I russi guadagnano ancora terreno: verso l’accerchiamento di Pokrovsk

(Aggiornato alle 23.55)
In luglio le forze di Mosca hanno registrato i progressi territoriali più estesi in Ucraina dall’inizio del 2025. Il mese scorso i russi hanno conquistato una superficie di territorio ucraino pari 564 chilometri quadrati, il 12% in più rispetto a giugno.
Risultati superiori anche a quelli conseguiti nel 2024 escluso il mese di novembre, in cui le forze di Mosca conquistarono 730 chilometri quadrati.
Il canale Telegram ucraino Deep State ha analizzato separatamente l’efficacia dell’offensiva russa, segnalando che i maggiori progressi russi sono stati registrati in luglio nel settore di Novopavlivka, nella regione di Diepropetrovslk dove i russi sono penetrati il mese scorso. Qui gli ucraini hanno perduto il 34% dell’area totale ceduta al nemico il mese scorso, seguito dai settori di Pokrovsk e Sumy.
I progressi russi, acceleratisi ulteriormente nei primi giorni di agosto, sembrano indicare il progressivo indebolimento delle capacità militari delle forze di Kiev in termini di truppe, armi, munizioni e soprattutto di personale addestrato.
Alla caduta anche delle ultime postazioni tenute dagli ucraini a Chasiv Yar si aggiunge il consolidamento delle posizioni russe all’interno del centro abitato di Pokrovsk.
Quella che nell’ultima settimana di luglio era stata definita una “ricognizione in forze” dei russi si è rivelata una vera e propria penetrazione su più assi stradali all’interno del centro abitato di Pokrovsk, che le numericamente scarse fanterie ucraine non sono riuscite né a contenere né a respingere o circoscrivere poiché a inizio agosto l’area urbana in mano ai russi si era ormai allargata e consolidata.
Le forze russe hanno preso il villaggio di Sukhetskoe da nord e aggirato Rodinskoe, bloccando la strada che porta a Pokrovsk (Krasnoarmeysk per i russi) e tagliando quindi le vie di rifornimento alla guarnigione ucraina le cui condizioni sono ormai precarie come racconta il canale Telegram ucraino “Legitimiy”:
Il comando ucraino teme che il nemico blocchi rapidamente ogni via di rifornimento logistico (e di ritirata), intrappolando i difensori in un accerchiamento operativo. Da quanto trapelato il comando ucraino a Pokrovsk avrebbe chiesto l’autorizzazione alla ritirata prima che le proprie unità vengano completamente accerchiate, ma il ripiegamento sarebbe stato negato.
La stessa fonte riferisce dell’arrivo di rimpiazzi ucraini costituiti da reclute, per lo più anziani e privi di addestramento. Tra i militari ci sarebbe la piena consapevolezza che l’intero settore di Pokrovsk/Mirnograd (Krasnoarmiysk/Dimitrov per i russi) non può essere tenuto a lungo.
Il fianco meridionale viene sistematicamente demolito e in città le truppe russe operano per ridurre i difensori all’interno di aree urbane isolate l’una dell’altra (come Analisi Difesa aveva anticipato il 27 luglio), riferisce il canale Telegram russo “Cronaca Militare”.
La logistica delle forze armate ucraine è ormai del tutto paralizzata: le linee ferroviarie e stradali a nord e ovest sono interrotte. In tali condizioni, le possibilità di contrattacchi o di stabilizzare il fronte sono scarse.
Lo statunitense Institute for the Study of the War (ISW) conferma che i russi hanno innalzato la loro bandiera il 3 agosto nel centro di Novoukrainka (a sud di Pokrovsk), ma citando un milblogger russo riferisce che le forze ucraine hanno respinto i russi a Volodymyrivka (a nord-est di Pokrovsk).
Gli stessi milblogger russi hanno affermato che le forze russe hanno conquistato Troyanda (a sud-ovest di Pokrovsk) e sono avanzate verso Bilytske (a nord di Pokrovsk); tra Shakhove (a nord-est di Pokrovsk) e Nove Shakhove (a ovest di Shakhove); nel nord-est di Krasnyi Lyman (a nord-est di Pokrovsk); e vicino a Myrolyubivka (a est di Pokrovsk).
Un milblogger russo ha affermato che le forze ucraine mantengono la posizione nel nord-ovest di Zapovidne e che le forze russe stanno cercando di avanzare verso Hryshyne (a nord-ovest di Pokrovsk) dall’area di Kotlyne-Udachne per circondare Pokrovsk da ovest e nord-ovest.
