Mosca studia l’attacco israeliano all’Iran

Le valutazioni politiche dell’attacco israeliano all’Iran del giugno scorso sono diverse, ma la preparazione e l’attuazione militare dell’operazione sono state giudicate assolutamente eccellenti e in molti paesi ci si è posti la domanda: «Avremmo potuto fare lo stesso?»
Nel contesto della Russia la domanda si trasforma in «le Forze Aerospaziali russe avrebbero potuto realizzare qualcosa di simile nel febbraio 2022, avviando la cosiddetta Operazione Militare Speciale in Ucraina con un massiccio attacco aereo?»
A dare una risposta ha provveduto l’analista russo Alexey Zacharov che ha deciso di processare dati, numeri, armamenti e tattiche, fornendo una risposta completa ed esaustiva.
Secondo i dati del World Air Forces 2022 le forze aeree russe disponevano di circa 4170 aerei, inclusi MiG-29 (240), MiG-31 (130), Sukhoi Su-24 (270), Sukhoi Su-25 (190), Sukhoi Su-27/30/35 (350) e Sukhoi Su-34 (120).
Per un’operazione analoga a quella israeliana sarebbero stati adatti i Sukhoi, ad eccezione del Su-25, per un totale di circa 730 velivoli.
«Parte dell’aviazione era necessaria per la copertura dei confini, ma teoricamente – dichiara Zacharov – per un attacco massiccio all’Ucraina si sarebbero potute assegnare 200-300 macchine, inclusa l’aviazione navale. Erano inoltre disponibili missili da crociera aerei, navali e terrestri. Forze e mezzi – conclude Zacharov – erano certamente sufficienti.»
Ma è negli altri valori analizzati che si notano i primi evidenti divari con Israele.
Alla voce “armamenti” ad esempio nella primavera del 2022 la situazione con le armi di precisione era molto critica: i “Moduli di Correzione e Guida Universali” (in russo “UMPK”) hanno visto un impiego massivo solo a partire dal 2023. Le KAB-500, KAB-1500 e UPAB-1500 “pre-guerra” erano prodotte in piccole quantità.
Anche i missili aria-aria erano disponibili in numero limitato: ad esempio nel 2010 la KTRV (Tactical Rocket Weapons Corporationi) ha fornito al Ministero della Difesa russo circa 130 missili aria-aria e meno di 100 esemplari sono stati realizzati per l’esportazione. In pratica solo con la produzione di massa degli UMPK l’Aviazione russa ha ricevuto un mezzo d’impatto aria-terra significativo.
Alla voce “tattica” Israele ha “sfoltito” la difesa aerea iraniana con l’aiuto di droni posizionati nel paese stesso ma bisogna ammettere che nel 2022 tali soluzioni non erano tipiche né per la Russia né per altri eserciti. Questa è una nuovissima tattica causata dai moderni cambiamenti in guerra dettati dall’utilizzo sempre più decisivo dei droni.
Sull’intelligence, voce di spicco su cui Israele brilla particolarmente da sempre, Gerusalemme si è basata su dati di agenti e informazioni satellitari, inclusi quelli dagli Stati Uniti. Le Forze Armate russe all’inizio del 2022 avevano enormi lacune in questo settore, sia nell’intelligence spaziale che in quella basata su agenti e pertanto il confronto è ancora una volta impari.
Preparazione militare: secondo Zacharov la preparazione dei piloti e dei tecnici delle Forze Aerospaziali era ad un livello basso. I dati ufficiali riportano che il numero medio ore volate nel 2020 era di 100 ore su tutti i tipi di aeromobili.
Secondo dati non ufficiali invece nell’aviazione da caccia era la metà: non ultimo la scarsa preparazione del personale tecnico ha portato a un aumento delle perdite non in combattimento.
Pianificazione: Zacharov riporta chiaramente che all’inizio del conflitto l’Aviazione tattica russa operava senza un piano chiaro: «si schiantava stupidamente» contro la difesa aerea nemica.
Di conseguenza, le perdite solo dei nuovi Su-30, Su-34 e Su-35 per il 2022 ammontavano a un minimo di 30 macchine, e in totale fino a 40-50, inclusi Su-25 e MiG-31 (senza contare ovviamente la flotta ad ala rotante che per prima si è lanciata all’assalto della capitale con gravi perdite).
Realistiche e senza appello le conclusioni di Zacharov: «Nel 2022 le Forze Armate russe non potevano condurre un’operazione paragonabile a quella israeliana. Le ragioni sono appunto mancanza di armi moderne, intelligence debole, preparazione insufficiente e pianificazione carente.»
Certamente, conclude Zacharov, in tre anni molte cose sono migliorate, sia per gli UMPK, sia per l’addestramento di piloti e tecnici, sia per la pianificazione. Tuttavia, anche con tutti i cambiamenti positivi, considerando in special modo la saturazione del nemico con mezzi di difesa aerea e intelligence, è improbabile che le forze aeree russe possano sostenere oggi una tale operazione.
Foto: Ministero Difesa Russo
Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli
Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.