I raid nell’isola di Tendra e a Ocakov e il mistero dei prigionieri britannici

 

Il 28 luglio, le forze ucraine hanno tentato un’incursione anfibia per prendere possesso della lingua di terra dell’isola di Tendra (o cordone di Tendra), alla foce del Dnepr nell’estremo ovest della regione di Kherson.

“Le forze speciali ucraine hanno distrutto armamenti e personale russo durante un’operazione di combattimento” secondo quanto riportato dall’agenzia di intelligence militare ucraina (GUR) il 29 luglio e ripresa dal Kyiv Independent.

“Nella notte del 28 luglio, truppe di ricognizione sono sbarcate sulla penisola di Tendra e hanno eliminato le posizioni delle forze di occupazione, insieme al personale”, ha dichiarato il GUR in un post su Telegram.

 

L’incursione ucraina

Le forze ucraine hanno anche distrutto un complesso di guerra elettronica russo “Zont” e la stazione radar “Rosa”, secondo il GUR che non ha fornito dettagli sulle perdite di personale russo ma ha descritto l’operazione come uno “sbarco audace” e ha affermato che l’Ucraina non ha subito perdite durante il raid. La bandiera ucraina è stata issata sull’isola.

“Ora siamo qui, sulla nostra terra ucraina”, si sente dire un agente dopo essere sbarcato con successo sull’isola. “Gli ucraini stanno tornando e si riprendono ciò che è loro”.

L’agenzia ha riferito che le nuove imbarcazioni fornite dagli alleati (gommoni a scafo rigido T-12 donati da organizzazioni filantropiche come  racconta lo stesso sito Internet del GUR)  hanno permesso alle forze speciali ucraine di “operare dove non sono attese”. Il GUR aveva già effettuato un raid a Tendra nell’agosto 2024, distruggendo veicoli blindati russi, sistemi di guerra elettronica e fortificazioni.

Secondo i russi invece l’azione si sarebbe conclusa in un fallimento: le truppe ucraine sono state respinte subendo gravi perdite. Ma ciò che rende la notizia ancora più significativa è un dettaglio rivelato da fonti militari russe citate da Sputnik: tra i partecipanti all’incursione figurerebbero anche “mercenari” britannici, cioè consiglieri militari di Londra distaccati nella città costiera di Ochakov, nell’oblast di Mykolaiv.

Non è la prima volta che si parla della presenza di militari stranieri a fianco delle forze ucraine e quelli britannici nelle regioni di Mikolayv e Odessa erano già stati segnalati in più occasioni. Al loro supporto sono state attribuite dai russi molte incursioni effettuate con droni navali dagli ucraini contro la Crimea e il porto di Sebastopoli.

Il coinvolgimento di contractor o consiglieri militari britannici è un fenomeno consolidato ma raramente documentato in modo ufficiale. L’impiego di personale britannico in un’operazione diretta rappresenta, tuttavia, un salto di qualità: non solo un sostegno tecnico o logistico, ma un impiego attivo in una missione offensiva nel cuore del Mar Nero.

 

La risposta russa

Poche ore dopo il fallimento dell’incursione, un attacco russo ha colpito il porto di Ocakov, da dove sarebbe partita la missione ucraina. L’operazione ha avuto una valenza doppia. Militare, per neutralizzare una base logistica avanzata, ma anche simbolica, per lanciare un messaggio chiaro a Kiev (e ai suoi sponsor occidentali). Mosca ha dimostrato di poter colpire con precisione, nel cuore delle infrastrutture marittime ucraine, là dove si preparano le missioni delle forze speciali.

Il 30 luglio la TASS ha riferito che le forze russe hanno effettuato un attacco al porto di Ochakov, nella regione di Nikolayev, da dove l’esercito ucraino aveva precedentemente inviato truppe per sbarcare sulla penisola di Tendra, ha dichiarato il governatore della regione di Kherson, Vladimir Saldo.

“Ieri sera, le nostre forze hanno sferrato un potente attacco chirurgico al porto nemico di Ocakov (per gli ucraini Ocakiv), nella regione di Nikolayev. È stato preso di mira il sito da cui il regime di Kiev ha recentemente tentato di inviare truppe d’assalto sulla penisola di Tendra”, ha scritto Saldo sul suo canale Telegram aggiungendo che nell’attacco sono stati utilizzati sistemi di lancio multipli di razzi pesanti, con perdite considerevoli per le truppe ucraine.

I media ucraini come RBC UA hanno riferito che “le truppe russe hanno aperto il fuoco su Očakov, nella regione di Mykolaiv, con un sistema di lancio multiplo di razzi la notte del 30 luglio. In città sono scoppiati incendi e alcune case sono state danneggiate, secondo Vitalii Kim, capo dell’amministrazione militare regionale di Mykolaiv.

“Alle 00:20 ora di Kiev, la notte del 30 luglio, la Russia ha lanciato un attacco missilistico sulla città di Očakov.  Di conseguenza, 11 case private, un condominio, tre auto e cinque fabbricati agricoli sono stati danneggiati”, afferma Kim aggiungendo che non vi sono state vittime. I russi attaccano regolarmente Očakov, nella regione di Mykolaiv, utilizzando lanciarazzi campali multipli MLRS, droni e missili.

 

Spetsnaz e prigionieri britannici?