A nord est di Pokrovsk i russi hanno presso Poltavka e sono penetrati a Rusyn Yar raggiungendo i sobborghi di Mirnogra. Il settore di Pokrovsk si sta trasformando nell’0ennersimo “calderone” in cui i militari ucraini vengono sacrificati senza alcuna speranza di successo.
“Se le forze ucraine decidessero di difendersi nell’area urbana e non dessero l’ordine di ritirarsi, le unità ucraine rischierebbero l’accerchiamento”, sostiene l’analista militare Franz-Stefan Gady in un’intervista a Welt am Sonntag.
Il mancato invio di brigate di riserva a Pokrovsk potrebbe indicare semplicemente che non vi sono più riserve da gettare nella mischia per puntellare le difese.
Il generale Oleksandr Syrsky (nella foto a lato), a capo delle forze armate ucraine, in realtà già nelle scorse settimane aveva evidenziato la criticità della situazione nel settore di Pokrovsk. Gli ultimi report russi riferiscono circa la penetrazione delle forze di Mosca nei quartieri occidentali della città.
Syrskyi ha dichiarato il 3 agosto che le situazioni più difficili sulla linea del fronte si trovano nelle direzioni di Pokrovsk, Dobropillya (a nord-ovest di Pokrovsk) e Novopavlivka. L’aspetto più curioso è che mentre i russi combattono da giorni nel centro abitato di Pokrovsk, in cui penetrarono da sud oltre una settimana or sono, Syrskyi ha affermato ieri che gruppi di sabotatori e piccoli reparti di fanteria russi stanno cercando di entrare a Pokrovsk.
In questo settore secondo, Syrsky, i russi avrebbero concentrato 110 mila militari il cui supporto logistico è affidato in buona parte alle reti ferroviarie del Donbass e alla 37° Brigata Ferroviaria (Genio Ferrovieri) che impiegano anche veicoli ferroviari a controllo remoto per mandare rifornimenti alle truppe con capacità di carico di una tonnellata. “Cronaca Militare” valuta che due dozzine di mezzi su rotaia di questo tipo possono rimpiazzare la flotta di veicoli di un battaglione di rifornimento medio, senza bisogno di autisti o carburante per i veicoli.
Gli altri fronti
L’interruzione delle linee ferroviarie ucraine che da nord raggiungono Pokrovsk, rende più difficile rifornire tutte le forze nei diversi settori nella regione di Donetsk.
I russi fanno progressi nel settore di Kostantinyvka, circondata su tre lati, avanzano a est di Torskoe e Chasov Yar ma soprattutto sono penetrati nel centro abitato di Siversk dopo averne raggiunto i sobborghi la scorsa settimana.
Le truppe russe avanzavano su Torskoe da nord e da sud-est. Secondo i blogger militari russi “il 36° Reggimento Fucilieri Motorizzati della Federazione Russa sta avanzando e tagliando fuori la periferia meridionale del villaggio.
La guarnigione ucraina, composta principalmente dalla 63a Brigata Meccanizzata, è di fatto schiacciata tra le posizioni di Zherebets e quelle russe e sta perdendo il contatto con la Foresta di Serebrjansky, che la spinge essenzialmente in campo aperto.
Torskoe, insieme a Zarechnoe, è l’ultima importante cintura difensiva prima di Lyman, e il suo isolamento o conquista minaccia di far crollare la difesa ucraina in questo settore come è accaduto in precedenza con la testa di ponte di Dvurechensky, da dove è iniziata l’offensiva russa su Kupyansk.
I russi hanno la capacità di trasferire unità attraverso stretti passaggi tra Torskoe e Yampol, e da lì alla periferia meridionale di Lyman ci sono meno di dieci chilometri di foresta
La situazione militare sta peggiorando per gli ucraini anche nel settore di Novopavlivka e Dachne, mentre a Zaporizhia i russi stanno cercando si avanzare lungo il lato sinistro del fronte a ridosso del bacino del fiume Dnepr. Più tranquillo negli ultimi giorni il fronte di Sumy, al confine con la regione russa di Kursk.
Torna invece a vivacizzarsi, dopo molti mesi, il fronte di Kherson, non solo per le incursioni di forze speciali ucraine sull’isola di Tendra e russe a Ocakov (di cui si è occupato oggi Giuseppe Gagliano), ma soprattutto perché i russi hanno intensificato i bombardamenti aerei con bombe di precisione (UMPK) su obiettivi militari e infrastrutture appena al di là del fiume Dnepr.
