I dati rubati dagli hacker russi rivelano perdite ucraine pari a 1,7 milioni – AGGIORNATO

(aggiornato alle ore 09,16 del 23 agosto)
Hacker russi e filo-russi appartenenti a diversi gruppi ben noti dall’inizio della guerra tra Mosca e Kiev, hanno reso noti dati che, a quanto sostengono, sono stati sottratti a un database dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine.
Le organizzazioni di hacker russi, tra cui KillNet, Palach Pro, User Sec e Beregini, affermano di aver violato il database dello Stato Maggiore ucraino sottraendo molti terabyte di dati incluso il file che contiene in formazioni dettagliate sulle perdite dell’esercito ucraino dall’inizio dell’operazione militare speciale: in totale 1.721.000 militari uccisi o dispersi, così suddivisi nei diversi anni di guerra.
118.500 nel 2022
405.400 nel 2023
595.000 nel 2024
621.000 nel 2025
Ogni file include nome completo, foto, circostanze del decesso o della scomparsa, luogo e contatti dei familiari. Si tratta di registri completi delle perdite, dati personali del comando delle Operazioni Speciali e dell’intelligence ucraina, nonché liste di tutti i fornitori stranieri di armi e le armi consegnate dal 2022 al 2025, a quanto sostengono i gruppi hacker.
Se le informazioni fossero confermate si tratterebbe di perdite spaventose ben maggiore del milione di morti e feriti rivendicato dai russi (cui gli ucraini rispondono affermando di aver ucciso o ferito 1.076.000 militari russi) e di ogni stima finora emersa.
In un recente articolo Analisi Difesa citava le stime di Mediazona circa i caduti russi (poco più di 120 mila) e quelle del canale Telegram ucraino Wartears che stimava ieri (21 agosto) 768.644 caduti ucraini, entrambi basati su necrologi e commemorazioni di caduti.
Il peso dei numeri
Difficile che vi siano però conferme in tal senso dalle fonti militari e governative ucraine che hanno sempre custodito gelosamente i dati sulle perdite reali. In linea di principio il valore strategico e politico dei dati sulle perdite subite è troppo elevato per poter attribuire credibilità ai dati forniti “dal nemico” e così è sempre stato in tutte le guerre. Questo vale per i dati di fonte russa sui caduti ucraini come per quelli di fonte ucraina/UE/NATO circa le perdite russe.
Come abbiamo già evidenziato in passato però, è molto probabile che le perdite ucraine siano di gran lunga più alte di quelle russe.
Non solo perché Mosca ha sempre potuto contare su una maggiore potenza di fuoco (superiore anche di 6 o 7 volte a quella ucraina), dispone di un supporto aereo che permette di lanciare migliaia di bombe guidate sulle postazioni e sulle retrovie ucraine e schiera volontari certamente meglio addestrati di molti coscritti ucraini, ma anche perché (come hanno testimoniato diversi resoconti apparsi sui canali Telegram militari ucraini e anche su media internazionali), gli ucraini non sono quasi mai riusciti a offrire ai propri reparti un servizio di rapida evacuazione medica dalla prima linea in grado di mantenere in vita molti feriti.
Inoltre, negli scambi delle salme dei caduti i russi hanno fornito sempre un numero maggiore di corpi di quanti ne abbiamo ricevuti indietro. Solo quest’anno, a fronte di oltre 7mila corpi di soldati ucraini consegnati dai russi, le salme di militari che Kiev ha restituito è inferiore al centinaio. Nell’ultimo scambio, pochi giorni or sono, Mosca ha restituito oltre mille salme ricevendo in cambio 19 caduti russi.
Del resto perdite nell’ordine delle centinaia di migliaia di persone all’anno dimostrerebbero che la difesa del Donbass e degli oltre mille chilometri di fronte dalla regione di Sumy a quella di Kherson è stata sostenuta con il sistematico sacrificio di tante brigate alimentate dalla mobilitazione continua e sempre di più basata sull’arruolamento forzato, di personale poco motivato e sempre meno addestrato.
Dopo tre anni e mezzo di guerra gli ucraini hanno sempre meno veterani e sempre più reclute inesperte e poco motivate, elemento che spiega insieme al crescente potenziale offensivo russo il rapido incremento delle perdite.
