Nella gara tra Su-57 e F-35 l’India potrebbe optare per un aereo nazionale

L’India, il più grande importatore mondiale di armi, si trova al centro di una serrata competizione tra potenze globali, in particolare Russia e Stati Uniti, che cercano così di espandere la loro influenza nel redditizio mercato della difesa indiano. Storicamente dominato dalla Russia, il panorama delle forniture di armi all’India sta subendo negli ultimi anni una significativa trasformazione.
Tra il 2008 e il 2023, la Russia ha fornito il 62% delle importazioni militari indiane ma la sua quota è diminuita di un terzo nel periodo 2019-2023 rispetto ai cinque anni precedenti. Contestualmente, gli Stati Uniti hanno notevolmente rafforzato la loro presenza passando da forniture quasi inesistenti prima del 2008 a oltre 20 miliardi di dollari in vendite, includendo aerei da trasporto C-130J e C-17A, aerei da pattugliamento marittimo P-8I, elicotteri e missili avanzati. L’ultimo accordo in ordine di tempo riguarda 31 UAV MQ-9B.
La posta in gioco più alta in questa competizione è la fornitura di caccia di quinta generazione. L’India, impegnata strategicamente in una contrapposizione con la Cina, è un partner cruciale per gli Stati Uniti che mirano a costruire una coalizione anti-cinese nel Sud-Est asiatico. La Russia, d’altra parte, deve invece bilanciare le sue relazioni con Nuova Delhi e Pechino, limitando notevolmente la sua flessibilità nel commercio di armi.
Mosca ha rilanciato per questo motivo con una proposta aggiornata per il caccia di quinta generazione Sukhoi Su-57E, offrendo una cooperazione tecnica approfondita che include la produzione locale presso lo stabilimento HAL di Nashik offrendo persino un trasferimento completo di tecnologia incluso l’accesso al “codice sorgente” del velivolo.
Questa proposta permetterebbe all’India di integrare pienamente i propri sistemi d’arma, come i missili Astra, le bombe Gaurav e i missili anti-radar Rudram, superando le difficoltà riscontrate con i caccia francesi Rafale, per i quali la Dassault Aviation ha rifiutato di fornire dati chiave per l’integrazione di sistemi d’arma indiani.
La Russia inoltre ha proposto pochi giorni fa la fornitura diretta di caccia Sukhoi Su-35S nell’ambito della gara indiana per 114 (o 117) caccia multiruolo.
Gli Stati Uniti, nel frattempo, si stanno preparando a proporre all’India un contratto per la produzione congiunta dell’ F-35A. Tuttavia, sia il Pentagono che la Francia hanno mostrato riluttanza a concedere il livello di localizzazione e trasferimento tecnologico richiesto dall’India, rendendo l’offerta russa del Su-57E potenzialmente più attraente.
Nonostante le allettanti offerte straniere, l’India ha tuttavia annunciato di recente una decisione sorprendente: il Ministro della Difesa Rajesh Kumar Singh ha dichiarato che Nuova Delhi non sta conducendo negoziati per caccia di quinta generazione con partner esteri ma intende piuttosto concentrarsi sullo sviluppo di velivolo da combattimento avanzato nazionale nell’ambito del programma AMCA (Advanced Medium Combat Aircraft), il cui modello è stato presentato ad Aero India 2025.
Questa iniziativa riflette l’ambizione indiana di raggiungere la sovranità tecnologica, sulla scia di nazioni come Turchia e Corea del Sud che hanno sviluppato propri velivoli di quinta generazione.
Tuttavia, il percorso verso l’autosufficienza per Nuova Delhi è decisamente irto di sfide. L’esempio del velivolo HAL Tejas, un caccia di quarta generazione il cui sviluppo è durato decenni (dal 1980 al 2015 per l’ingresso in servizio), con solo 38 unità prodotte (di cui 17 prototipi), solleva seri dubbi sulla capacità dell’India di realizzare un caccia di quinta generazione in tempi ragionevoli.
Anche se l’India ha dimostrato abilità nell’assemblaggio dei kit dei Su-30MKI, la progettazione e la produzione in serie di un caccia avanzato è un compito ben più complesso.
C’è il rischio che l’AMCA possa seguire un percorso simile al Tejas, portando l’India a rimanere indietro rispetto ai progressi tecnologici di altre nazioni, forse ritrovandosi a dover affrontare i caccia di sesta generazione altrui quando ancora lavora al suo di quinta.
La decisione indiana di puntare sull’AMCA rappresenta pertanto un “salto nel vuoto”. Mentre offre difatti la promessa di una maggiore autonomia, espone anche il paese al rischio di un ritardo significativo nell’introduzione di piattaforme aeronautiche avanzate, cruciali per la sua sicurezza in un contesto regionale in cui Cina e Pakistan stanno già schierando o sviluppando caccia di quinta generazione.
La scelta di Nuova Delhi dovrà bilanciare le ambizioni tecnologiche interne con le immediate esigenze di difesa e le complesse dinamiche geopolitiche.
Foto: Indian Air Force e Aero India
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Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli
Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.