Ordigni FAB-3000 hanno ripetutamente colpito e gravemente danneggiato il ponte Ostrivskyi, l’unico che collega l’isola Korabelny con il resto della città. L’obiettivo potrebbe essere quello di impedire l’afflusso di rinforzi ucraini sull’isola qualora le truppe russe vi sbarcassero dalle altre isole fluviali sulle quali hanno da tempo il pieno controllo.
Si tratterebbe in questo caso del primo sbarco russo sulla sponda destra del fiume dopo il ritiro a sud del Dnepr a Kherson decretato dal generale Surovikin nel novembre 2022.
Non si può però escludere che mostrare mire verso l’isola Korabelny e quindi nei confronti della città di Kherson, potrebbe rispondere a un piano teso a indurre gli ucraini a continuare a mantenere riserve in quest’area lasciandone più sguarnite altre.
I lavori all’aeroporto di Donetsk
Per quanto riguarda gli aspetti logistici la Russia ha iniziato a ricostruire l’aeroporto di Donetsk, devastato dalla guerra già dal 2014 ma oggi meno esposto ai bombardamenti ucraini dopo la caduta di Andiivka e l’avanzata russa verso ovest.
Recenti immagini satellitari sembrano indicare l’avvio dei lavori con la chiusura delle trincee sulla pista, la rimozione di macerie e l’installazione di serbatoi di carburante.
Alcuni analisti suggeriscono che l’aeroporto potrebbe riprendere l’uso civile, altri ritengono possa venire impiegato come base per droni considerato che la linea del fronte si trova attualmente a circa 35 chilometri di distanza.
Probabilmente l’aeroporto ricostruito avrà una funzione iniziale esclusivamente militare ospitando droni ed elicotteri per poi tornare almeno in parte ad accogliere aerei di linea e cargo civili.
Droni sulle raffinerie
Gli ucraini devono fare i conti con l’ampliamento del fronte, passato da mille a 1.200 chilometri negli ultimi mesi, con i russi determinati a sfruttare la loro superiorità numerica per allungare le linee e obbligare le truppe di Kiev a diluirsi ulteriormente.
In questo contesto, a parte alcuni contrattacchi sporadici in diverse aree del fronte (da Sumy a Donetsk a Zaporizhia) gli ucraini puntano a ottenere successi eclatanti spendibili sul piano politico e propagandistico come dimostrano anche i recenti attacchi con droni alle raffinerie russe di petrolio nelle regioni di Samara (Kuibyshev) e Ryazan (impianti di Elektropribor e Radiozavod a Penza) oltre a strutture militari in Crimea occupata e nella regione di Krasnodar.
Il 3 agosto un nuovo attacco ucraino ha causato un grave incendio in un deposito di petrolio di Sochi, sul Mar Nero. Un serbatoio di carburante da 2.000 metri cubi ha preso fuoco mentre l’agenzia russa per l’aviazione civile, Rosaviatsia, dichiarava che i voli da e per l’aeroporto della località turistica erano stati sospesi «per garantire la sicurezza aerea.
Questi attacchi non determinano un impatto diretto sulle operazioni militari russe né rallentano l’avanzata russa ma certo provocano danni economici a Mosca e sostengono il morale a Kiev. Secondo le stime dell’agenzia di stampa britannica Reuters, i raid sulle infrastrutture petrolifere dall’inizio del 2025 sarebbero costati alla Russia circa il 10% della sua capacità di raffinazione che già nel 2024 erano crollati al minimo degli ultimi 12 anni, pari a 267 milioni di tonnellate a causa degli attacchi dei droni di Kiev. Lo scorso anno le esportazioni di petrolio sono diminuite del 9%, attestandosi a 113,7 milioni di tonnellate.
La notte scorsa il Servizio di sicurezza interna ucraino (SBU) ha reso noto di aver attaccato con droni la base aerea russa di Saki in Crimea, danneggiando un deposito di armi, distruggendo un aereo da combattimento Sukhoi Su-30SM danneggiandone un altro insieme a 3 bombardieri Su-24.
Mosca ha risposto con un attacco combinato di precisione contro gli aeroporti militari ucraini, impiegando missili ipersonici Kinzhal (nella foto sotto) lanciati da caccia pesanti Mig-31 (almeno 5 missili impiegati) e droni a lungo raggio. Secondo il ministero della Difesa russo tutti gli obiettivi sono stati colpiti con successo ma non viene specificato il numero di velivoli ucraini colpiti o distrutti né la tipologia di altri eventuali obiettivi.