Fonti russe sostengono che i dati resi noti dai gruppi hacker espongono a una grave crisi il presidente Volodymyr Zelensky ma anche i vertici militari ucraini guidati dal generale Oleksander Syrsky. Kiev nega fermamente che tali dati siano reali e accusa la disinformazione russa di voler indebolire il morale del popolo ucraino.
Che sembra del resto già abbastanza provato e sempre più restìo a farsi arruolare, come dimostrano gli elevati numeri di renitenti alla leva che si nascondono per evitare l’arruolamento (800 mila circa), gli espatriati in età d’arruolamento che non intendono rientrare in patria a vestire l’uniforme (tra 800 e 900 mila) e i disertori (oltre 250 mila anche se mancano dati aggiornati agli ultimi mesi). Dal febbraio 2022 a marzo 2025, le guardie di frontiera hanno arrestato quasi 43 mila coscritti che cercavano di espatriare illegalmente aggirando i valichi di confine.
Certo non si può escludere che gli hacker russi abbiamo falsificato o gonfiato i dati trovati nel database ucraini a fini propagandistici e con l’obiettivo di fiaccare ulteriormente il morale del nemico con operazioni psicologiche e di disinformazione.
Numeri credibili?
Alcuni dettagli nei numeri dei caduti resi noti contribuiscono a renderli credibili, almeno nei passaggi intermedi.
Alcuni di questi elementi possiamo definirli di contesto. Innanzitutto questa notizia ha fatto il giro del mondo ma è stata quasi del tutto ignorata dai media in Occidente e in Italia, solitamente sempre attenti a dare ampio risalto agli attacchi cyber condotti dagli hacker russi (o supposti tali) contro infrastrutture critiche, ministeri o istituzioni nazionali ed europee.
Nulla di nuovo, solo l’ennesima conferma che la propaganda filo-ucraina è più forte in Europa che nell’Ucraina stessa e del resto è da un pezzo che l’opinione pubblica ha in buona parte cessato di attribuire credibilità alla gran parte dell’informazione cosiddetta mainstream.
Venendo ai numeri un altro elemento di conferma potrebbe emergere dal dato relativo al 2022 in cui gli ucraini avrebbero sofferto 118.500 perdite.
Con una gaffe passata alla Storia (di cui si occupò nei dettagli Analisi Difesa) per i contenuti espressi e per il modo raffazzonato con cui vi ha posto rimedio, il 2 dicembre del 2022 il presidente della Commissione Europea. Ursula von der Leyen, si fece sfuggire dati “sensibili”, solitamente coperti da segreto durante una guerra, relativi alle perdite subite da Kiev: “oltre 20 mila civili e più di 100 mila militari”.
Alle dure proteste delle incredule autorità di Kiev, la Commissione Ue rimediò ritirando dal web il video, tagliando il brano incriminato e ripubblicandolo in rete (qui sotto le due versioni).
In ogni caso tra “i più di 100 mila militari” caduti della von der Leyen il 2 dicembre e i 118.500 caduti e dispersi appena 30 giorni dopo il passo è breve ma soprattutto le cifre fornite sembrano tra loro coerenti.
Difficile dire se tale coerenza si rifletta anche sui dati degli anni successivi, ma secondo alcuni osservatori russi la rapida accelerazione delle perdite ucraine, quasi sestuplicate in quattro anni indica l’esaurimento delle risorse umane e spiegherebbe le pressioni di Kiev e soprattutto dei suoi alleati per ampliare la mobilitazione anche ai giovani tra i 18 e i 25 anni oltre che agli anziani oltre i 60 anni che una legge recente rende arruolabili come volontari.
In termini militari e operativi l’incremento così elevato delle perdite ucraine probabilmente dipende soprattutto da due fattori concomitanti:
- l’invio in prima linea di reparti sempre meno addestrati confermato anche nell’ultimo anno dal trasferimento alle brigate di fanteria di militari provenienti da logistica, difesa aerea, amministrazione e persino dai team di reclutatori decurtati del 10 per cento degli effettivi e inviati al fronte. Tutto personale non addestrato alla guerra di trincea.
- Il costante incremento della potenza di fuoco russa in termini di bombardamenti aerei con bombe plananti guidate, missili, droni e artiglieria che sta assicurando un vantaggio crescente alle forze di Mosca permettendo loro di colpire prima linea e retrovie con un ampio volume di fuoco prima di impegnare le truppe negli assalti alle postazioni ucraine.
