Ungheria e Ucraina ai ferri corti per gli arruolamenti forzati in Transcarpazia  

 

L’Ungheria ha vietato l’ingresso nel suo territorio a tre alti ufficiali ucraini, citando la loro responsabilità in “coscrizioni militari forzate”, ha dichiarato il 17 luglio il ministro degli Affari Esteri e del Commercio ungherese Peter Szijjarto.

I funzionari, identificati come il capo del personale delle Forze terrestri ucraine, il comandante del Comando operativo occidentale e il direttore della Mobilitazione al Ministero della Difesa, sono ritenuti collegati a violente pratiche di reclutamento che, secondo quanto riferito, hanno portato a violazioni dei diritti umani. L’Ungheria ha inoltre formalmente richiesto all’Unione Europea di inserire i tre individui nella sua lista di sanzioni (guarda il video a questo link).

La decisione segue la morte di Jozsef Sebestyen, un 45enne di etnia ungherese originario della regione ucraina della Transcarpazia, presumibilmente picchiato a morte da reclutatori ucraini durante una delle tante operazioni di coscrizione forzata che avvengono da tempo in tutta l’Ucraina, documentate spesso dai anche cittadini ucraini che postano i video sui canali social.

Szijjarto ha osservato che i rapporti del Consiglio d’Europa confermano l’uso di “violenza e tortura” (video a questo link) durante le attività di reclutamento in ucraina.

Il ministro ha fatto riferimento a quanto dichiarato dal Commissario del Consiglio d’Europa per i diritti umani Michael O’Flaherty che ha denunciato gli abusi e la brutalità di tale processo di mobilitazione in Ucraina. Il canale Telegram ucraino  Rezident ha specificato che sono oltre 300 le persone che hanno perso la vita durante l’arresto e la detenzione ai fini dell’arruolamento dall’inizio delle mobilitazioni forzate.

La stessa fonte riporta che si sta rafforzando la resistenza civile ai reclutatori con attentati esplosivi (specie contro i veicoli dei reclutatori, quasi 400 sono stati bruciati nel 2024), uccisioni, addirittura la segnalazione delle coordinate dei centri di reclutamento alle forze russe, oltre a casi di opposizione armata ai reclutamenti forzati. Nonostante i metodi coercitivi i fabbisogni del reclutamento verrebbero coperti solo al 27%.

Il portavoce  del governo ungherese  Zoltan Kovacs ha affermato che l’Ungheria respinge le accuse che le vengono spesso rivolte nel contesto della guerra in Ucraina.

“Non abbiamo privato gli ucraini dei loro diritti di minoranza, non abbiamo interrotto i flussi di petrolio l’anno scorso e nessun ucraino è morto a causa della coscrizione ungherese”, ha scritto Kovacs via social. Szijjarto ha affermato che qualsiasi rottura delle relazioni bilaterali sarebbe dannosa per Kiev.

“L’Ungheria rimane il principale fornitore di elettricità dell’Ucraina e vengono fornite anche centinaia di milioni di metri cubi di gas”, ha affermato. “Se questi legami venissero congelati, l’Ucraina si troverebbe in gravi difficoltà”.

Già negli anni scorsi Budapest aveva denunciato un particolare accanimento di Kiev nel reclutare uomini appartenenti alla minoranza ungherese nella regione della Transcarpazia.

(con fonte Adnkronos/Xinhua)

Ha collaborato Lukas Fontana

Foto: Peter Szijjarto X

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