Fonti militari citate dai canali Telegram russi quali Militarist, Fronte di Krymsky e altri, ripresi da diverse testate hanno riferito di un’operazione degli Spetsnaz russi che durante il bombardamento di Očakov avrebbero compiuto un raid della durata di non oltre 15 minuti attaccando un centro di comando ucraino con barche veloci, distruggendola e catturando almeno 3 ufficiali britannici.

L’operazione, denominata Skat-12, sarebbe stata preparata per quasi due mesi, incluso il monitoraggio dell’obiettivo dove operavano i britannici che coordinavano l’uso di missili e droni. Le stesse fonti riferiscono che è possibile che siano anche coinvolti nei più grandi attacchi informatici alle infrastrutture, in particolare ad Aeroflot.

Secondo queste fonti russe tra i prigionieri ci sarebbero il colonnello Edward Blake, un ufficiale dell’Unità Speciale per le Operazioni Psicologiche, il tenente colonnello Richard Carroll e un altro ufficiale non identificato, ritenuto un agente dell’intelligence MI6 che fungeva da consulente per la sicurezza informatica.

Sempre le fonti russe affermano che il ministero degli Esteri britannico avrebbe contattato il ministero della Difesa russo attraverso canali non ufficiali con una richiesta di restituzione degli ufficiali britannici “scomparsi” in Ucraina.

Londra sosterrebbe che i loro soldati fossero in vacanza e si trovassero in Ucraina per motivi turistici. Si sono ritrovati a Očakov (qui sotto la mappa della città) per puro caso: erano interessati alla storia della marina e volevano visitare la costa dove si sono svolte le battaglie durante la Seconda Guerra Mondiale.

Le fonti russe riferiscono che i prigionieri erano in possesso di mappe di obiettivi strategici sul territorio russo, piani di difesa aerea russi, istruzioni segrete sull’interazione con gli operatori di droni ucraini, nonché di dati criptati e registrazioni di colloqui con lo Stato Maggiore britannico.

Per questo motivo – riferiscono sempre le fonti russe – il Ministro della Difesa russo Andrej Belousov avrebbe risposto al britannici che i loro ufficiali non sono soggetti a scambio. Mosca intende assicurare alla giustizia gli ufficiali britannici per aver preso parte ad azioni militari contro la Federazione Russa.

Difficile comprendere quanto ci sia di vero nella notizia della cattura degli ufficiali britannici e nel raid degli incursori russi a Ocakov/Ocakiv.  Di certo, per motivi diversi, le fonti ufficiali russe, britanniche e ucraine non sembra avere interesse a confermare, smentire o commentare  la notizia né a rendere noti eventuali dettagli.

 

Operazioni minori e d’immagine

Secondo Vladimir Saldo, governatore russo della regione di Kherson (divisa in due: a nord del Dnepr in mano ucraina a sud in mano ai russi) nominato da Mosca, l’azione ucraina sulla striscia di sabbia di Tendra non aveva un reale obiettivo militare, ma serviva solo a “fare rumore”.

Resta il fatto che per inscenare un’operazione di impatto propagandistico si è pagato un prezzo in vite umane, mezzi e, forse, in credibilità tattica. Inoltre, se davvero l’azione mirava a ottenere vantaggi simbolici e se davvero come sostengono i russi è fallita, ha ottenuto l’effetto contrario. La propaganda di Mosca infatti rivendica il successo nel respingere l’attacco mostrando reattività e controllo.

L’assenza di fonti neutrali rende impossibile stabilire con esattezza chi abbia avuto successo e chi sia stato sconfitto in questa piccola battaglia sull’Isola sabbiosa.

In passato gli ucraini non hanno esitato a inviare truppe sulla sponda sud del Dnepr e sulle isole sabbiose alla foce del grande fiume per mostrare di riuscire a mantenere l’iniziativa in un settore in cui le forze di Kiev non sono mai riuscite a costituire una vera testa di ponte nella parte meridionale della regione di Kherson controllata da Mosca.

L’interesse militare per il Tendra Spit e il vicino Kinburn Spit non è casuale. Queste lingue di sabbia, che affiorano tra la foce del Dniepr/Dnipro e l’estuario del fiume Bug Meridionale, hanno valore strategico per il controllo del traffico navale, per la protezione delle linee costiere e per operazioni anfibie in acque considerate vitali per il mantenimento dell’accesso dell’Ucraina al Mar Nero.

L’episodio del Tendra Spit indica inoltre come il conflitto in Ucraina veda moltiplicarsi la visibilità di piccole missioni ad alto rischio che, nel bilancio complessivo, servono più alla comunicazione propagandistica che al successo nel conflitto o alla conquista del territorio.

Per i russi Ochakov, come altri porti sul Mar Nero, è cruciale per ostacolare il flusso di armi, aiuti e logistica agli ucraini. Colpirlo significa intaccare la capacità ucraina di sostenere operazioni in quel settore.

 

Immagini: Forze Armate Ucraina, Ministro Difesa Russo, Dreamstime, US Naval Institute, ISW, Rostec e Pravda Ucraina

 

Giuseppe GaglianoVedi tutti gli articoli

Nel 2011 ha fondato il Network internazionale Cestudec (Centro studi strategici Carlo de Cristoforis) con sede a Como, con la finalità di studiare in una ottica realistica le dinamiche conflittuali delle relazioni internazionali ponendo l'enfasi sulla dimensione della intelligence e della geopolitica alla luce delle riflessioni di Christian Harbulot fondatore e direttore della Scuola di guerra economica (Ege). Gagliano ha pubblicato quattro saggi in francese sulla guerra economica e dieci saggi in italiano sulla geopolitica.

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