Un ulteriore elemento che può rendere credibili un simile numero di perdite è che si tratta più o meno delle stesse stime espresse dal colonnello Douglas Mac-Gregor, osservatore statunitense indipendente (ovviamente accusato in patria di servire la propaganda russa) che a inizio agosto aveva citato cifre simili in riferimento alle sue fonti al Pentagono.
Se i dati sui soldati ucraini morti o dispersi risultassero vere dovremmo immaginare che i feriti siano almeno il doppio, ovvero una cifra intorno ai 3,5 milioni di uomini, non tutti curabili e reintegrabili nell’esercito come dimostrano gli oltre 300 mila invalidi di guerra che secondo diverse fonti e canali Telegram ucraini avrebbero perso uno o più arti tra l’inizio della guerra nel febbraio 2022 e la fine del 2024.
Secondo notizie rilanciate dai blogger militari russi oltre la metà dei posti letto negli ospedali della Moldavia (9.300 su 17.000) sono occupati da militari ucraini feriti e che ricevono cure e trattamenti riabilitativi. Circa 120 mila militari ucraini avrebbero subito amputazioni fino all’inizio del 2025 secondo il National Institute for Strategic Studies.
A far sorgere qualche dubbio circa la veridicità dei dati rilevati dagli hacker contribuisce invece una strana coincidenza.
Il 25 febbraio 2025, terzo anniversario dall’inizio della guerra, la TASS rese noto che “secondo i resoconti giornalieri e settimanali dal Dipartimento Militare russo Kiev ha perso circa 80.000 militari dall’inizio dell’anno. Inoltre, secondo il Ministero della Difesa russo, le perdite delle AFU nel 2022 ammontano a 118.500 persone, mentre nel 2023 a 405.400 militari. Nel 2024, secondo le informazioni pubblicate dal Dipartimento militare russo nei rapporti, nei materiali del consiglio di amministrazione finale e nel briefing del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate russe, le truppe ucraine hanno perso oltre 595.000 persone tra morti e feriti, superando le perdite totali dei primi due anni dell’operazione speciale”.
Possibile che in febbraio le fonti ufficiali russe fornissero dati sulle perdite ucraine esattamente identici a quelli “sottratti” in agosto dagli hacker al ministero della Difesa ucraino?
Una strana coincidenza. O gli hacker russi accedono da tempo ai database ucraini e la notizia è stata resa nota solo oggi oppure Mosca ha attribuito agli attacchi cyber dei suoi hacker numeri frutto di valutazioni russe invece che provenienti da dati ufficiali di Kiev.
Sempre in tema di caduti, uno spunto interessante è stato fornito dal podcast di Alexander Mercouris “Moscow: No Concessions, Kiev Forfeits All Rights Unless Disarms Goes Neutral; No NATO Troops Ukraine”, il 20 agosto (dal minuto 1.12.10 fino al minuto 1.22.43).
Mercouris non fa nomi per proteggere le fonti, ma in passato ha già dato spazio anche alle testimonianze di soldati di entrambe le parti che lo hanno contattato ed hanno descritto la situazione al fronte. In questo caso dice di aver ricevuto da sue fonti affidabili i risultati di alcune indagini a campione riguardanti l’esercito ucraino effettuate su centinaia di soldati e su quello russo con numeri più limitati.
I dati emersi, pur non avendo un pieno valore statistico, risultano interessanti per evidenziare le tendenze in atto nelle perdite dai due lati del fronte.
Nel campione di militari dell’esercito ucraino solo l’11% del campione che era in servizio già nel Febbraio 2022 è ancora nell’esercito. L’81% di quelli che erano nell’esercito ucraino a inizio guerra sono morti. Un altro 8% è diventato inabile al servizio in seguito alle ferite riportate mentre il 77% di quelli che si sono arruolati più tardi (sempre facenti parte di questo campione) sono morti.
Per i russi le percentuali sono rovesciate. Il 79% dei militari che erano nell’esercito a febbraio 2022, lo sono ancora. Del restante 21%, tre quarti (quindi circa il 16%) sono morti ed un quarto (circa il 5%) sono invalidi.
In conclusione quindi, i dubbi restano e forse solo a bocce ferme, cioè a conflitto concluso, sarà possibile fare piena luce sulle perdite subite dai belligeranti.
(Ha collaborato a questo articolo Lukas Fontana)
Immagini: Beregini, Mash e Forze armate ucraine
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Quanti sono i caduti nella guerra in Ucraina? Le valutazioni di Mediazona e WarTears

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.