Diverse fonti riferiscono l’impiego per la prima volta nel conflitto in Ucraina del missile ipersonico Zirkon lanciato da un caccia di quinta generazione Su-57 montato su un pilone esterno.
Valutazioni
Paradossali le valutazioni emerse in Occidente circa i progressi russi. Il giornale britannico The Telegraph segnala che benché l’avanzata russa in Ucraina acceleri per il quarto mese consecutivo”, forum di intelligence da fonti aperte (OSINT) e fonti militari occidentali valutano che se fosse confermata la tendenza dal 1° gennaio 2025 a oggi, ai russi servirebbe fino a febbraio 2028 per controllare completamente l’Ucraina con una crescita esponenziale delle conquiste territoriali che dovrebbe accelerare nel 2027.
Valutazioni già più ottimistiche (per i russi) rispetto a quelle pubblicate l’11 luglio, sempre in Gran Bretagna, da The Economist che prevedono, al ritmo attuale di avanzata, che i russi conquistino l’intera Ucraina tra 89 anni.
Si tratta di valutazioni più propagandistiche che militari, che hanno l’evidente obiettivo di rinsaldare il supporto UE e NATO a Kiev nella fase più difficile della guerra. Sostenere che i russi sono lontani decenni dalla vittoria punta a far credere che la vittoria ucraina sia ancora possibile.
Russi e ucraini si fronteggiano in aree fortificate se non addirittura densamente fortificate come la regione di Donetsk dove ogni progresso territoriale è più complesso e costoso in termini di perdite. Non va poi dimenticato che Mosca non ha mai sostenuto di voler occupare l’intera Ucraina, limitandosi a rivendicare il controllo su 4 regioni (Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhia) oltre alla Crimea, già annesse formalmente con i referendum del settembre 2022.
Di queste quattro regioni solo Lugansk è totalmente in mano ai russi mentre le altre tre sono in buona parte controllate dalle forze di Mosca. I russi controllano anche porzioni delle regioni di Sumy, Kharkiv e Dniepropetrovsk che potrebbero allargarsi in caso di tracollo o ritirata delle forze ucraine.
Non si può escludere che gli obiettivi di Mosca includano il controllo della cosiddetta “Nova Rossjia”, cioè l’area orientale e meridionale dell’Ucraina che permetterebbe a Mosca di sottrarre a Kiev lo sbocco al Mar Nero e di costituire una continuità territoriale con la Transnistria, repubblica russa nella Moldavia Orientale.
Al momento non vi sono elementi che indichino che i russi intendano occupare le regioni ucraine a ovest del Dnepr anche perché in tal caso non avrebbero un “cuscinetto” tra i loro confini e la NATO ma una nuova cortina di ferro lungo i confini occidentali ucraini. Inoltre a differenza delle regioni orientali e meridionali dove la popolazione è in buona parte russa o filo-russa, in Ucraina Occidentale la popolazione è per lo più ostile ai russi, che dovrebbero quindi mantenervi ingenti forze di sicurezza e di occupazione.
In termini militari Mosca ha cercato finora soprattutto di ingaggiare e distruggere le capacità militari ucraine come prerogativa delle conquiste territoriali, ma l’impatto della lunga serie di sconfitte subite sta avendo pesanti effetti anche sulla tenuta della società ucraina.
Oltre a diserzioni e renitenza alla leva di massa, oltre alle minacce rivolte dai cittadini ai reclutatori che arruolano a forza gli uomini per strada, il 2 agosto a Vinnytsia sono scoppiati violenti scontri tra polizia e cittadini riunitisi per “liberare” un centinaio di uomini arruolati a forza dai reclutatori e ammassati allo stadio della città.
Illustrazioni: ISW, TV Voenkory, TASS, Forze Armate Ucraine, Ministero Difesa russo, Syrsky/X e Governo Ucraino

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal 1991 al 2014 ha seguito sul campo i conflitti nei Balcani, Somalia, Iraq, Afghanistan, Sahara Occidentale, Mozambico e Sahel. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane", “Immigrazione, la grande farsa umanitaria” e "L'ultima guerra contro l’Europa". Presso il Ministero dell’Interno ha ricoperto dal 2018 l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza di due ministri e un sottosegretario.