Alikhanov intervenendo al Consiglio della Federazione, la camera alta del parlamento russo.

“Abbiamo aumentato esponenzialmente i volumi totali di tutti i tipi di armi. Durante gli incontri con il presidente nell’ambito del programma statale per gli armamenti, l’industria ha anche confermato la disponibilità ad attuare pienamente tutti i piani stabiliti”, ha affermato il ministro.

“La Russia continua a rafforzare la capacità del settore dell’industria della difesa al fine di soddisfare tutte le esigenze dell’operazione militare speciale e realizzare il potenziale di esportazione”, ha aggiunto Alikhanov. Non sembra casuale che a Mosca venga resa nota tale dichiarazione poche ore dopo la notizia dello stop a una parte rilevante delle forniture militari americane all’Ucraina.

 

Stop alle forniture statunitensi

L’Ucraina ha reso noto di non aver ricevuto alcuna notifica ufficiale dagli Stati Uniti in merito alla sospensione o alla riprogrammazione dei pacchetti di aiuti militari precedentemente approvati: Lo  ha affermato il Ministero della Difesa smentito dalla portavoce del Dipartimento di Stato USA, Tammy Bruce, che ha negato che Kiev non fosse stata informata sulla sospensione dell’assistenza alla sicurezza statunitense definendo tali dichiarazioni errate. “Sostengo che non sia corretto, ovviamente forse alcuni ucraini ne hanno sentito parlare dai notiziari. Le nostre linee di comunicazione con l’Ucraina sono sempre state solide”, ha dichiarato Bruce.

In una dichiarazione riportata dai media ucraini, il ministero di Kiev ha affermato che sta lavorando per verificare lo stato attuale dei pacchetti di aiuti concordati e ha richiesto una telefonata con i funzionari della difesa degli Stati Uniti per ulteriori chiarimenti. “L’Ucraina non ha ricevuto comunicazioni ufficiali in merito alla sospensione o alla revisione dei programmi di consegna dell’assistenza di difesa concordata”, si legge nella dichiarazione. “Procediamo sulla base di fatti verificati e stiamo esaminando ogni elemento della catena di approvvigionamento”.

L’Ucraina “farà fatica” a combattere l’esercito russo senza le munizioni statunitensi, ha dichiarato una fonte militare Ucraina. Attualmente dipendiamo fortemente dalle forniture di armi statunitensi, anche se l’Europa sta facendo tutto il possibile, ma faremo fatica senza le munizioni statunitensi”.

“Valutiamo sempre i quantitativi di nostre munizioni e dove le stiamo inviando. Non possiamo dare armi a tutti, in tutto il mondo”, ha detto il portavoce del Pentagono, Sean Parnell, pur senza specificare i tipi o le quantità di armi che saranno bloccati.

Si tratterebbe di decine di missili Patriot, migliaia di munizioni Howitzer ad alto esplosivo da 155 mm, più di 100 missili Hellfire, oltre 250 razzi campali a guida di precisione GMLRS per i sistemi HIMARS, decine di missili aria-terra Stinger e aria-aria utilizzati dagli F-16 ucraini.

Il Cremlino ha salutato la svolta americana come un passo per “avvicinarsi alla fine della guerra”. In aprile per la prima volta – riporta la CNN – l’Europa ha superato gli Stati Uniti nel totale degli aiuti militari all’Ucraina, contribuendo per 72 miliardi di euro contro i 65 miliardi forniti da Washington.

Foto: Telegram,  Deep State, TASS e Forze Armate Ucraine

Mappe: ISW, RvVoenkor

 

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Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.

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